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Un popolo travolto dall’invidia e dall’odio

Oggi, 27 gennaio 2022, torniamo come ogni anno a ricordare le vittime della shoah, affinché tutto ciò non si ripeta e per dare conforto a un popolo piegato in due dalla sofferenza. 

Non è un giorno come gli altri, non possiamo viverlo normalmente. Il giorno di oggi è un simbolo, anche molto riduttivo, che ci riporta indietro nel tempo. Se la legge non accetta ignoranza lo stesso vale anche per la storia. L’avvenimento ricordato oggi è una base su cui costruire il futuro e formare gli uomini del domani. Nessuno dovrebbe sottovalutare le atrocità, la violenza e la disumanità con cui è stato portato avanti un progetto di distruzione di massa verso un piccolo e povero popolo di provenienza semitica. Già da bambini si comincia a familiarizzare con questa giornata, anche se non sarebbe il caso esagerare, vista la fragilità delle loro menti e l’innocenza dei loro occhi. Neanche, infatti, alcuni adulti potrebbero reggere l’urto nel vedere certe immagini o certi filmati. L’odio che viene tratto, al di fuori, non è misurabile. È incomprensibile come in così pochi anni si sia sviluppato, sembra quasi che una nuvola rosso sangue si sia impossessata delle menti di una Nazione intera e non solo. Inspiegabile è anche solo l’idea, di come un popolo sia riuscito ad attirare su di sé un odio e un rigetto che ha raggiunto livelli come mai nella storia prima d’ora. Un popolo minuto, umile, pacifico, dedito al lavoro, rispettoso delle autorità. A volte, però, non vieni odiati per quello che fai, ma per quello che sei. Il popolo ebraico era semplicemente diverso; aveva una religione diversa, tradizioni diverse, usi e costumi diversi, tratti fisici a caratteriali diversi. Ma, tutto ciò non poteva bastare. Il popolo ebraico, tuttavia, aveva un’altra “aggravante”: la ricchezza. Gli ebrei sono un popolo estremamente benedetto da Dio, in quanto “popolo della promessa”. Questa benedizione li porta a prosperare in ogni area in cui mettono mano e ciò li ha resi molto abbienti. L’economia del Novecento era saldamente nelle loro mani; la borsa di Wall Street, così come anche quella tedesca, era da loro gestita. Ciò perché ci sapevano fare, avevano l’ambizione e le carte in regola per arrivare così in alto; lo studio d’altronde non è mai mancato, la dedizione era insita in loro, e le qualità erano presenti già prima della loro nascita. Tutta questa abbondanza li ha resi troppo esposti all’invidia delle nazioni che li ospitavano (vista l’assenza di una loro terra d’origine a causa della diaspora avvenuta nel 133 d.C.). Se a questa aggiungiamo un misero pretesto di complotto per far crollare l’economia tedesca, il dado è tratto. Un uomo si fece artefice primario di tutto ciò: Adolf Hitler. I suoi occhiacci neri e la sua voce tenebrosa hanno diretto lo sterminio (shoah in ebraico) di ben 6 milioni di ebrei, colpevoli solo di essere stati benedetti da Dio. Una domanda sorge spontanea però: perché Dio non è intervenuto? La spiegazione è data dal fatto che loro abbiano rifiutato il Salvatore. Colui che ha vinto la morte e ha giustificato l’umanità intera, l’unico che ha permesso a decadere ogni imputazione del male, l’unico che ha dato permesso a Dio di poterci perdonare a causa del sacrificio da Lui compiuto. Gli ebrei avevano la salvezza, ma hanno deciso di rifiutarla. Dio è buono, però, ciò che dà non lo richiede indietro, perciò la benedizione ebraica rimase ma a cambiare fu la copertura che Dio aveva sul suo popolo, divenuto completamente vulnerabile. Il rifiuto verso il Messia, però, non deve essere un pretesto per non rispettare gli ebrei o per guardarli dall’alto in basso. Il rispetto non si merita, si dà a tutti indistintamente. È per questo che noi tutti siamo riuniti nel ricordo e nella speranza che le atrocità avvenute dagli inizi degli anni ’30 fino al 27 gennaio del 1945, non si ripetano mai più. Israele si è sempre dimostrato un Paese filo italiano, nonostante la nostra complicità nei confronti di tutto ciò che è avvenuto. Noi saremo loro per sempre debitori e se questo debito può essere pagato dedicando semplicemente un giorno in memoria del passato, noi lo facciamo con gioia e con cuore! 

Umberto Galea

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