Il lungomare di Reggio Calabria sabato sera ha fatto da palcoscenico ad una maxi-rissa “tutti contro uno” per essere più precisi, in cui i tanti sono finiti per accerchiare un ragazzo prendendolo a calci e pugni. Il tutto a poche ore dal Pride, manifestazione che dovrebbe inneggiare all’inclusione e alla tolleranza. Per quale motivo dei giovani dovrebbero “picchiare a morte” un loro coetaneo? Non è di certo la prima volta che accade un episodio del genere. “Vergogna, non c’è educazione. I genitori che riconoscono i figli denuncino”. Sono state queste le parole pronunciate da Falcomatà, che ha pregato i genitori di accompagnare i figli in Questura qualora li riconoscessero in video. Il bullismo non è una novità. Quanto spesso sentiamo parlare di bodyshaming, offese razziste o del più recente revenge porn. Tematiche affrontate più di una volta dai nuovi prodotti seriali e cinematografici. E ciò che emerge è il fortissimo disagio psicologico, causato dai due anni di pandemia ma non solo. Bullismo e violenza fanno ormai parte del quotidiano dei giovani e gli adulti (genitori e figure di riferimento), dovrebbero stare più attenti ai sentimenti nascosti dei ragazzi, cercando di non essere troppo superficiali.
Io, in primis, credo che non si dovrebbe restare indifferenti a tematiche del genere. Servirebbero corsi di educazione all’emotività e la partecipazione ad iniziative di sensibilizzazione. Ragazzi e ragazze riconoscono l’importanza di iniziare fin da subito a insegnare a bambini e bambine una cultura di rispetto e accoglienza verso l’altro e tra le proposte avanzate compare anche quella di coinvolgere i principali social network, richiedendo loro di rafforzare i meccanismi di segnalazione di contenuti inappropriati. Attenzione e supporto: sono queste le richieste fatte dalla Generazione Z, sempre più sola e spaesata, per abbattere il bullismo.
Domenico Leonello