Nella mattinata di ieri 22 febbraio, personale della Polizia di Stato e del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, ha dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione denominata “Gallicò”, a due ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di 18 persone (16 in carcere, 1 agli arresti domiciliari ed 1 obbligo di presentazione alla p.g.), indiziati, a diverso titolo, e allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari e fatte salve diverse valutazioni nelle fasi successive, dei reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni ed altro. Oltre ai destinatari dei provvedimenti cautelari, nei due procedimenti penali risultano indagati complessivamente 40 soggetti.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e dalla SISCO della Polizia di Stato e dal Nucleo Investigativo dell’Arma dei Carabinieri sotto le direttive della Procura della Repubblica, eseguite sia con le classiche tecniche investigative, ma anche con i più moderni strumenti d’intercettazione hanno permesso di ricostruire dinamiche e assetti dell’articolazione di ndrangheta operante nel territorio di Gallico, ricostruendone il ricorso ad atti intimidatori per l’imposizione del controllo del territorio ed un diffuso sistema estorsivo, nonché l’ampia disponibilità di armi e la gestione occulta di diverse imprese economiche. Allo stesso modo, sono state ricostruite le dinamiche riorganizzative interne attivatesi per colmare i vuoti di potere determinati dall’arresto di elementi di vertici avvenuti nel periodo dell’attività, nonché le modalità di sostentamento ai detenuti, argomento, questo, percepito così rilevante da essere oggetto di corrispondenza tra questi ultimi e gli indagati in libertà.
Proprio in relazione al controllo criminale dell’area elementi significativi sono emersi anche dalle indagini condotte dalla Sezione Omicidi della Squadra Mobile a seguito dell’omicidio di CATALANO Francesco, avvenuto il 14 febbraio 2019, in relazione al quale risultano attinti da misura cautelare CORSO Domenico Mariano e ZLATAN Costel. L’evento, per come ricostruito dalle indagini, si inserisce proprio nelle dinamiche che hanno caratterizzato – tra il 2017 ed il 2020 – il conflitto per il controllo criminale del quartiere Gallico di Reggio Calabria, a seguito dell’arresto, nel luglio 2018, di CRUPI Antonino. In particolare, dalle indagini condotte sull’omicidio di CATALANO è emerso che il predetto, già condannato per associazione a delinquere di tipo mafioso (operazione c.d. Olimpia), allorquando ha cercato di assumere il comando di quel territorio, è entrato in contrasto con CORSO Domenico Mariano che, già nel 2018, era assurto a principale referente mafioso nella zona.
Si evidenzia che il predetto ZLATAN, poco dopo l’omicidio, ha fatto perdere le sue tracce in Italia, trasferendosi nel Regno Unito, dove, nella mattinata odierna, è stato rintracciato e tratto in arresto dalle autorità britanniche appositamente attivate tramite il canale I-CAN del Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia.
Sempre le indagini connesse all’omicidio CATALANO facevano emergere un giro di prestito di denaro a tassi usurai, per il quale risultano attinti da misura cautelare 5 soggetti. Alcune delle vittime, titolari di esercizi commerciali, avevano fatto ricorso agli indagati per far fronte alle difficoltà finanziarie connesse alla pandemia da COVID-19 e relativo lockdown.
Tra le estorsioni contestate agli indagati figurano quelle ai danni dei responsabili di un supermercato del quartiere Gallico, affiliato ad un noto marchio, con l’imposizione di plurime assunzioni prima e successivamente della promozione della moglie di uno degli indagati.
Ancora sotto il profilo del condizionamento delle attività economiche attraverso condotte estorsive sono emerse infiltrazioni nel settore della panificazione attraverso l’imposizione a rifornirsi di farina da un determinato rivenditore ovvero l’impedimento ad un negozio di frutta di commercializzare il pane per evitare di fare concorrenza al panificio di un indagato. Ancora è emerso l’imposizione ad una impresa edile di affidare la posa del ferro ad una impresa segnalata da un indagato.
Le indagini hanno altresì dimostrato che il gruppo oggetto di investigazione ha avuto la disponibilità di numerose armi, alcune delle quali oggetto di sequestro da parte dei militari dell’Arma dei Carabinieri.
Contestualmente ai provvedimenti restrittivi personali, il GIP ha disposto il sequestro preventivo di 4 società, tutte con sede a Reggio Calabria, fittiziamente intestate a terzi, ma di fatto nella piena disponibilità degli indagati.