Le tensioni mai sopite storicamente tra Israele e Palestina sono riesplose, il mondo intero sta a guardare nell’impotenza politica dei suoi leader, chiudendosi in un’ipocrisia partigiana. L’opinione di Carlo Maria Muscolo:
“C’è stato un tempo in cui un aumento della tensione come quello a Gerusalemme e a Gaza avrebbe causato una mobilitazione diplomatica, con appelli a rilanciare il processo di pace israelo-palestinese. Oggi nulla di tutto questo, rituali appelli alla calma niente di più
e perfino il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha faticato il 10 maggio a rilasciare una dichiarazione comune, risultata tanto formale, quanto frutto di mediazione.
Mentre mai come in questo momento sarebbe necessaria la mediazione.
A Gerusalemme gli scontri sono quotidiani, e la violenza arriva fino all’interno della moschea Al Aqsa. Nel frattempo i movimenti islamisti nella striscia di Gaza alzano la posta lanciando razzi in direzione di Israele, suscitando le consuete rappresaglie sanguinose che rischiano di far esplodere la situazione. Come sempre è la violenza, l’unica valvola di sfogo, in assenza della minima prospettiva politica. Il mondo intero resta a osservare, senza considerare che di sicuro esistono massacri e guerre anche altrove, ma questo conflitto ha una carica simbolica particolare in una città dove convivono le tre grandi religioni monoteiste, e ha ripercussioni negative all’interno delle nostre società. Peraltro come non sottolineare che l’espressione “processo di pace” ha perso qualsiasi credibilità dopo il fallimento degli accordi di Oslo, a forza di girare a vuoto sfiancando generazioni di diplomatici. Ogni presidente degli Stati Uniti si è cimentato con la questione dopo la famosa stretta di mano tra Rabin e Arafat alla Casa Bianca il 13 settembre del 1993. L’ultimo, Donald Trump, ha provato quello che è stato definito “il deal del secolo”, perché in realtà era solo un tentativo di comprare la rinuncia dei palestinesi a suon di dollari.
Trump ha fallito, ma ha comunque spinto i paesi del Golfo (e qualche altro) a riconoscere Israele. Con l’avvento di Joe Biden è stato subito evidente che il nuovo presidente si sarebbe guardato dall’immischiarsi nella faccenda, troppo impegnato a preoccuparsi dell’Iran o della Cina… Anni fa settanta paesi e organizzazioni si erano ritrovati a Parigi…”
Carlo Maria Muscolo
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