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Scompare l’ultimo meridionalista, è morto Franco Tassone

Nativo di Spadola e morto ieri all’età di 96 anni a Vibo Valentia Francesco Tassone. Editore, giornalista e politico, Francesco Tassone è stato uno dei protagonisti della Calabria positiva, che resiste, che lotta e che sogna. Il connubio con Nicola Zitara, avvenuto nel 1968, decretò il successo dei Quaderni Calabresi, una rivista che divenne famosa anche all’estero, dove le critiche alla politica nazionale e locale che sfruttava il Sud si legavano alla speranza della rivoluzione. In questa ottica i Quaderni nel 1970 si erano schierati a favore della Rivolta di Reggio, consapevoli che le cause del malcontento erano legittime e antiche. A Vibo il giudice, poi avvocato Tassone, fondò il Circolo Salvemini e il Movimento meridionale. Il Circolo era frequentato da studiosi, studenti e operai provenienti dal centro e dalla sinistra mentre il Movimento era un soggetto politico che rivendicava maggiore autonomia e decentramento e intendeva rappresentare gli interessi del Sud, considerato che i partiti e i sindacati tradizionali non hanno mai svolto questa funzione. Aiutò la popolazione di Fabrizia durante l’alluvione del 1973 e intervenne a sostegno dell’Irpinia e della Basilicata che nel 1980 furono colpite da un violento terremoto, proponendo che fossero i cittadini a ricostruire le abitazioni. La casa editrice nacque nel 1971 con un nome aporetico: Qualecultura. Grazie alla collaborazione con la Jacabook, Tassone perorò alla Jaca la pubblicazione di alcuni libri di Zitara, l’ultimo dei quali si chiama “L’invenzione del Mezzogiorno”. Nella prefazione a questo libro Tassone riassume gli anni di collaborazione con lo studioso separatista e il lavoro civile e politico svolto dal Movimento meridionale. Negli ultimi numeri dei Quaderni l’impegno di Tassone e della redazione si è orientato molto verso questioni ecologiche denunciando a più riprese l’inquinamento provocato dall’Eni in Basilicata. L’ultimo numero ancora in corso di pubblicazione, elaborato con l’amico Raffaello Saffioti, riguarda la Costituzione della Terra, un documento sulla necessità di salvaguardare urgentemente il pianeta. Ricordo la sua figura mite e la voce suadente che sembrava una carezza. Ci conoscemmo nel 2002 a Melicuccà grazie al comune amico Domenico Minuto. Mi invitò a collaborare ai Quaderni, fu l’inizio di una frequentazione che si interrompe solo adesso con la sua dipartita. Proveniva da una famiglia di contadini piccoli proprietari, anche per questo era molto legato alla terra e all’ambiente naturale. Spero che adesso dimori in una casa simile a quella che possedeva a Serra San Bruno, immersa in un campo di grano e con un bosco vicino, dove mi spiegò che per motivi etici stava molto attento a affidare il taglio del legnatico a soggetti non compromessi con la criminalità. Sempre fiero della propria indipendenza e in disaccordo con i partiti tradizionali rifiutò la candidatura parlamentare offertagli dal partito comunista e preferì divulgare le proprie idee attraverso il lavoro collettivo in forma di associazioni o cooperative. Recentemente è stato presidente del movimento Unione Mediterranea per proseguire le esperienze autonomiste e di costruzione di soggettività legate al territorio.

Giuseppe Gangemi

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