Ricordo che quando molti anni fa conobbi Gioacchino Criaco, il buon direttore Pasquino Crupi gli affido subito una rubrica, con la quale doveva tenere alta l’attenzione sul nuovo meridionalismo. Cosi fu, oggi riproponiamo quella pagina ai nostri lettori, chiedendo al buon Gioacchino di darci una mano.
E no, la gente non c’entra nulla, nessuna contrapposizione, né petti gonfi. Sala è sindaco di Milano, Fontana presidente della Lombardia, dirigenti settentrionali, non sentimento lombardo. Verso di loro, solo verso di loro, il disappunto; verso la politica e la dirigenza, del passato, del presente, del futuro, che ha utilizzato, utilizza, utilizzerà le parole che i due hanno pronunciato nel fuori-onda di un convegno: “Non mettiamo a terra un cazzo”, dice Fontana, leghista; “Sud, Sud, Sud”, ribatte Sala, piddino. Ragionano sul PNRR, che porterebbe tutto al Sud, lasciando poco al Nord. Magari fosse così, magari per una volta il grosso degli investimenti andasse Giù, e magari per una volta li si amministrasse per il bene generale. Si sa che non è così: arriverà molto meno di quel che è giusto, di quel che serve e, probabilmente, verrà speso male. Quello che colpisce è il sentimento egoistico, trasversale, che intinge le classi dirigenti, da destra a sinistra, al Nord coese per ogni e tutti gli interessi territoriali. Quello che colpisce è la passività, la pronazione delle classi dirigenti sudicie, mai uno strepito, uno scatto d’orgoglio, un istinto innaturale, per loro, a difenderlo, aiutarlo, il Sud. Le loro parole, i vertici lombardi, dovrebbero pronunciarle davanti alle infinite schiere di meridionali che da secoli risalgono la Penisola e danno, hanno dato, ogni loro energia alla costruzione di un sistema che nel mondo primeggia per servizi e ricchezza ma che, nelle loro classi dirigenti, non primeggia per cuore.
Sud, Sud, Sud, ce lo gridiamo da soli.
Gioacchino Criaco