Analisi del momento storico Italiano partendo da Colombo e Galileo fino ad arrivare al gol di Zaccagni, il tutto passando per la meritorcrazia, la qualità e altro.
di Galileo Violini
Gelsenkirchen. Amara sconfitta contro la Spagna. Ha obbligato l’Italia a trepidare, anche se fiduciosa, fino all’incontro contro la Croazia, nel quale ci sarebbe bastato, o meglio, per quanto visto, servito, un punto.
Impietosa l’analisi di Fabio Capello: “Nel nostro Paese non si coltiva più la qualità: nelle scuole calcio si insegna la tattica ma non la tecnica”. Degno di nota l’uso demodé della parola Paese in luogo della parola Nazione. Chissà se Capello, il cui padre non aderì a Salò e fu inviato in campo di concentramento. non abbia voluto ricordare qualcosa.
In realtà la qualità manca anche altrove, dove purtroppo sarebbe più necessaria che in una scuola di calcio. I buoni propositi della prima sorella d’Italia per la scelta dei suoi ministri si sono scontrati con la dura realtà della ristretteza del suo entourage familiare e politico.
Tra loro, due si distinguono in modo speciale. In altri tempi, polemisti dell’opposizione più vivaci avrebbero proposto ricordarli in effigie in una serie di falsi francobolli con la legenda “Due ministri una ignoranza”, come quelle che in Italia, Libia e Africa Orientale, celebrarono “Due popoli, una guerra”, essendo plagiate dalla perfida propaganda nemica con lo slogan “Due popoli un fuehrer”.
“Una ignoranza” tuttavia non farebbe giustizia alla complessità del concetto e al suo possibile valore che già venticinque secoli or sono fu lodato da un saggio.
Effettivamente, uno dei due giustificò una delle sue più discutibili affermazioni, facendosi scudo della sua ignoranza. Tuttavia, ignorantia non excusat è principio di portata più ampia del diritto romano e certo non è giustificazione per non sapere ciò che invece sarebbe obbligatorio sapere. Ci sono limiti che, valicati, dimostrano inadeguatezza al ruolo che si copre.
Da giorni l’ultima gaffe del ministro Sangiuliano è oggetto di critiche che terminano spesso questionandone il suo essere ministro della cultura. È comprensibile, ma perché infierire, negando che ispira simpatía, e che se ha un difetto, più che l`ignoranza, parrebbe esserlo una sua, per altro nota, supeficialità, e la tendenza a occultarla con dettagli che destino ammirazione e suggeriscano che sia uomo di grande cultura.
Sei anni fa analizzando dottamente perché Trump ammirasse Conte, riuscì a dare una discutibile lezione sulla struttura della giustizia federale degli Stati Uniti, lodare la qualità della sorella di Trump, decontestuallizzarne la nomina da parte di Carter, e, en passant, si autodefinì collega di Spadolini (non poteva immaginare che, anni dopo, Conte avrebbe posto dei paletti sul concetto di colleganza).
La sua ultima gaffe certo spettacolare, ha avuto un’ampia e meritata eco. Ha confermato la sua impari lotta con la lettura. Aveva avuto l’opportunità unica di vedere l’incunabolo “De Insulis Indiae supera Gangem nuper inventis”, lettera di Colombo del 1493. Che sia un testo importante lo aveva capito inmediatamente, e infatti voleva presentarla in una mostra itinerante nel paese. Però, chissà impegnato a sfogliare i libri per il Premio Strega, non la deve aver letto, chè, se l’avesse fatto, non vi avrebbe trovato traccia di Galileo. Gli è ostico il latino o lo spagnolo? Aver inteso che buscar el levante por el poniente sia prefiggersi circumnavigare la terra potrebbe farlo pensare. Chissà.
Gustosa, comunque, l’annotazione che accompagnò l’annuncio del recupero dell’incunabolo: Cristoforo Colombo è “un nome fondamentale della nostra geografia identitaria”, prima audace incursione nell’infido terreno della geografía, precursora della confusione tra New York e Londra, e grande contributo alla storia dell’identità italiana, la stessa che gli ha suggerito affinità finora sfuggite tra Dante e Ricasoli.
Piccole gaffe? O c’è una gradazione in esse? Certo non è facile derubricare la collocazione di Galileo un secolo prima a gaffe veniale, dato il complesso ragionamento “colto” che gli ha permesso spaziare da Isabella di Castiglia e l’Inquisizione, ma la spiegazione potrebbe non essere l’ignoranza? Può anche darsi che il testo lo abbia preparato uno speech writer. Sapendo come i ministri di questo governo scelgono i loro collaboratori, potrebbe essere plausibile che lo speechwriter ignorasse la biografia di Galileo.
La gradazione dell’ignoranza accusa di ben altro il ministro Lollobrigida. In questo biennio di governo si è reso famoso sia per la vocazione da capostazione che per le frequenti e numerose battute infelici. Una di esse, passata relativamente inosservata, supera quei limiti invalicabili che ne possano permettono giustificarla come lapsus.
Non è la convinzione che i gauleiter fossero ministri del Reich. Queste sono piccole imprecisioni. Dettagli, irrilevanti persino per una querela. È un’altra, stupenda, e che merita essere recuperata e che se ne riconosca il valore.
Circa due mesi fa, il ministro fu intervistato da Monica Maggioni. Fece professione di fede nella nostra Costituzione “strutturalmente antifascista”, ma, volendo strafare o meglio stradire, affermò categoricamente che in essa “il fascismo … viene condannato in un testo pregevole di 139 articoli e 12 norme transitorie”.
Pregevole caso di lapsus di ignoranza, sì, ma terribilmente freudiano. Solamente la psicoanalisi può spiegare come possa essergli venuto in mente quel numero fatidico: 12, invece del corretto numero 18 come numero delle disposizioni transitorie e finali.
A chi verrebbe in mente di dire che la Divina Commedia ha 74 canti? O che i Comandamenti sono 14?
Possible che esista un misterioso virus che può spaventare un ministro alla vista del Tricolore (e questo indipendentemente, presidente Meloni, dal credere che il verde stia a sinistra o a destra o che le fasce siano verticali o, come forse a lei non dispiacerebbe, orizzontali) o un altro, a cui la lettura della XII Disposizione transitoria e finale, può porre problema esistenziali. Ma, se è proibito, chi siamo stati in tutti questi anni? Chi siamo?
Ma perchè preoccuparci dei ministri? Quanto contino, quanto meritino rispetto, è stato posto in evidenza quando da maestrina dalla penna rossa (Edmondo, si vede che non conoscevi la armocromografia) ha rimbrottato i due vicepresidenti come scolaretti maleducati che non sanno quando alzarsi e quando stare seduti.
Per il lombardo è servito più tempo per capire. Non aveva sul cellulare il traduttore attivo. Per il concittadino è stato facile e verrebbe da dire con Manzoni “lo sciagurato rispose”.
Risposta imbarazzata, ma soprattutto imbarazzante chioserebbero de la Boetie e D’Holbach. L’opposizione con Conte ha voluto estrarne una critica all’ignavia del governo.
Ma, non è da dittatura in una repubblica delle banane che il primo ministro umili i due vice in pubblico? Se questo accade con l’attuale Costituzione, che accadrà col premierato? Che immagine dell’Italia ne risulta? E quanto ci costa l’antifascismo afono di un governo, che, cito Donzelli, confermerà il suo rifiuto dell’antisemitismo con le azioni opportune al momento opportuno, con tempi non dettati dalla stampa o TV ad esso non prone.
I primi risultati li stiamo vedendo.
Volevano MIGA, fare di nuovo grande l’Italia. Paese fondatore e di peso a Bruxelles, Unico governo confermato dal Popolo alle europee, mica sconfitto come il francese o il tedesco.
Purtroppo Miga non è solo l’acronimo trumpiano per descrivere la ricostruzione dell’immagine della NAZIONE, dopo gli anni oscuri della sinistra. Sánchez lo deve aver interpretato come mollica, le molliche che questo governo sta ricevendo.
Conventio ad excludendum, Meloni? Colpo di Stato, Salvini? Nuova “enorme ingiustizia/ consumata contro l’Italia/ alla quale/ tanto deve la civiltà/ di tutti i continenti”.?
Siamo ottimisti, possiamo comunque sperare di affermare il nostro ruolo in Europa vincendo l’Europeo. È difficile, ma nel calcio a volte ci sono sorprese. 74 anni fa, gli Stati Uniti batterono l’Inghilterra.
Purtroppo altrove, dove ne avremmo bisogno, le sorprese non sono possibili e la propaganda non può cambiare la realtà.