Da quel lontano settembre del 1980, per 41 anni consecutivi, ogni estate, a Roccella Jonica, si ripete la magia del festival jazz più longevo d’Italia, l’unico che non si è mai fermato. Ci sono state edizioni passate alla storia, altre realizzate con enormi difficoltà, alcune quasi impossibili, oppure che sono scivolate via serenamente. In ogni caso mai, mai si è rinunciato a sperare, lavorare e spesso lottare, perché a fine agosto si potesse ascoltare a Roccella ottima musica.
Da quel lontano settembre del 1980, per 41 anni consecutivi, ogni estate a Roccella si ripete la magia del Festival Jazz “Rumori Mediterranei”. Ci sono state edizioni passate alla storia del Jazz internazionale, edizioni realizzate con enormi difficoltà, edizioni quasi impossibili, edizioni che sono scivolate via serenamente. In ogni caso mai, sottolineo mai, si è rinunciato a sperare, lavorare e spesso lottare perché a fine agosto si potesse ascoltare a Roccella ottima musica. Lo diciamo sempre, ma con troppo poca enfasi, e non dobbiamo mai dimenticarlo: “Rumori Mediterranei” è il festival jazz più longevo d’Italia, l’unico che non si è mai fermato.
C’è stato un periodo in cui si pensava che fare il Festival fosse possibile solo in virtù dei finanziamenti nazionali che arrivavano dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo anche grazie al peso politico che aveva il senatore Zito, padre indiscusso e indiscutibile della manifestazione. E chi non voleva bene alla manifestazione elargiva certezze sul fatto che, finita l’esperienza “Romana” dell’impegno del Senatore, anche il Festival sarebbe morto. E, invece, andò avanti. C’è stato un periodo in cui il Festival divenne terreno di scontro politico e qualcuno tentò, vigliaccamente, di colpire il Senatore attraverso quella stessa iniziativa a lui tanto cara, mettendo in enorme difficoltà le finanze della manifestazione, sperando che, “Ucciso” l’evento, nulla più sarebbe rimasto della forza politica del suo ideatore. E sempre chi non voleva bene alla manifestazione continuava ad elargire certezze sul fatto che la rassegna non si sarebbe più tenuta per mancanza di fondi. E invece andò avanti. Con enormi sacrifici personali e familiari del Senatore, che chi scrive conosce per ragioni private, ma che prima o poi tutti dovrebbero conoscere, per vergognarsi, finalmente e profondamente, delle campagne politiche e mediatiche costruite in quei difficilissimi anni attorno alle difficoltà finanziarie della manifestazione.
C’è stato poi un periodo in cui, a seguito della scomparsa di Sisinio Zito, qualcuno elargiva certezze sul fatto che il Festival sarebbe morto assieme al suo fondatore, che nessuno avrebbe potuto continuare quella esperienza. E chi non voleva bene alla manifestazione si diceva convinto che “Rumori Mediterranei” non si sarebbe più tenuto. Mentre qualcuno tentava anche di prendersi il marchio, di mettere il cappello sul futuro della manifestazione. E invece il Roccella Jazz Festival è andato avanti, fino a questo agosto. Perché? Cosa ha reso possibile tutto questo? C’è una frase che Alessandro Baricco fa dire al protagonista del suo Novecento, lo strepitoso pianista Danny Boodman T.D. Lemon “Novecento”: “Non sei fregato veramente finché hai una buona storia e qualcuno a cui raccontarla”.
In molti si chiedono quale sia il motivo per cui il Festival jazz non si è mai fermato. Io credo che questo sia avvenuto per una serie di ragioni e per la caparbietà e l’amore verso il Festival di tante persone. A partire dai sacrifici, enormi sacrifici personali, di chi lo ha ideato e di qualcuno dei collaboratori dell’Associazione Culturale Jonica, ai quali dobbiamo un giorno dire grazie per come merita. E lo diremo. Ma credo che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza avere ogni anno una buona storia da raccontare, e centinaia e centinaia, a volte migliaia, di persone pronte ad ascoltarla ancora una volta.
Ci sarà la 42esima edizione? Non lo so. Molto dipende dalle scelte della prossima Giunta Regionale. Abbiamo la certezza del finanziamento della Città Metropolitana, vera protagonista di questo ultimo salvataggio della manifestazione, che ha compreso la portata del Festival e la sua importanza per tutto il territorio. Ma del resto, certezze non ne abbiamo. Non abbiamo, in particolare, alcuna certezza sulla volontà della prossima Giunta di sostenere adeguatamente le grandi manifestazioni culturali, distinguendole dai grandi eventi turistici. Perché produrre cultura non significa produrre utili. Perché il dignitosissimo lavoro delle Agenzie di Spettacolo, che tanto portano ai territori in termini di presenze (e nessuno può dire che un comune che ha ospitato il Jova Beach Party e una rassegna come il Roccella Summer Festival non abbia contezza di ciò) è cosa totalmente diversa dalla produzione originale di contenuti culturali. Questa Giunta Regionale ha deciso di riconoscere agli eventi turistici contributi a copertura delle spese fino a 210mila euro. E agli eventi culturali contributi massimi di 30 o 40 mila euro.
Io credo che la prossima Giunta debba porsi il problema di come non far morire il Festival e molte altre manifestazioni culturali simili che si tengono in Calabria. I motivi per non far morire il Festival li abbiamo detti molte volte e sono tanti. Ne voglio, in conclusione di questo mio intervento, citare tre.La prima ragione è che da oltre 40 anni “Rumori Mediterranei” costituisce una perla dello scenario del jazz nazionale ed europeo. Non si tratta, infatti, di una semplice rassegna di nomi noti che fanno tappa a Roccella (e che chiunque potrebbe ascoltare in altre 100 piazze o locali in Italia ed in Europa), ma di un’isola di creatività e innovazione. E questa impronta innovativa è evidente nella presenza costante in cartellone di prime mondiali, europee e nazionali e di produzioni originali. È impossibile citare le consacrazioni che musicisti ancora sconosciuti, poi diventati artisti di fama internazionale, hanno avuto al Festival: possiamo però ricordare le testimonianze di Nicola Piovani, Vincenzo Cerami, Paolo Fresu e Noa. Così come è arduo ricordare tutte le produzioni originali e le sperimentazioni di successo, ma vogliamo citarne qualcuna: “La Folia: the Roccella Variations”, la composizione eseguita nel 1989 al Festival da George Russell e considerata da molti critici un vero capolavoro della storia del jazz. Lo spettacolo “Accattone in Jazz” di Valerio Mastandrea che ha esordito a Roccella, ed è stato poi rappresentato al Lincoln Center di New York. Il connubio musica e prosa sperimentato sotto la direzione di Stefano Benni e poi replicato in tantissimi teatri in tutta Italia. Una delle definizioni più belle del Festival l’ha data proprio Stefano Benni che, parlando di Roccella, la definì “Un porto ospitale per lo strano, per l’esperimento, per il suono mai sentito e la voce non subito comprensibile. Il mare fertile che unisce, e non il mare ostile che divide”.Dal 1980 ad oggi Roccella ha ospitato i più grandi musicisti di jazz di questa epoca. E’ evidentemente impossibile elencarli tutti ed è altrettanto arduo citare tutte le produzioni originali ospitate. E ancora oggi Rumori Mediterranei è tra i Festival Jazz più innovativi che si svolgono in Europa. Per questo chi viene a Roccella sa che non ascolterà semplici concerti, ma produzioni uniche, spesso di giovani musicisti italiani, che difficilmente potrà riascoltare in altri luoghi.
La seconda ragione è che il Festival è nato con una chiara e forte intenzionalità “politica”: contribuire a fare uscire un territorio della parte più meridionale della Calabria e l’intera regione dalla situazione di assoluta marginalità in cui si trovava rispetto alla vita culturale nazionale e internazionale. Possiamo senza tema di smentita affermare che il ruolo che “Rumori Mediterranei” ha avuto nel dare maggiore peso alla Calabria come attore del panorama culturale nazionale ed internazionale è di straordinaria portata. Innumerevoli sono stati gli articoli che in questi anni sono apparsi all’estero, non solo sulle riviste specializzate (come le americane Down Beat e Jazz Journalists Association Library, le francesi Jazzman e Improjazz, la polacca Jazz Forum, l’olandese Jazz Flits) ma anche su grandi giornali come l’International Herald Tribune e il Wall Street Journal, che nel 2011 lo inserì tra le 12 manifestazioni culturali da non perdere quell’estate in Europa. Altrettanto innumerevoli le corrispondenze pubblicate sui principali quotidiani italiani (Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, l’Unità, il Manifesto, la Gazzetta del Mezzogiorno, il Tempo, la Gazzetta del Sud, ecc.). Molti dei concerti sono stati acquistati e messi in onda dalla RAI, che per la XXXesima edizione ha prodotto uno speciale andato in onda su Rai Tre, e dai network privati più importanti. E ancora oggi l’attenzione dei mass media attorno al Festival è molto alta. Anche quest’anno, come già in passato, la rivista statunitense Down Beat, che è la testata più autorevole di jazz al mondo, ha inserito il programma di Roccella Jazz nella guida mondiale dei festival estivi. Solo “Rumori Mediterranei” e un altro paio di rassegne italiane di solito vengono menzionate in questo prestigioso inserto che viene distribuito in tutto il mondo. Ma nel 2019 Roccella ha avuto una menzione speciale, perché la sezione europea della guida è stata addirittura aperta con una foto scattata nel passato al Teatro al Castello durante una serata della rassegna. Il Festival ha una grande eco sui mass media italiani e stranieri. Moltissimi giornalisti delle riviste specializzate, italiane e straniere, ma anche dei principali quotidiani italiani hanno seguito la manifestazione. “Il Mattino” ha dedicato al Festival una corrispondenza quotidiana e nel 2017 gli ha riservato una intera pagina; “Il Sole 24” ore lo cita costantemente tra i festival da non perdere in Italia. La piattaforma televisiva Sky ha dato ampio risalto alla kermesse tramite il canale tematico Sky Arte HD, che ha inserito Roccella Jazz come unica manifestazione musicale tra i cinque eventi d’importanza da segnalare nel mese di agosto 2019 (mandando in onda 30 annunci/passaggi giornalieri su Sky Arte HD e un annuncio giornaliero su Sky TG 24). In uno scenario in cui, da decenni, a parlare della Calabria sui media sono solo cronisti di nera o rappresentanti dell’antimafia che raccontano di mafia, continuare a far vivere il Festival di Roccella significa sconfiggere quella immagine di irredimibilità costruita attorno al nostro territorio e che le persone che lo abitano non meritano.
La terza ragione è che il Festival costituisce una effettiva concretizzazione, un vero e proprio caso di scuola, dell’impatto positivo che una manifestazione culturale può avere su un territorio ed una comunità. Roccella è un piccolo paese della parte più marginale della Calabria, ma è conosciuto realmente in tutto il mondo. E non per fatti di cronaca, né per la presenza di prodotti enogastronomici tipici, né solo per la bellezza dei luoghi, ma per aver creato un prodotto culturale nuovo. Ed attorno a questo prodotto culturale che si è costruito il nome di Roccella. È il Festival che ha portato migliaia e migliaia di visitatori in questo paese e che ha, quindi, sollecitato gli amministratori e i cittadini a presentare sempre meglio il proprio territorio. Così Roccella si è sviluppata attorno al Festival.
È stato “Rumori Mediterranei” a costruire una vocazione turistica rivolta verso il turismo consapevole che ha fatto il successo di Roccella, che oggi è, in rapporto agli abitanti, la cittadina con la migliore offerta di spazi e di eventi culturali di tutta la Calabria. Ma, ancora più importante, il Festival “Rumori Mediterranei” ha fortemente contribuito a fare in modo che Roccella rimanesse fuori dai circuiti della criminalità organizzata, rappresentando un’anomalia territoriale riconosciuta da tutte le istituzioni. Roccella ha, nel suo piccolo, dimostrato come non ci sia nessun cemento migliore della cultura, del progresso culturale, per costruire muri solidi contro la mafia.
Lunga vita, quindi, al Festival Internazionale del Jazz “Rumori Mediterranei” di Roccella.
Vittorio Zito
*Sindaco di Roccella Ionica