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Rita Pisano, la comunista calabrese che incantò Picasso

Ripercorriamo la storia di donne calabresi straordinarie, che si sono distinte in specifici campi, contribuendo con la loro determinazione e il loro coraggio a rendere migliorare la nostra Terra. Iniziamo da Rita Pisano, sindaco del PCI per vent’anni al comune di Pedace. Un giorno si ritrovò seduta al tavolo di un ristorante in compagnia di Pablo Picasso che, incantato dal suo bel volto, ne realizzò un ritratto.

Rita Pisano è stata una grande donna temeraria che non si è mai tirata indietro di fronte alle battaglie della vita e ai valori in cui credeva fermamente, dimostrando forza d’animo e volontà per migliorare le sorti della sua Terra. Nacque il 15 agosto del 1926 a Pedace, borgo calabrese in provincia di Cosenza, risalente al X secolo, posto alle pendici del monte Stella. È stata una grande politica italiana, aderì giovanissima al PCI e alla scuola del partito, applicandosi anche negli studi, conseguendo in poco tempo la licenza media e il diploma dell’istituto Tecnico Femminile. Assunse progressivamente gli incarichi di dirigente della federazione del partito a Cosenza, di segretario provinciale del CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa) e di consigliere comunale. È stata una donna inflessibile contro le ingiustizie sociali e le diseguaglianze, in particolare lottò per l’emancipazione della donna, nella difficile situazione storico sociale del dopoguerra. Il suo nome, non è solo legato alla politica e alle sue battaglie, ma anche al fatto che il più importante artista del ‘900, Pablo Picasso, incontrandola, decise di farle un ritratto, al quale diede il titolo di: “Jeunne fille de Calabre”. Era il 30 ottobre del 1949, Rita aveva 23 anni e si trovava a Roma, in occasione della celebrazione del congresso mondiale per la pace, da dove raccontò i travagli dei contadini calabresi. È un periodo complesso per la storia italiana: dal ’47 i comunisti non sono più al Governo; in Parlamento si vota l’adesione al Trattato del Nord Atlantico; lo scontro politico è molto aspro, l’opposizione dei partiti della sinistra coinvolge con proteste, scioperi e manifestazioni l’intero Paese. In questo clima di tumulti, seduti in un ristorante, Picasso rimase incantato dal bel volto di Rita, tanto da prendere carta e matita e realizzare un ritratto. Fu così che il pittore più celebre del mondo incontrò una delle donne più affascinanti del Mezzogiorno italiano. E fu così che il volto splendente di una giovane donna, combattente di Calabria, fu impresso sulla carta, in pochi rapidi gesti, dalla mano dell’autore di “Guernica”. Il disegno, poi, lo prese Carlo Muscetta, critico letterario (si trova tutt’ora nella sua collezione privata) e fu poi pubblicato in copertina di una edizione Einaudi, che egli curò, degli scritti di Vincenzo Padula: “Gente di Calabria”. Rita, in seguito, ritornò nella sua Calabria dove fu eletta sindaco di Pedace nel 1964. Incarico che mantenne, per vent’anni, fino al 1984, anno della sua prematura morte. In questi anni da sindaco ha dato esempio di un’amministrazione esemplare del bene pubblico ed amante della cultura è riuscita, attraverso l’organizzazione degli “Incontri Silani”, a dare un’impronta di qualità ad iniziative letterarie, cinematografiche ed artistiche. Rita Pisano è stata una donna forte, sicura ed ironica. Il paese ha sempre trovato un’analogia tra il rapporto tra il sindaco Rita Pisano e il parroco del paese, Don Ernesto Leonetti, con la storia di Don Camillo e Peppone. Vivevano in uno stato di continuo disaccordo per quanto riguardava gli ideali politici. L’episodio più noto riguarda la campagna elettorale del 1970. Il parroco, sostenitore della Democrazia Cristiana, nelle sue omelie assicurava la sconfitta del sindaco comunista, affermando che se avessero vinto i comunisti avrebbe fatto le valigie a abbandonato il paese per sempre. Alla chiusura delle urne, con l’ennesima vittoria di Rita, il prete trovò una valigia davanti alla porta della chiesa.

Ma per conoscere davvero la parte più intima e speciale di questa donna ho posto delle domande al figlio: Giuseppe Giudiceandrea.

Parlano di sua madre come una donna battagliera e ironica. Lei, come la ricorda?

La ricordo nella gestione quotidiana. Lei era, quasi, sempre fuori per attività politiche, però la domenica la dedicava a noi figli cucinando le lasagne, il suo piatto forte. Lavorava la sfoglia a mano, ed era meraviglioso vederla sotto questa veste. Poi la ricordo come una donna assolutamente caparbia, volitiva, sempre vicina agli ultimi e alle persone più deboli.

Da dove nasceva la sua passione per la politica?

Credo che il virus le sia stato installato dal fratello Guido, amico fraterno di Cesare Curcio, che nelle scorribande notturne a cantare bandiera rossa nelle strade di Pedace, durante il periodo del fascismo, avevano creato una sorta di banda giovanile e vennero puniti. Cesarino venne torturato dai fascisti, perché aveva nascosto una bandiera rossa nel convento di Pedace. Mia mamma fu staffetta e andò a portare anche il cibo a Pietro Ingrao nella montagna, quando venne nascosto a Pedace. La passione nasceva da lì, mia madre ebbe la fortuna di nascere una presila rossa, ed è diventata rossa soprattutto durante il fascismo.

Quali sono state le battaglie per le quali sua madre ha più lottato?

Aveva una fissazione per il lavoro, lei era attenta costruttrice di canne da pesca, nel senso che, citando Confucio, sosteneva che non bisogna sfamare il popolo dandogli il pesce, ma insegnandoli a pescare, insegnandoli ad utilizzare la canna da pesca. Fece costituire molte ditte presenti su Pedace e nei dintorni, perché capiva che il motore del lavoro veniva anche dall’imprenditoria. Per cui, la sua fissazione era quella del lavoro e dell’emancipazione attraverso il lavoro, specialmente per quanto riguarda le donne.

Qual è stata la sua più grande soddisfazione, in veste di sindaco di Pedace, per vent’anni?

Credo che le soddisfazioni più grandi le abbia avute con l’istruzione e la scuola. Era attenta affinché tutti i bambini, tutti i ragazzi del paese, anche quelli che vivevano nelle zone più impervie, avessero la possibilità di andare a scuola. Una volta una signora chiese a “Donna Rita” che il pulmino potesse arrivare anche in una zona lontana, dove lei abitava con i suoi figli. Così, il giorno successivo, la signora si trovò il pulmino davanti casa. Ogni frazione doveva avere una scuola a tempo pieno, perché l’istruzione era la base fondamentale per la libertà di tutti gli individui.

Come descriveva sua madre l’incontro con Picasso che la ritrasse?

Questa cosa non aleggiava tanto in casa. Io ricordo che la prima volta che ne ho sentito parlare è stato alla morte di mia madre, quando la figlia di Carlo Muscetta ci mandò la foto del ritratto. Mio padre mi raccontò, successivamente, che si divertiva a prendere in giro mia madre, in quanto non le credeva che Picasso l’avesse ritratta, quando ancora loro non si conoscevano, benché fosse consapevole della sua grande bellezza. Allora, un giorno, mia madre gli mostrò il libro di Padula in cui sulla copertina era presente la foto del ritratto e, a questo punto, mio padre si dovette ricredere, perché ebbe la prova tangibile che i tratti splendidi del suo viso fossero stati ritratti dall’artista spagnolo.

Cosa penserebbe sua madre dell’attuale situazione politica?

Credo che non penserebbe un gran bene, perché sempre attenta agli ultimi, sempre attenta all’emancipazione dei più poveri, ad uno slancio postbellico di rivoluzione verso il miglioramento delle condizioni di tutti quanti gli uomini di questo Pianeta; vedere la situazione attuale dove gli ultimi fanno la guerra agli ultimi, in una sorta di battaglia fra poveri all’infinito, ne sarebbe sicuramente dispiaciuta.

Rita Pisano ha lavorato fino all’ultimo respiro per migliorare la sua Terra, da lei tanto amata. È un esempio di donna forte e coerente, per questo sarebbe necessario seguire le sue tracce e continuare il suo cammino, per fare in modo che nessuno possa più considerare la Calabria come Regione di serie B.

 

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