Di Nicolò Fagioli, Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali, in questi giorni, si è scritto e detto tanto. Alcuni sono andati giù pesanti definendoli ragazzi ricchi e viziati e chiedendo pene esemplari, altri hanno invitato ad una riflessione sul grave problema del disturbo da gioco d’azzardo. La questione non è strettamente legata al mondo del calcio, ma è un vero problema sociale.
Giuseppe Serranò
I giovani calciatori coinvolti, tre almeno per il momento, nelle scommesse clandestine hanno fatto puntare i riflettori su un grave problema sociale che tutti conoscono, Istituzioni comprese.
Di Nicolò Fagioli, Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali, in questi giorni, si è scritto e detto tanto. Alcuni sono andati giù pesanti definendoli ragazzi ricchi e viziati e chiedendo pene esemplari, altri hanno invitato ad una riflessione sul grave problema del disturbo da gioco d’azzardo o, come viene chiamato comunemente, ludopatia.
La questione non è strettamente legata al mondo del calcio, ma è un vero problema sociale. Un giovane che ha la disponibilità di ingenti somme di denaro su un conto corrente tutto suo e tanto tempo libero potrebbe cadere più facilmente nelle maglie della tentazione ma, purtroppo, sono parecchi i giovani che pur vivendo in condizioni economiche meno abbienti trascorrono gran parte del loro tempo tra sale giochi e scommesse online.
Magari ci si avvicina al gioco per divertimento o semplice curiosità per poi cadere nella “regolarità” incoraggiata dall’abnorme offerta delle piattaforme online.
Si spendono oltre 136 miliardi di euro in gratta e vinci, scommesse sportive, slot machines e quant’altro tra le giocate online e quelle effettuate nelle sale. I dati sono attinenti le attività censite e salgono vertiginosamente se si considera il “giro” clandestino. E’ un vero e proprio allarme sociale che riguarda particolarmente i ragazzi al di sotto dei 20 anni e gli adulti sopra i 65 e che fa riflettere sulle diverse forme di disagio sociale.
E le Istituzioni quale risposte danno al fenomeno? Al momento poche.
La lotta alle scommesse clandestine per arginare il gioco d’azzardo è utile per combattere i fenomeni delinquenziali ma non è la risposta. Mentre le Associazione se ne occupano con le compagne di sensibilizzazione e il recupero di quanti pagano il più alto prezzo in termini di salute psico-fisica, relazionali e anche economici assistiamo all’ipocrisia di uno Stato, attento al gettito erariale, che incassa miliardi di euro e che addirittura pubblicizza il gioco.
Continuerò a scrivere fino alla noia che in un Paese civile i Governi devono garantire il benessere dei cittadini.
Le politiche pubbliche devono dare una risposta alle profonde trasformazioni di una società sempre più virtuale che ha trasformato l’uomo in “consumatore – utente online” allontanandolo dalla comunità e facendogli perdere ogni riferimento politico, culturale, spirituale.
Per dirla alla Marcello Veneziani: “Vorrei sbagliarmi ma siamo piombati nella fase più acuta della solitudine globale di massa”.
Abbiamo bisogno di interventi che favoriscano e ci riconducano alle vecchie forme di socialità: tornare in piazza, andare al cinema o al teatro, viaggiare; e perché no, i più tradizionalisti potrebbero rinunciare ai cellulari, almeno la domenica, dedicandosi ai pranzi in famiglia e alle lunghe passeggiate con gli amici.
Sappiamo bene che chi governa deve essere un buon ragioniere per far quadrare i conti e che le riforme sulla giustizia, sanità, fisco, scuola sono importanti per un Paese snello e moderno, ma la più grande riforma che un Governo possa fare è quella di toglierci dall’isolamento che sta uccidendo la società.
Giuseppe Serranò