Francesco Martino riflette e ci fa riflettere sul modello abitativo in uso nella nostra società e su quello che dovremmo utilizzare in futuro.
Francesco Martino
Siamo abituati a pensare a case senza spazi verdi.
Negli anni le città hanno separato gli spazi abitativi dalle campagne e dalle attività produttive.
Lo sviluppo delle città è un insieme di cemento, case, strade, fabbriche e poi ci sono la campagna o le colline, una concentrazione di cemento che toglie il respiro.
Se andate nelle città industriali, adesso si trova il deserto, l’abbandono, la tristezza di case vuote, o abitate solo dagli anziani.
Nelle triste metropoli, c abitano i lavoratori, ci sono i negozi, e poi ci sono lontane le ville dei ricchi.
Anche nei comuni, questo modello è stato vincente, perché la speculazione edilizia non poteva pensare a giardini, a spazi verdi, villette intorno agli appartamenti, ogni piccolo metro edificato significava profitto.
Eppure dobbiamo convincerci, che per vivere bene, far crescere i bambini, e gli stessi anziani poter convivere in compagnia, è necessario avere, accanto alle case, giardini.
Significa condividere spazi di convivialità e salute.
Occorre pensare a una ristrutturazione del modello abitativo, pensare a una città aperta, in cui il verde circonda le case, uscendo dal proprio edificio trovarsi in uno spazio verde.
Prendo un’idea da un mio amico, quando si entra in un paese grande o piccolo che sia
occorre che ci sia un viale alberato, che accolga i visitatori nella natura.
Basta con file di edifici senza respiro, senza spazi tra un edificio e l’altro, senza luoghi in cui sedersi nel verde.
Io abito in campagna, una piccola villetta, in questo periodo mi sveglio in un boschetto di quadrifogli con fiori gialli.
Tra poco, ci saranno fiori arancioni, rossi, il miracolo della natura che si rinnova ogni anno,
Altri sono abituati ai prati inglesi, tutti uguali, identici.
Alzarsi con questi colori, gli occhi e la mente gioiscono e spesso, il cinguettio degli uccelli ti accoglie la mattina.
Dobbiamo pensare che scuole o qualsiasi edificio frequentato deve trovarsi in uno spazio verde.
Una scuola non può essere senza un giardino, in cui gli studenti, grandi o piccoli possono scorrazzare o passeggiare, chiacchierando o giocando.
Siderno ha il municipio circondato da due piccole villette.
Ecco un esempio di lungimiranza, che i nostri vecchi amministratori avevano e c’erano altri spazi anche sul corso principale, come quella vicino alla stazione, adesso ferita da una pista improvvida.
I tecnici pensano, che più cemento si metta in uno spazio, si ottimizza il territorio.
Dobbiamo pensare che le nuove costruzioni, pubbliche o private, siano obbligate ad avere un tot di verde, alberi, aiuole, panchine e fontane, piuttosto che muri o tribune di cemento.
In questo contesto, occorre inquadrare anche le attività produttive e commerciali, di ristoro e sportive.
I sogni non creano mostri, la partecipazione e le idee condivise, sono il lievito per una vita migliore per tutti.
Non lasciamo che solo altri determinino il futuro della città, anche noi possiamo contribuire a una visione più adatta, ecologica e armonica.