Sul banco degli imputati Pietro Desiderio Grasso che prometteva posti di lavoro, grazie a una parentela inventata. In Tribunale 39 parti offese contro l’ex vigile truffatore.
Tanti uomini e donne, sia giovani che anziani e genitori disposti a pagare per facilitare l’agognata conquista del posto del lavoro fisso per i loro figli: sono ben 39 le parti offese nel processo contro Pietro Desiderio Grasso, di 55 anni, originario di Palmi, l’ex agente della Polizia municipale di Reggio Calabria, che usando il nome dell’allora presidente del Senato ed ex procuratore nazionale antimafia, millantava una stretta parentela (a tanti ripeteva «siamo figli due fratelli») e quindi una serie di agganci e canali privilegiati nelle Istituzioni, dove avrebbe potuto spendere più di una parola per fare vincere un concorso pubblico.
In decine e decine di episodi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, prometteva ed assicurava, posti di lavoro, ma in realtà era un omonimo e un truffatore.
La parcella che chiedeva, per intercedere con l’illustre parente, variavano tra i 19 e i 30 mila euro, da versare a rate per una truffa gigantesca. Soldi che le vittime sperano di riavere indietro, una volta ottenuto il posto di lavoro.