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Utilitalia e SVIMEZ un’occasione da non perdere

Utilitalia e SVIMEZ: per ogni milione di euro di produzione realizzata dalle utilities meridionali si creano da 7 a 10 posti di lavoro.

È stato presentata Napoli il Rapporto Sud di Utilitalia e SVIMEZ, che valuta gli impatti economici ed occupazionali del settore delle utilities (ambientale, idrico ed energetico) nelle regioni del Mezzogiorno, e in particolare gli impatti relativi agli investimenti finanziabili dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per contribuire al superamento del service divide, oltre all’influenza degli effetti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche.

Le opportunità: fatturato, occupazione e sviluppo delle rinnovabili

Nel 2020 il valore della produzione (fatturato) dei servizi di pubblica utilità del Mezzogiorno ha sfiorato i 5 miliardi di euro (dati relativi a un campione di 241 aziende del Sud), che corrispondono al 21% dell’intero fatturato prodotto su scala nazionale dalle aziende attive nei due settori considerati (idrico e servizio ambientale).  Il valore della produzione complessivamente attivato dalle utilities attive nel Mezzogiorno qui considerate è pari, in valore assoluto, a circa undici miliardi di euro su scala nazionale. Per ogni euro di produzione realizzato nel Sud da parte delle utilities esaminate se ne attivano, in Italia, circa 2,2.

Schema

Per la Presidente di Utilitalia, Michaela Castelli, “l’unica strada percorribile per elevare il livello dei servizi pubblici al Sud è favorire una gestione industriale, ovvero una gestione unica che si occupi dell’intero ciclo dell’acqua come dei rifiuti. Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord e quelle delle realtà industriali presenti nel Meridione, solo in questo modo è possibile ottenere un incremento degli investimenti e della qualità dei servizi offerti ai cittadini. Bisogna intervenire nei territori in cui le amministrazioni locali non hanno ancora affidato il servizio a un soggetto industriale, con l’obiettivo di superare le gestioni in economia e la frammentazione gestionale. Per ogni euro di produzione realizzata nel Sud da parte delle utilities esaminate nel Rapporto se ne attivano, in Italia, circa 2,2: il comparto può dunque contribuire in maniera importante al rilancio economico del Meridione, anche dal punto di vista dell’impatto occupazionale diretto e indiretto”.

Anche per il Direttore Generale della SVIMEZ Luca Bianchi “il comparto delle utilities risulta essere uno dei canali di trasmissione più idonei a mettere a terra con profitto le risorse del PNRR nel Mezzogiorno. La maggiore robustezza rispetto al resto dell’industria riscontrata nelle gestioni integrate idriche e dei rifiuti, così come la capacità progettuale e di governo del sistema dei Consorzi di Bonifica, sono gli elementi che lo studio mette in evidenza come leve cruciali per favorire la transizione digitale ed ecologica del Mezzogiorno. Puntare su modelli di governance che si sono rivelati efficaci anche al Sud, rafforzandoli nei territori in cui ancora non si sono insediate le gestioni industriali e concentrandovi le maggiori risorse per investimenti del PNRR, può essere la soluzione per sopperire al deficit di capacità amministrativa che potrebbe compromettere l’efficacia del PNRR nel Mezzogiorno. Tanto più che l’impatto degli investimenti su questi settori risulta essere particolarmente incisivo nella formazione di nuova occupazione e riguarda gli ambiti più esposti alle sfide del cambiamento climatico. Gli investimenti sulla digitalizzazione delle gestioni idriche, dei campi agricoli, sulla depurazione e sul trattamento dei rifiuti possono produrre effetti a cascata (effetti spillover) nel lungo periodo di gran lunga superiori alle stime di impatto sul Pil e occupazione, peraltro già consistenti, elaborate in questo studio”.

Le criticità: il ritardo infrastrutturale e le gestioni comunali “in economia”

Il rapporto Utilitalia –SVIMEZ non omette le storiche criticità che caratterizzano il Mezzogiorno. Il Sud sconta un ritardo infrastrutturale rispetto al resto del Paese dovuto soprattutto ad una rete idrica vetusta e ad una mancanza di impianti strategici per il riciclo e il trattamento dei rifiuti. La gestione dei servizi nelle regioni meridionali è spesso affidata agli enti locali, le cosiddette “gestioni in economia” (al Sud rappresentano il 26% della tipologia di affidamento) che hanno una scarsa capacità di investimento rispetto alle gestioni industriali.

Nelle gestioni “in economia”, gli investimenti nel settore idrico sono pari a circa 8 euro annui per abitante contro una media nazionale di 49 euro. In Italia nel 2020 sono andati dispersi nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei capoluoghi di provincia/città metropolitana 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018); a titolo di esempio, la percentuale delle perdite totali in distribuzione è pari a circa il 68% a Siracusa, contro il 14% di Milano (Istat, 2022).  In Italia le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua del rubinetto sono il 28,5% nel 2021: a livello regionale, le quote più elevate si riscontrano in Sicilia (59,9%), Sardegna (49,5%) e Calabria (38,2%).

Passando ai rifiuti, in termini di obiettivi di raccolta differenziata raggiunti la situazione appare disomogenea, con sole due regioni del Mezzogiorno (Sardegna e Abruzzo) che superano l’obiettivo del 65%. Il nostro Paese in questi anni è stato oggetto di pesanti provvedimenti da parte dell’Unione Europea per il mancato rispetto delle direttive europee sia per quanto riguarda la depurazione dei reflui (il 72% delle infrazioni riguarda le regioni meridionali), che ambientale.

In conclusione, considerando il positivo impatto economico ed occupazionale delle utilities del Sud Italia, non solo a livello locale ma nazionale, è fondamentale superare le criticità del settore per amplificare gli effetti favorevoli sul sistema produttivo. Le sfide più importanti a cui sono sottoposte le utilities del Sud Italia sono dunque legate essenzialmente alla riduzione del service divide, soprattutto nei settori idrico e ambientale, ed alla decarbonizzazione del settore energetico con un maggiore sviluppo delle rinnovabili. L’obiettivo è inoltre quello di migliorare i servizi erogati anche nell’ottica di aumentare il grado di resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici. Le differenze nella gestione delle risorse idriche e ambientali, tra Sud e Centro-Nord del Paese, creano infatti un gap in termini di efficienza e qualità del servizio che va necessariamente colmato per raggiungere i target nazionali ed europei e superare le sfide economiche e climatiche che il Paese sta affrontando

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