Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, ieri ha assegnato 515 milioni di euro al Sud ITalia, di cui 91,3 milioni alla Calabria. Come investirli?
di Vito Pirruccio
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, ieri, ha dato giustamente risalto all’assegnazione di 515 milioni di euro (Il 63,11% assegnati al SUD e di questi finanziamenti la Calabria ha avuto assegnati 91,3 milioni di euro, prima della lista, a seguire Campania, Lombardia e Puglia) e, a cascata, sono fioccate le rivendicazioni lusinghiere dei politici locali. Naturalmente un risultato importante, ma che va ricondotto, per non rimanere storditi dalle troppe rivendicazioni ed esalazioni di meriti, nella giusta cornice di riferimento.
Primo. Il finanziamento deliberato ieri, facente parte della Missione.4 “Istruzione e ricerca” del PNRR, è in linea con quanto previsto dal progetto originario e dalle sue finalità: “M4C1 – Investimento 1.2 «Mense – Estensione del tempo pieno». L’investimento Mense prevede un potenziamento degli spazi per le mense, con la costruzione di nuove mense o la riqualificazione di quelle esistenti. Esso è sinergico rispetto al piano di investimento “Estensione del tempo pieno”. Per aumentare l’offerta di istruzione a tempo pieno occorre, infatti, partire proprio dalla maggiore disponibilità di strutture, a iniziare dalle mense e poi dalle strutture per lo sport. Infatti, con l’estensione del tempo pieno, si punta a determinare un incremento dell’offerta formativa e a rafforzare il contrasto alla dispersione scolastica. L’allungamento dell’orario scolastico, con il ripensamento dell’offerta formativa durante l’intera giornata e l’introduzione di attività volte a rafforzare le competenze trasversali, favorisce il contrasto all’abbandono. L’apertura delle scuole al pomeriggio permette di rafforzare la funzione della scuola rispetto ai territori, promuovendo equità, inclusione, coesione sociale, creatività e innovazione”.
Ricordiamo che il gap Nord-Sud del Tempo Pieno, con la scuola calabrese maglia nera nella graduatoria nazionale, è allarmante: “In Calabria accede al servizio mensa solo il 20,8% degli studenti dell’infanzia, della primaria e della secondaria di I grado, più di 15 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale del 36,9%. Solo il 25,5% degli alunni della primaria usufruisce del tempo pieno” (Dati di Save the Children nel Rapporto al 9 settembre 2024: “Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre”). Il criterio di priorità fissato nel bando nasce proprio da questi dati allarmanti e il PNRR riserva già a monte il 40% delle Risorse complessive al SUD e, a seguito del mancato utilizzo dei primi bandi 2021/2022, tale percentuale nell’ultimo finanziamento è stata portata addirittura al 63,11%. Il Governo ha fatto certamente bene e va incoraggiato a proseguire su questa linea di tendenza, perché con l’Europa abbiamo l’impegno (Il PNRR è in parte a fondo perduto, ma una quota consistente è a prestito) di allineare l’organizzazione scolastica dell’Italia al resto delle nazioni più avanzate colmando, in particolare, il deficit infrastrutturale e dei servizi come la mensa e le palestre. Ricordo, ancora, che, se provassimo a confrontare il tempo scuola giornaliero e i servizi mensa dell’Italia con il resto dei Paesi europei, dovremmo provare vergogna. Non dico per l’impensabile allineamento a Paesi come la Finlandia, la Svezia e l’Estonia (nazioni con le migliori performance mondiali a livello scolastico), ma persino con Paesi storicamente arrancanti. In Finlandia nazione leader per sistema scolastico in Europa, lo ricordo solo come curiosità storica, la fornitura di pasti scolastici gratuiti universali per tutti i bambini che frequentano la scuola è iniziata nel 1948.
Ma torniamo all’annuncio del 17/10/2024 dato dal Ministro Valditara e a cascata dai politici locali.
Il Decreto n. 133 del 4 luglio 2024 dal quale discende il Piano Mense dell’attuale graduatoria che vede in testa la Calabria con 91,3 milioni di euro, prevede un reimpiego di fondi non utilizzati con i precedenti avvisi. Infatti, con l’Avviso pubblico prot. n. 48038 del 2 dicembre 2021 solo 400 milioni di euro, rispetto ai € 960 milioni previsti dalla voce del PNRR “Piano di estensione del tempo pieno e mense”, sono stati utilizzati, per mancanza di progetti presentati. Ricordiamo che “l’obiettivo fissato dall’Europa prevede di arrivare, entro il 30 giugno 2026, alla costruzione e/o messa in sicurezza e riqualificazione di almeno 1.000 edifici scolastici adibiti a mensa”. Visto il ritardo sul ruolino di marcia e i costi lievitati nel frattempo, con il decreto n. 158 del 7 giugno 2022 il Ministero dell’Istruzione e del Merito “ha stimato un ampliamento di risorse pari a 200 milioni di euro (Recovery and Resilienze Facility) da aggiungere ai 400 milioni di euro già destinati per la medesima finalità nell’ambito dell’investimento 1.2. Missione 4 – Componente 1 – del PNRR”. Per cui si è provveduto a riaprire i termini con l’avviso prot. n. 62182 del 15 luglio 2022.
La riapertura del Bando individuava n. 908 edifici da finanziare, ma espletate le procedure, rimanevano ancora disponibili (non utilizzati) ben 171 milioni di euro rispetto allo stanziamento aggiuntivo del MIM. A questo punto “l’Unità di Missione per il PNRR, in considerazione delle ulteriori risorse disponibili, ha invitato gli EE.LL. non assegnatari del finanziamento relativo al bando del 2021 a manifestare il proprio interesse”. In pratica, uno scrollone di risveglio a chiedere i soldi e realizzare queste benedette mense. Ma su n. 131 Comuni, verso i quali è stata avviata la rilevazione, solo n. 110 hanno confermato la richiesta di finanziamento.
E veniamo al decreto n. 133 del 7 luglio 2024.
Nonostante il pressing snervante portato avanti dall’Unità di Missione del MIM sommando i soldi non utilizzati e le ulteriori economie, a conti fatti, rimanevano inutilizzati 515.481.082,75 euro rientrati, appunto, negli attuali finanziamenti che si spera verranno spesi con il cronoprogramma aggiornato, prossimo, però, alla scadenza del giugno 2026, come previsto dall’Accordo di Concessione di Finanziamento e Meccanismi di Concessione, cioè:
Aggiudicazione dei lavori | Entro il 31 gennaio 2025 | Determina di aggiudicazione |
Notifica dell’aggiudicazione | Entro il 31 gennaio 2025 | Notifica di aggiudicazione alla ditta appaltatrice |
Avvio dei lavori | Entro il 31 marzo 2025 | Verbale di consegna dei lavori |
Conclusione dei lavori | Entro il 31 marzo 2026 | Verbale di ultimazione dei lavori |
Collaudo dei lavori | Entro il 30 giugno 2026 | Certificato di collaudo |
Si vigilerà come si sente proclamare sui giornali sul rispetto dei tempi e delle opere da realizzare? O in prossimità della scadenza si invocheranno i soliti rinvii?
La storia riassunta per sommi capi dal 2021 ad oggi indurrebbe di contenere i toni trionfalistici.
Intanto, visto che sui giornali è stato sollevato il tema della vigilanza è ovvio constatare che questa andrebbe operata a prescindere dalle tappe fissate dall’ultimo cronoprogramma. La vigilanza, infatti, dovrebbe essere duplice, della Regione e del MIM, ma a partire dal servizio mensa in corso.
La Regione Calabria che vigilanza opera annualmente sul Piano Diritto allo Studio a proposito di finanziamento delle mense scolastiche? Sa, ad esempio, che da anni l’impegno di garantire il servizio mensa nella scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di Primo Grado (Voglio prendere come riferimento la Locride, area che conosco meglio delle altre) solo in pochissimi Comuni il servizio viene avviato con i primi di ottobre e conclusione 31 maggio? In nessuno Comune, che mi risulti, si inizia e si conclude con il primo e ultimo giorno di scuola (La Scuola dell’Infanzia, detto per inciso, chiude per legge il 30 giugno). Sa, ad esempio, che in molti Comuni la mensa scolastica inizia ad anno scolastico abbondantemente avviato? La Regione sa che molte scuole, per salvare il salvabile, si sono inventate il “pasto domestico portato a scuola” e che, inspiegabilmente, a mo’ da azzeccagarbugli di manzoniana memoria, aule di Tribunali nelle quali si dovrebbe praticare la giustizia avallano questo “scempio educativo-didattico”? Qualcuno ha mai detto alla Giustizia italiana che la mensa è un “tempo scuola” a tutti gli effetti in cui si praticano gli apprendimenti, l’educazione alimentare e l’inclusione e non si può tornare ai tempi dei “canonici di legno”? I discutibili Regolamenti interni agli istituti dai vincoli aleatori pensati per salvare il salvabile sono, in ogni caso, in palese contrasto con qualsiasi finalità inclusiva.
Il MIM sa o fa finta di non sapere che in molte scuole assegnatarie di organico per il Tempo Pieno, sulla base di un semplice impegno del Comune, prontamente disatteso ad inizio d’anno scolastico, il Servizio Mensa Scolastica ha l’andatura sopra descritta con grave danno all’erario risultando il personale assegnato, per larga parte dell’anno, in soprannumero rispetto al tempo scuola richiesto? A proposito, al danno la beffa: per il servizio monco il MIM versa direttamente al Comune il contributo per il pasto erogato a Docenti e Collaboratori Scolastici assegnati nell’ora mensa.
Ho la sensazione che né Regione né Ministero dell’Istruzione e del Merito hanno avuto e avranno voglia di vigilare e me lo fa pensare, per il futuro, l’ultimo punto dell’art. 5 “Obblighi del Soggetto attuatore” dell’Allegato 2 – ACCORDO DI CONCESSIONE DI FINANZIAMENTO E MECCANISMI SANZIONATORI – che a proposito degli impegni a carico dei Comuni o altro Ente attuatore recita testualmente: “… mantenere la destinazione d’uso scolastico per gli edifici interessati dagli interventi di cui alla presente Convenzione e a garantire la funzionalità degli stessi per un periodo minimo di 5 anni dalla liquidazione finale dei finanziamenti concessi”. Formula che, in generale, si inserisce in tutti gli accordi attuativi di progetti di arredo scolastico o laboratoriale, ma che, nello specifico, suona sinistro: se lo scopo è ampliare il tempo scuola e garantire la mensa scolastica, il vincolo sulla destinazione d’uso della struttura-mensa DEVE essere permanente, salvo la chiusura dell’edificio per mancanza di alunni. Altrimenti, i Comuni si sentiranno di avere le mani libere di destinare ad altri usi l’opera finanziata dopo il 2031, ammesso che rispetteranno la tempistica e i vincoli di servizio. Si affermerà a quel punto il vecchio adagio: “Campa cavallo …!”