I docenti ed i rappresentanti dell’istituto della cittadina jonica si rivolgono al Capo dello Stato perché “Siamo stanchi di essere maltrattati con azioni di indifferenza e qualunquismo, il nostro istituto è destinatario di un finanziamento – affermano – grazie al quale può essere demolito e ricostruito, perché temporeggiare ancora rischiando di perdere l’opportunità di garantire una scuola sicura ai nostri ragazzi?”
Scoppia la polemica all’istituto “Corrado Alvaro” di Siderno! Ciò che covava da tempo sotto traccia ora è divenuta una tristissima realtà, ancora più triste di quanto non si dica e non traspaia tra le righe di un pezzo giornalistico: i docenti della scuola secondaria di 1° grado ed i rappresentanti dei genitori hanno preso carta e penna ed hanno scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e per conoscenza al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi; al presidente f.f. della regione Calabria, Nino Spirlì ed all’assessore all’Istruzione del sopracitato ente calabrese, Sandra Savaglio: l’oggetto del contendere è chiaro da parte di tali soggetti, ossia la demolizione e la ricostruzione della predetta scuola della cittadina jonica. Che non parte nonostante ci siano le risorse economico-finanziarie per coprire le spese della demolizione e consequenziale ricostruzione.
“Siamo genitori e docenti calabresi indignati e delusi dalle istituzioni locali – è l’incipit della missiva destinazione Quirinale – ci rivolgiamo a Lei perché chi rappresenta lo Stato, nel Comune di Siderno e nella Provincia di Reggio Calabria, è insensibile e sordo alle richieste legittime e sacrosante di una scolaresca intera. Quante volte è necessario genuflettersi al cospetto della politica o di chi si sostituisce ad essa (come nel caso dei commissari) per difendere i diritti sanciti dalla Costituzione? Ogni volta che c’è un problema, anche se banale, bisogna lottare con le unghie e con i denti per ricevere attenzione, fino a quando la rassegnazione non prende il sopravvento e tutto diventa lecito e normale”.
Un esordio di per sé già molto aggressivo, figlio di mesi e mesi di attesa che ora sono sfociati in tale atteggiamento, di sconcerto e rabbia, da far partorire la presente lettera con cui si continua sottolineando che “Nella nostra struttura scolastica filtra l’acqua piovana dal tetto e quando diluvia ci sono grossi problemi. Quest’inverno, infatti, siamo stati costretti a non usufruire della palestra e di un’aula in quanto sono state rese inagibili da un corto circuito. La muffa e l’umidità si sono estese così tanto da rendere i vari ambienti inaccessibili – si continua – gli ampi finestroni presenti in tutte le classi sono ormai rotti e, oltre all’acqua piovana che entra copiosa per l’assenza di guarnizioni, c’è il rischio che i vetri si frantumino addosso ai ragazzi in quanto non ci sono le distanze di sicurezza”.
Fino ad arrivare a ciò che ha ingenerato così tanta rabbia ed indignazione posto che “Il nostro istituto è destinatario, ormai da qualche anno, di un finanziamento grazie al quale può essere demolito e ricostruito. Perché ancora si sta temporeggiando? Perché rischiare di perdere l’opportunità di garantire ai nostri ragazzi una scuola sicura? – scrivono i docenti ed i genitori della “Alvaro” sidernese – ad oggi, 31 luglio 2021, né la triade commissariale del Comune di Siderno, né la Città Metropolitana di Reggio Calabria, nella persona di qualche assessore, sono stati capaci di trovare una sede alternativa dove ospitare le classi per poter dare avvio ai lavori di demolizione e ricostruzione della nostra scuola. Il progetto della nuova struttura, pur essendo pronto ormai da anni, non smuove l’inerzia di chi dovrebbe prendere decisioni”.
Un assunto difficilmente confutabile, peraltro corroborato dal fatto che “È da tempo che se ne parla, ma tutto si rimanda di settimana in settimana cercando di far stare tranquilli genitori e docenti dicendo che esiste una soluzione, che ancora non è stata messa in atto e siamo ad un mese dall’ inizio dell’anno scolastico. Arriveremo a settembre e a quel punto dovremo accontentarci della soluzione peggiore, forse rimanere dove siamo? – essi si chiedono – in una scuola inagibile? Oppure sparpagliati per tutto il paese in locali da ristrutturare e senza rete internet necessaria in una scuola digitale come intesa oggi? Le sembra normale in un paese civile come il nostro dover sopportare tutte queste angherie? È stata introdotta l’Educazione civica per studiarla teoricamente sui libri o per formare cittadini responsabili e attivi nella gestione del sistema paese? È con l’esempio che i ragazzi apprendono e l’esempio deve essere dato da chi rappresenta lo Stato. Noi genitori e docenti lavoriamo tutti i giorni per insegnare la legalità e le sane regole del vivere civile, ma il nostro operato non produrrà alcun risultato se chi ci rappresenta non fa altrettanto, mostrando interesse e mettendo i ragazzi al primo posto essendo loro il nostro futuro!”.
E giungendo alla conclusione della missiva il corpo docente e la rappresentanza genitoriale della “Alvaro” chiede forte al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, “di intercedere presso chi di dovere affinché non solo si trovi la sede ma venga fatto tutto quello che serve per iniziare serenamente un nuovo anno scolastico – sostengono – perché i nostri ragazzi meritano l’attenzione di chi li dovrebbe proteggere, guidare e formare e non trascurare e abbandonare. Non hanno già sofferto abbastanza a causa della pandemia?”.
E già, non hanno sofferto abbastanza perché debbano pagare ancora pegno?
Antonio Baldari