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venerdì, Novembre 8, 2024
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Vito Pirruccio insieme a “I Care” e il Professore Cipolla, per ricordare i cinque Martiri di Gerace

Il Professore Vito Pirruccio, Presidente dell’Associazione “I Care” è stato invitato alla presentazione de libro del Professore Costantino Cipolla dal titolo “I Martiri di Geraci” che si è tenuta a Roma il 6 Novembre, alla Fondazione Luigi Sturzo. Il Professorre Pirruccio ha omaggiato il ricordo dei 5 martiri di Gerace e il Professore Cipolla per l’impegno nella memoria.

Buonasera e grazie per l’invito. Porto i miei saluti e quelli dell’Associazione Museo della Scuola “I Care!” di Siderno che rappresento, “I care!” è presente qui con una delegazione di soci ed è presente, pure, il Dottore Giovanni Pittari, Presidente della Sezione Rotary di Roccella Jonica e studioso che collabora spesso con la Deputazione di Storia Patria di Reggio Calabria.  “I Care!” si batte da anni per portare la storia dei Cinque Martiri di Gerace: Michele Bello, Rocco Verduci, Pietro Mazzone, Gaetano Ruffo e Domenico Salvadori nel quadro del Risorgimento italiano e non lasciarla nell’ambito asfittico della storia locale. 

Oggi sono qui, in rappresentanza di “I Care!”, per salutare e plaudire a questo primo risultato: aver fatto uscire dalla Locride e dalla Calabria la figura e il ruolo dei Cinque Martiri di Gerace e consegnarli alla storiografia nazionale. Con la pubblicazione del libro del Professore Costantino Cipolla “I Martiri di Geraci”, FrancoAngeli Editore, finalmente le idee e l’estremo sacrificio per l’Italia unita, libera e indipendente, di questi giovani liberali trucidati dai Borboni il 2 ottobre 1847, si guadagnano lo spazio e la visibilità che meritano.  Dicevo un primo passo, anche se nel frattempo, il Museo del Risorgimento di Torino, per la prima volta, nel celebrare il 2 ottobre scorso la figura dei Cinque Martiri di Gerace nel 177 anniversario del loro martirio, ha dedicato ai giovani eroi calabresi uno spazio nella Biblioteca dell’Istituto per il Risorgimento italiano allestito con libri forniti dall’Associazione “I Care!” e frutto dell’appassionato lavoro di ricerca degli Storici impropriamente definiti locali che hanno avuto, invece, il grande merito di tenere desta l’attenzione su questo spaccato di Storia risorgimentale inspiegabilmente tenuto nell’oblio dalla storiografia nazionale. Un grazie particolare per questo lavoro di conoscenza e di approfondimento va al Professore Costantino Cipolla ed è merito suo se questa storia esaltante che vede protagonista il Sud e la Calabria, in particolare, esce stasera dai confini regionali. Grazie prof. Cipolla sia per il lavoro di ricerca e sia per aver con onestà intellettuale valorizzato e accresciuto il lavoro dei nostri studiosi della Locride: Mimmo Romeo, Enzo Cataldo, Enzo D’Agostino, Pino Macrì, Antonio Simone, Vincenzo De Angelis, Giovanni Pittari e Gaudio Incorpora, solo per citarne alcuni.

Grazie agli illustri relatori presenti questa sera e un grazie particolare va alla Fondazione “Luigi Sturzo” che ci ospita. Vi chiedo scusa se vi sottraggo altro tempo, ma mi corre l’obbligo di approfittare di questa occasione per rilanciare il sacrificio dei Cinque Martiri di Gerace verso un assestamento di ruolo nella Storia del nostro Paese e non relegarlo nel novero della storia minore. Vi chiedo, pertanto, il sostegno per: 

  1. trovare ai nostri eroi la giusta e adeguata collocazione nei due Musei del Risorgimento nazionali: in quello di Torino (Nel quale erano completamente assenti) e in quello di Roma che siamo andati, anche, oggi a visitare;
  2. dare loro una collocazione acclarata nella storiografia nazionale, con almeno un riferimento di contesto, nei libri di Storia in uso nella scuola italiana (Grave lacuna e colpevole responsabilità hanno i nostri uomini di cultura autori di manuali scolastici. Dico nostri, soprattutto, in senso stretto, in quanto alcuni studiosi e importanti autori di manuali di Storia in uso nella scuola italiana sono di origine calabrese);
  3. dare spazio ai Cinque Martiri di Gerace nelle trasmissioni di divulgazione storica. Pensiamo a programmi di RAI-STORIA come “Passato e Presente”, autorevole spazio di approfondimento storico-culturale, che troveremmo appropriato dedicasse una puntata ai Martiri di Gerace (Mi fa piacere la presenza stasera del prof. Campi che seguo con attenzione durante le puntate del programma condotto dal Direttore Paolo Mieli e spero si faccia latore di questa richiesta). Così come non guasterebbe un passaggio sulla rubrica “Cultura” del Corriere della Sera (Lo dico al dott. Tommaso Labate), dovendo riconoscere, però, ad Aldo Cazzullo, penna prestigiosa del Corriere della Sera, il merito, quasi unico, di aver citato più volte la Storia dei Cinque Martiri sia nei suoi articoli/saggi apparsi su testate di prestigio come il Corriere della Sera, ma, soprattutto, in alcune sue interessanti pubblicazioni, come il libro “Viva l’Italia”, Mondadori, 2010.

Ma, soprattutto, dobbiamo essere noi uomini e donne del Sud a valorizzare queste figure di giovani liberali immolatisi alla causa nazionale, specie in questo periodo di rigurgiti borbonici antistorici e, proprio per questo, pericolosi per la mancanza di obiettività storica e capaci di fomentare un meridionalismo di bassa lega nocivo al Paese, ma soprattutto allo stato in cui versa il Mezzogiorno. Ciò non significa rimanere acritici sugli sviluppi del processo unitario dell’Italia nato sul sacrificio e l’opera degli uomini e delle donne del Risorgimento (A proposito di donne, apro un inciso, rimetterei nell’inno “Il canto degli italiani” la strofa tolta dallo stesso Mameli: “«Tessete o donzelle / bandiere e coccarde / fa l’alme gagliarde / l’invito d’amor» per assegnare alla strofa, naturalmente, non il suo significato letterale romantico, ma il valore storico di richiamo del ruolo avuto dalle donne italiane nel processo di emancipazione del Paese divenuto Nazione). 

E per non rimanere, solo, sul piano dell’impegno di ricerca e si studio che, comunque, non è poca cosa, auspichiamo, come Associazione “I Care!”, che quei luoghi simbolo del sacrificio dei Cinque Martiri abbiano la cura e la fruizione che meritano. Pensiamo, per esempio, che la PRIGIONE che ha ospitato gli ultimi momenti di vita dei nostri eroi, prigione fortunatamente rimasta intatta, venga in qualche modo offerta alla riflessione e alla testimonianza del grande pubblico come sarebbe necessario. Da troppo tempo, spiace dirlo, è un ripostiglio ed è auspicabile, lo dico al Sindaco Rudi Lizzi, si trovi un accordo con il proprietario qui presente vi è il dottore Spanò, affinché diventi un luogo-simbolo da offrire ad imperitura memoria a chi visita l’incantevole Città di Gerace e, soprattutto, alle generazioni future. Vi chiedo scusa per essermi dilungato e, per i motivi sommariamente espressi, plaudiamo come Associazione Museo della Scuola “I Care!” all’iniziativa odierna. Vi ringrazio! 

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