Ben 694 sequestri in meno di 20 anni, in gran parte concentrati tra 1970 e 1990 per oltre la metà ad opera della ‘ndrangheta reggina: la storia della crudele Anonima SpA nei libri di Pietro Melia e Filippo Veltri, a Reggio Calabria il 29 febbraio presso Spazio Open
Immaginate un ragazzo, o peggio ancora una ragazza, abbandonati per mesi al buio con una benda agli occhi e le catene che le tengono bloccate le mani e i piedi in una grotta scavata nelle campagne dell’Aspromonte, a doversi difendere dai topi e dagli insetti. Non è la scena di un film horror e neanche la balorda deriva di una setta religiosa: è stata la pura e terribile realtà della vita di 694 esseri umani vittima di sequestro di persona nel secolo scorso in Italia. Più della metà di tutti i 694 sequestri sono stati realizzati dalla ‘ndrangheta e le vittime sono state nascoste in Aspromonte. Circa un terzo non hanno mai fatto ritorno a casa: sono morti ammazzati o per cause legate al sequestro.
I casi più eclatanti sono stati certamente quello di John Paul Getty III (1973) e di Cesare Casella (1988). L’ultimo è stato quello di Alessandra Sgarella nel 1997. Bovalino è considerata “la capitale dei sequestri“, che erano all’ordine del giorno negli anni ’70 e ’80 quando hanno raggiunto il loro picco massimo. Con questa pratica criminale, la ‘ndrangheta ha fatto il salto di qualità investendo gli oltre 400 miliardi di lire ricavati dai sequestri, nel mercato del narcotraffico e nell’edilizia. Proprio a causa di questa barbarie, la Calabria e in modo particolare la provincia di Reggio Calabria hanno visto fuggire i pezzi migliori della loro società: gli industriali, gli imprenditori, i ricchi e borghesi che per paura di vedere sequestrati i loro figli e di finire nel tritacarne delle richieste di riscatto, hanno deciso di trasferirsi altrove abbandonando la loro terra.
Una delle storie più incredibili è quella di Tobia Matarazzi: un sequestro finito bene, per fortuna, con la liberazione dell’ostaggio in pochi giorni senza il pagamento di alcun riscatto, anche grazie al contributo della stessa ‘ndrangheta nelle ricerche in una sorta di faida tra cosche: il libro di Pietro Melia, edito dalla Città del Sole, racconta i particolari con un’intervista esclusiva al sequestrato dopo oltre 40 anni. Si intitola “Il sequestro Matarazzi – Nell’inferno dell’anonima Spa” e verrà presentato a Reggio Calabria presso Spazio Open, sede della Città del Sole, giovedì 29 febbraio alle ore 18:00 insieme ad un altro prezioso volume pubblicato dalla stessa casa editrice, “Sequestri – La Trattativa Stato-‘Ndrangheta” scritto dal giornalista Filippo Veltri e particolarmente minuzioso nella ricostruzione del fenomeno dei sequestri di persona.
Sembra una realtà lontana, eppure fino a poco più di 25 anni fa era una delle pratiche criminali più diffuse per mano della ‘ndrangheta reggina, nonostante i boss delle principali famiglie di Reggio città e delle altre province calabresi non fossero d’accordo e non partecipassero: si è trattato di un fenomeno che ha visto protagoniste le principali famiglie della provincia reggina e in modo particolare quelle della piana di Gioia Tauro in un primo momento, e quelle della locride poi.
La serata di giovedì 29 febbraio presso Spazio Open (via Filippini 23/25, accanto il Tapis Roulant, nel cuore di Reggio Calabria) sarà l’occasione per ripercorrere quegli anni con tutte le ombre sui contatti tra i servizi segreti, gli apparati dello Stato e la ‘ndrangheta per risolvere i casi dei sequestri con esito positivo, ma anche le ricadute politiche con l’iniziale sottovalutazione e la successiva corsa legislativa per il sequestro dei beni delle famiglie dei sequestrati al fine di evitare il pagamento del riscatto. Giovedì converserà con gli autori dei libri, i giornalisti Pietro Melia e Filippo Veltri, il noto intellettuale reggino Aldo Libri nell’ambito degli incontri letterari di Spazio Open che arricchiscono l’agenda della cultura della città di Reggio Calabria. Un appuntamento imperdibile.