La Senatrice della Lega Tilde Minasi interviene sulla vicenda che vede protagonista l’imprenditore reggino Tiberio Bentivoglio, vittima riconosciuta della ’ndrangheta e coraggioso testimone di giustizia, che sul settimanale L’Espresso ha raccontato la sua dolorosa esperienza, denunciando tutte le contraddizioni e i paradossi legati alle normative poste a tutela proprio dei testimoni di giustizia.
«Ho letto le amarissime riflessioni di Tiberio Bentivoglio sull’Espresso della scorsa settimana e voglio rispondergli dicendo che non è solo e che farò tutto il possibile, nel mio ruolo di parlamentare, per aiutare lui e chi, come lui, ha scelto di stare dalla parte della legalità anche a costo di pesantissime conseguenze. Conosco Tiberio da tanti anni, conosco la sua storia di coraggio e le difficoltà che si è trovato ad affrontare, soprattutto a seguito di normative che, come lui sottolinea, non appaiono adeguate a tutelare fino in fondo i testimoni di giustizia, dunque adesso che siedo in Senato e sono, peraltro, tra i componenti della Commissione parlamentare antimafia, mi potrò finalmente adoperare fino in fondo perché si intervenga al più presto per tutte le modifiche necessarie a colmare le lacune da lui denunciate. Bentivoglio rileva innanzitutto come, secondo la legge, i beni confiscati alle mafie possano essere assegnati gratuitamente solo alle cooperative sociali e alle associazioni senza scopo di lucro e chiede dunque che l’assegnazione gratuita sia estesa anche ai testimoni di giustizia e alle vittime di mafia, di usura, del dovere.
Mi sembra un ottimo suggerimento e credo che i tempi siano maturi per questo cambiamento, che può dare un aiuto davvero concreto a chi ha subito la violenza mafiosa e, in generale, a chiunque abbia dimostrato, con le sue scelte di vita, di essere fino in fondo dalla parte dello Stato. Peraltro, come lui stesso riporta, i beni confiscati ancora inutilizzati sono al momento troppi, nella sola Calabria 5248, segno che il sistema evidentemente non funziona come dovrebbe. Mi interesserò, dunque, di questa questione prioritariamente, raccogliendo il suo appello. Ci sono poi altri aspetti che devono chiamarci a una riflessione più approfondita, e per es. il fatto che, per poter usufruire degli aiuti statali, l’imprenditore vittima di mafia debba mantenere aperta la partita iva della propria attività, anche quando, come nel suo caso, i clan ne abbiano distrutto le merci e i locali, con la conseguenza di un accumulo continuo di debiti, con i fornitori e con il fisco, che finiscono con lo strangolare definitivamente l’imprenditore stesso. Anche sotto questo aspetto è, perciò, urgente intervenire, soprattutto per evitare che il coraggio e il sacrificio di chi si è apertamente schierato contro lo strapotere mafioso vengano vanificati e per non determinare un effetto disincentivante sulle denunce da parte di altre vittime. Ho appena appreso, peraltro, che Bentivoglio ha chiesto mesi fa di essere audito in Commissione antimafia, senza ricevere risposta, e, dunque, anche su questo fronte mi impegnerò perché possa essere al più presto convocato e ascoltato. In modo che lo Stato non sia più un suo “nemico”, come lui ha amaramente dichiarato, ma torni ad essere il suo principale e più forte alleato».