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martedì, Dicembre 3, 2024
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Sanità: La dottoressa “Vattelapesca”. Semi intervista ad un medico di guardia notturna

Un nome inventato, ma una storia realmente accaduta. Rimane sempre viva la questione sanitaria, in particolare della riguardante la guardia medica, presidio essenziale per stemperare gli afflussi al pronto soccorso. Luoghi privati di qualunque tipo di attrezzatura e a volte anche di umanità.

“Posso sapere con chi ho avuto il piacere di parlare?”. “Lei ha avuto il piacere di parlare con la dottoressa Vattelapesca”. Fine telefonata.

Ore 5.15 del mattino di un Venerdì di dicembre, una madre un poco in ansia telefona alla guardia medica notturna perché la propria figlioletta ha 39,6 di febbre.

Dall’altre parte del telefono, una voce, segnata da diversi accenti di asperità, prescrive una veloce terapia febbrifuga alla madre, mentre precisa che non sarà necessario venire a visitare la malata. Lo stato dei suoi polmoni sarà oggetto di indagine del pediatra.

Con frustrazione evidente, la dottoressa spiega alla madre in ansia che a Locri “non ci vuole venire a lavorare nessuno” perché la gente “telefona per cazzate”. “Ma – aggiunge – questi sono affari nostri”.

Con la cortesia spigolosa di chi ha perduto il pieno controllo della propria momentanea serenità, la dottoressa conduce così la telefonata, rintuzzando una ad una le richieste di rassicurazione della madre in ansia.

Lo stato di frustrazione della dottoressa è comprensibile. Dover interrompere il proprio sonno per rispondere a malati che non sono in immediato pericolo di vita è evidentemente poco piacevole.

Vero sarebbe che il medico di guardia notturna dovrebbe essere istituito proprio per filtrare i casi di minore entità lasciando al pronto soccorso lo spazio di intervento in quelli più seri.

Forse la dottoressa Vattelapesca non ha considerato che, in Dicembre, saranno principalmente mamme in ansia per piccole o grandi febbri filiali ad occupare le sue notti.

È evidente che la frustrazione della dottoressa abbia radici profonde. Una sorta di anticamera del medico di base, un impiego a volte discontinuo o, peggio, itinerante, in orari scomodi. Se non altro, auspicherebbe, poter dormire in pace. Durante l’orario di servizio notturno.

Certo, le ragioni personali di frustrazione qui elencate potrebbero essere poco significative per la madre in ansia, eppure questa accoglie lo sfogo della interlocutrice medico. Si sente chiaramente il tono di voce sollevato, rasserenato, alla fine della telefonata, dopo essersi presentata.

Al contrario, invece, la dottoressa Vattelapesca sembra aver momentaneamente scordato l’effetto terapeutico dell’ascolto e della parola rassicurante. In un intervento pediatrico, una parte dell’efficacia terapica sta proprio nella gestione del genitore. E il più delle volte, Dio sia lodato, la situazione è molto meno seria di quanto sia temuto. Perciò, buona parte dell’opera di un valido medico sta proprio nella sapiente gestione dell’ansia.

Tutta la medicina contemporanea sa bene che un paziente che si percepisce non ascoltato o addirittura preso per i fondelli mette in atto il classico effetto “nocebo”.

La tendenziale frustrazione di alcuni medici di guardia notturna è nota a tutti noi che qualche volta abbiamo dovuto, nostro malgrado, rivolgerci ad essi. Riporto qui il caso, nei mesi dello scorso inverno segnato dalla pandemia, di un signore, un settantacinquenne che vive da solo, in quarantena, sintomatico, che telefona per essere rassicurato sul suo stato di salute sentendosi non soltanto rifiutare l’intervento e la visita (il covid ci ha abituato a questa assurdità) ma anche mandare letteralmente a quel paese dal medico.

Tra le cose comunicate dalla dottoressa Vattelapesca alla madre in ansia c’è l’informazione che, in queste feste, diversi giorni il servizio non avrà copertura, dato che, come si diceva, “nessuno vuole venire a Locri”.

Ultime considerazioni. Forse la dottoressa Vattelapesca non si chiama proprio come ha detto al telefono, e, presa dalla personale agitazione, ha dimenticato che il suo nome è facilmente reperibile, trattandosi di un pubblico servizio.

In preda all’agitazione avrà anche poco pensato al fatto che certe esternazioni fatte al telefono sono ascoltate da chicchessìa, anche da un povero pennaiolo seduto in macchina alle 6.30 del mattino, a fare la fila davanti allo studio del pediatra.

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