Antonella Iaschi commenta l’emozionante evento tenutosi a Siderno in cui si è parlato del testo teatrale ispirato al libro “Polizia e cittadini nella Resistenza. I martiri dimenticati”.
Antonella Iaschi
Nicola, Simone, Riccardo, Sara, i due torturatori senza nome e i ragazzi che da dietro le quinte controllavano le luci, questa mattina all’Istituto G. Marconi di Siderno mi hanno fatto pensare ad una parola grande: Speranza.
L’emozione è salita in gola parola dopo parola, quelle del testo teatrale di Maria Carmela Mugnano, emozionata quanto me nella sedia accanto. La bandiera dell’ANPI di Siderno sulla mia destra, la svastica sulla sinistra, i ragazzi bravissimi nei propri ruoli 80 anni dopo a raccontare la Storia, quella vera, quella di altri ragazzi, di altri uomini e donne pronti a vivere per la Libertà. Sì a vivere, perchè le scelte che li hanno portati alla morte sono state scelte di vita. Essere coinvolti, non restare a guardare, non obbedire a ordini e leggi criminali. Dietro di me altri ragazzi, i tanti compagni di scuola. Non si sentiva volare una mosca e lo sguardo di tutti era fisso sul palco. Le orecchie ascoltavano e sul volto di tanti la stessa maschera tirata di chi oggi cammina tra i sentieri dei lager del passato.
“Se siamo qui e non altrove” ha decisamente portato qui, nei nostri giorni, il merito di tutti quelli che questa nostra Libertà l’hanno conquistata col sacrificio estremo. Il Commissario Lodovico Vigilante e il Commissario Nicola Amadio, incarcerati, torturati e morti in un lager per aver disobbedito ai nazisti e ai fascisti difendendo il diritto alla vita dei concittadini senza fare distinzioni erano veramente sul palco del Marconi. E credo siano entrati nell’inconscio di quasi tutti i presenti, per restarci e lavorare nel tempo forgiando la consapevolezza di ognuno. Come ha detto la Dirigente scolastica la Libertà deve essere difesa, curata, rafforzata e come ha detto il Presidente dell’Anpi di Siderno i giovani devono informarsi dalla Storia del passato per riuscire a scegliere nel presente. La Memoria serve a questo, a farsi l’opinione giusta.
Quando si parla di Resistenza in tanti immaginano le Partigiane e i Partigiani come persone adulte, ma nel 1943/44 /45 tanti Resistenti avevano l’età di chi era seduto oggi nell’aula Magna “Antonio De Leo”. Una volta ho chiesto a un amico “Perchè hai scelto la montagna”, mi ha risposto: “E’ capitato, avevo davanti delle scelte, ho scelto di lottare per la Libertà.” “E’ capitato” a quasi tutti i Resistenti di una volta e potrebbe capitare ancora se l’apatia ci porta a credere che a noi non capiterà mai più. Le conquiste vanno protette, non sono eterne.
Io non credo alle coincidenze, piuttosto a una rete di vibrazioni che fa succedere le cose quando devono accadere. Oggi probabilmente la Speranza che ho percepito è legata anche ai fatti di Pisa di pochi giorni fa. Questo spettacolo, che senz’altro ha avuto bisogno di mesi di lavoro da parte degli studenti e degli insegnanti è “capitato” oggi quasi a voler sottolineare che chi indossa l’uniforme rispettandola è pronto a sacrificarsi per far rispettare i diritti di tutti. Gli altri, quelli che usano il manganello e la violenza, quella divisa la infangano soltanto.