La Procura della Repubblica di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, questa mattina, ha emesso un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti di un pastore di 45 anni, di Satriano, titolare di un’azienda di zootecnica di allevamento di ovini e caprini. L’accusa è di omicidio colposo. L’inchiesta punta a fare luce sulla morte di Simona Cavallaro, la 20enne di Soverato che, il 26 agosto dello scorso anno, è stata sbranata da un branco di cani posti a protestazione di un gregge, mentre si trovava in un’area attrezzata per il pic-nic in località Monte Fiorino, di Satriano.
La ricostruzione della tragedia
Quel pomeriggio del 26 agosto, Simona, si trovava si trovava in un’area attrezzata per il pic-nic in località Monte Fiorino, insieme ad amici. Ad un certo punto lei, insieme ad un amico, si sono staccati dal gruppo di coetanei per addentrarsi in altre zone del bosco, quando hanno visto prima il passaggio del gregge, poi il branco di cani, almeno una decina. A questo punto, Il giovane ha iniziato a correre verso un capanno, urlando ripetutamente il nome di Simona e invitandola a seguirlo. Lei, invece, terrorizzata, ha cercato di raggiungere l’autovettura non molto distante, senza però riuscirci. È stata prima accerchiata dal branco di maremmani e meticci, poi aggredita mortalmente.
Le accuse al pastore
L’ipotesi accusatoria, che si fonda sugli esiti della complessa ed articolata indagine condotta dal Nor Sezione Operativa della Compagnia di Soverato congiuntamente con la Stazione di Satriano, è che “L’ allevatore, titolare del gregge di capre e pecore e del branco di cani, abbia introdotto e fatto pascolare abusivamente il gregge all’interno dell’area attrezzata per pic-nic di località Monte Fiorino di Satriano dal 24 agosto 2021; abbia arbitrariamente invaso quel terreno di proprietà del Comune di Satriano, destinandolo a pascolo, dove peraltro veniva utilizzata una struttura abusiva ivi sussistente, per porre al riparo il gregge ed i cani; abbia lasciato pascolare in sua assenza il proprio gregge di capre e pecore con al seguito un branco di cani ed abbia omesso di vigilare sul comportamento dei cani deputati alla protezione degli ovini e caprini e di richiamarli nel momento in cui gli stessi avevano iniziato a mostrarsi aggressivi con la ragazza, non essendo presente insieme a loro e al suo gregge al pascolo “serbando una condotta gravemente imprudente, negligente ed imperita e manifestando totale disinteresse per le basilari norme comportamentali nello svolgimento della propria attività di allevatore oltre che per l’altrui incolumità”. Tra le contestazioni elevate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, figurano anche i reati di introduzione ed abbandono di animali in fondo altrui, invasione di terreni e pascolo abusivo.