“Strappare lungo i bordi”, di Zerocalcare, uscito su Netflix lo scorso 17 novembre, in 6 episodi della durata di 16-21 minuti, lo si può vedere frammentato certo, ma ti prende talmente tanto da voler procedere tutto d’un fiato, lungo i binari di questo viaggio che da Roma porta fino a Biella, che dall’infanzia arriva ai giorni nostri, traghettando i tre amici di sempre, Zero, Sarah e Secco, dalle risate a un pugno fortissimo nella pancia…
“Mentre intorno il mondo scorre, solo io resto immobile… ed è tutto giusto, anche il mio disgusto” (Giancane).
Ci si costruisce la vita (o ce lo fanno credere) come se tutto fosse abbastanza prestabilito e l’unica cosa da fare non fosse altro che procedere lungo i bordi di un percorso già tracciato, dove ti basta strappare i lembi del foglio per avere la sagoma di te e il cartone animato della tua esistenza… Ma poi realizzi che le cose vanno diversamente da come te l’eri immaginate!
“Strappare lungo i bordi”, di Zerocalcare, uscito su Netflix lo scorso 17 novembre, in 6 episodi della durata di 16-21 minuti, lo si può vedere frammentato certo, ma ti prende talmente tanto da voler procedere tutto d’un fiato, lungo i binari di questo viaggio che da Roma porta fino a Biella, che dall’infanzia arriva ai giorni nostri, traghettando i tre amici di sempre, Zero, Sarah e Secco, dalle risate a un pugno fortissimo nella pancia…
Zerocalcare è un fumettista italiano che vive a Rebibbia e in periferia vuol restarci (non immaginando di dormirci lontano per più di tre sere). Disegna se stesso, i suoi luoghi, il suo quotidiano, la sua vita (e anche la sua coscienza, sotto forma di Armadillo antropomorfo), dando voce a questa serie che si può già definire cult. È un fumettista più vero della verità dei suoi disegni, che è così come lo vedi sul foglio (o a video, in questo caso), il quale, alla polemica (direi inutile) sull’uso del romanesco (comprensibilissimo se si parte dall’assunto che l’emozione non la dà solo la parola in sé ma tutto il contesto), non ha potuto che rispondere: “Madonna regà ma come ve va de ingarellavve su sta cosa”. La colonna sonora, in parte originale (Giancane) e in parte con pezzi tra loro diversissimi (c’è persino un vecchio brano di Ron) è da scoprire ed è molto bella, vi consiglio di farci una playlist. Interamente realizzata in Italia, questa serie si anima, letteralmente, dal divano di Michele Rech (il nome all’anagrafe del noto fumettista) fino agli studi della Doghead animation, nei locali della Manifattura Tabacchi, a Firenze. È un’opera di grande qualità, che parla di una generazione “perduta”, i ragazzi degli anni ’80, ma che fa ridere e commuovere anche i cinquantenni perché a chi non è mai capitato di scontrarsi con la realtà di non essere riusciti a realizzare i sogni che aveva da piccolo (ma non quelli fantastici come fare l’astronauta, oggi c’è una Sarah che non riesce neppure a diventare un’insegnante). E chi non ha avuto un amico, estremamente ansioso, che ci fa uscire da casa due ore prima per la paura ingiustificata di perdere il treno, oppure ci chiama, in lacrime, per essere consolato con un abbraccio e un chilo di gelato (in piena notte)? O ancora, c’è chi può riconosce l’accumulatore seriale che è in lui, il quale (post-pandemia) si giustifica con una risposta cui non si può controbattere: della serie, (poiché) “del doman non v’è certezza” tutto può servire! Chi non si è mai sentito un moderno Cyrano, a flirtare o corteggiare, al riparo della tastiera e del buio notturno, un altrettanto timida controparte, anima sensibile o solitaria, senza poi avere il coraggio di fare quel salto nell’infinito dei sentimenti e del reale quotidiano, nell’infinito spazio delle possibilità e degli eventi che non si possono prevedere: dove a domanda giunge o non giunge risposta, positiva o negativa, di contraccambiata “affinità elettiva”. E anche se si cerca accuratamente di essere “campioni nello schivare la vita”… lei, semplicemente, ci accade e ciò che della nostra immagine interiore tentiamo di proteggere con cura tra le mani, non resta che un foglio stropicciato in cui siamo andati ampiamente, chi più chi meno, fuori traccia. Noi siamo esseri complessi… difficile comprendere noi stessi e gli altri. A volte non riusciamo a capire l’altrui punto di vista tanto siamo concentrati a difenderci dall’ Armadillo che c’è dentro di noi e rimaniamo spiazzati e colpiti dall’impossibilità, talvolta, di sentirci semplicemente come fili d’erba, senza tutto il peso e le colpe del mondo, incapaci di provare quella che per alcuni di noi può divenire una vera e propria… “insostenibile leggerezza dell’essere”.
Vi consiglio di perdervi tra i disegni e le suggestioni di Zerocalcare e di questa sua prima animazione, una gradevolissima conferma per questo autore che, con le dovute proporzioni (per stile e per tempi), consentitemi il paragone, definirei… “l’Andrea Pazienza de noi artri”.
Buona visione…
Daniela Rullo