Il progetto di Riace è importante, non deve trasformarsi appunto in un’idea di martirio, ma in un’istanza civile che sia condivisa da tutti, al di la dell’arte.
Cari amici, anzi compagni, compagni proprio nel senso di cumpanis, che abbiamo mangiato lo stesso pane, di un’idea, di un’idea di mondo condiviso, per il quale Riace è stato un esempio, un esempio quasi evangelico, tanto che siamo venuti a girare un video di un povero Cristo, parlando del povero Cristo, cioè il Cristo inascoltato, come inascoltato a volte è l’anelito alla giustizia, alla fratellanza, a condividere quello stesso pane. Perchè? Perché a Riace questa idea è stata tentata e applicata. E credo che sia importante la solidarietà con questo progetto e con il suo artefice, Mimmo Lucano, proprio perchè debbiamo essere testimoni di questa idea e farcene testimoni per farla sentire sempre di più alle istituzioni, affinchè sia non un’idea di martirio ma un’istanza civile, un modo diverso di ripopolare il mondo, di questo tipo di società, che è la nostra, spopolata. In fondo l’esperimento, il sogno di Riace nasce anche da una realtà, quella dello spopolamento delle aree interne, nel tentativo di unire diversi aspetti perniciosi del nostro tipo di mondo, la produzione di migliaia e milioni di esuli e anche lo svuotamento di quei stessi paesi che sono il fondamento delle anime. L’Italia è un paese di paesi, e quando perdi i paesi hai perso parte della sua anima. È anche per questo che il progetto di Riace è importante, non deve trasformarsi appunto in un’idea di martirio, ma in un’istanza civile che sia condivisa da tutti, al di la dell’arte.
Vinicio Capossella