Le corrispondenze dalla Calabria e dal Meridione d’Italia raccolte nel volume “Voci dal Mezzogiorno”, scritti da Mario La Cava, coprono un periodo che va dal 1945 al 1986. Il volume è stato presentato alla Mag di Siderno, in una serata culturale con Gianluca Albanese, Domenico Talia, Spartaco Capogreco e Pietro Melia.
Nonostante la sua apprezzata misura di stile e scrittura, l’archivio degli scritti di Mario La Cava è una sorgente continua e ricchissima di contributi, una memoria preziosissima del mondo che lui ha osservato, della realtà che ha conosciuto e sulla cui indagine ha saputo costruire analisi e resoconti che non temono il passare del tempo. Le corrispondenze dalla Calabria e dal Meridione d’Italia raccolte nel volume “Voci dal Mezzogiorno” (Laruffa Editore) coprono un periodo che va dal 1945 al 1986. Il primo articolo La Cava lo scrisse negli stessi giorni in cui l’aeronautica militare USA sganciò le bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. L’ultimo articolo è invece del novembre del 1986, qualche mese dopo l’incidente della centrale nucleare di Cernobyl. Ventotto articoli che raccontano lo stato del Sud dal primo dopoguerra fino al volgere del Novecento, le difficoltà e le sofferenze delle popolazioni stremate dalla guerra, le loro speranze per un progresso atteso e mai pienamente realizzato, le trasformazioni sociali, le vite degli individui in una terra piena di difficoltà insieme agli sforzi per introdurre i primi elementi di sviluppo industriale, di trasformazione di un’agricoltura arretrata, ma capace di una grande forza produttiva dovuta alla natura generosa del Sud. Molti tra gli articoli inclusi nel libro furono pubblicati su giornali nazionali come Il Mondo, Corriere di Informazione, Mondo Europeo, Il Lavoro, Il Giorno, Gazzetta del Popolo, La Nazione e Il Giornale di Calabria.
Il primo articolo dell’agosto 1945 descrive la situazione economica della Calabria alla fine della Seconda guerra mondiale e contiene in sé i temi principali della questione meridionale. La miseria delle campagne, la disoccupazione, l’emigrazione, la mancanza di generi di prima necessità sono le questioni affrontate da La Cava. I contributi successivi sono articoli di denuncia sociale che si inseriscono pienamente nei temi centrali del meridionalismo del secondo Novecento. Articoli che riguardano lo stato della cultura e della scuola in Calabria negli anni ‘50, i guasti delle alluvioni, lo sviluppo di settori economici importanti come il turismo, la pesca, e l’olivicoltura, e aspetti socio-antropologici sul mondo meridionale che cambia. I contributi scritti negli anni ’70 e ’80 sono dedicati al mancato sviluppo industriale del Sud e rivelano ancora una volta l’impegno sociale della scrittura di La Cava. Anche se scritte molti anni fa, la forza delle descrizioni e degli argomenti rendono molto attuali le analisi contenute nel libro.
La raccolta di articoli che La Cava ha scritto nell’arco di quarant’anni potrebbe apparire soltanto una serie ordinata di note di valore storico-letterario. In realtà, essi costituiscono anche il frutto di un lavoro di osservazione e di scavo della realtà calabrese e meridionale che soltanto l’occhio attento e la capacità di riflessione di uno scrittore come Mario La Cava poteva produrre. Ogni argomento non è narrato con distacco, ogni fatto non è descritto da osservatore esterno. Al contrario, lo scrittore si immerge nelle realtà che descrive e che conosce bene, le analizza e quando è possibile si impegna nel proporre idee e soluzioni ancora oggi valide.
Domenico Talia