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Rai: arriva un documentario su Natuzza Evolo

14 anni dopo la sua morte Natuzza Evolo torna in televisione.

Venerdì 1° dicembre, RAI-Documentari propone il racconto, per certi versi affascinante e suggestivo, della storia di Natuzza, la mistica calabrese scomparsa 14 anni fa all’età di 85 anni, e che durante la Settimana Santa viveva il mistero delle stigmate.

Lo speciale dal titolo “Il Rifugio delle Anime- Storia di Natuzza Evolo”, presentato dal direttore di RAI-Documentari, Fabrizio Zappi, andrà in onda su RAI TRE il 1° dicembre alle 23.10, e porta la firma dei giornalisti Pino Nano e Maurizio Pizzuto.

Lo speciale -spiega Pino Nano che per la RAI ha seguito il fenomeno per 37 anni consecutivi- non è altro che la storia di questa donna calabrese che raccontava di “vedere e di parlare con la Madonna” e di “avere avuto affidato da lei il compito di realizzare a Paravati, paesino di tremila anime in provincia di Vibo Valentia dove Natuzza viveva, una grande Basilica”. Oggi dopo la sua morte, in realtà, la Chiesa che Natuzza ha fatto costruire quando era ancora in vita è diventata meta infinita di pellegrinaggi di fede da ogni parte del mondo.

Ma la mistica di Paravati -precisa il docufilm- raccontava anche di essere in grado di “dialogare con gli angeli e con le anime dei defunti”. Lo speciale prodotto da Studio Colosseo -la regia è di Simone Rubin- propone alcune interviste inedite ed esclusive in cui Natuzza ha raccontato negli anni allo stesso Pino Nano come “dietro le spalle di ognuno di noi c’è un angelo custode con il quale io parlo, e che mi aiuta a riconoscere cosa pensa e cosa vuole chi viene a cercarmi”.

È lo stesso angelo custode -ripeteva più volte Natuzza- che “mi permette di parlare tante lingue diverse, pur non essendo io mai andata a scuola, e pur non avendo mai imparato né a leggere né a scrivere”.

Il Rifugio delle Anime” –per gli autori- vuole essere soprattutto la ricostruzione dettagliata di quello che per la Chiesa diventò negli anni 30/40 un caso davvero “difficile da decodificare e da interpretare”.

Con l’aiuto dei documenti inediti recuperati presso l’Archivio Storico dell’Universita’ Cattolica di Milano, il docufilm propone per la prima volta al grande pubblico italiano il carteggio epistolare che ci fu allora tra il vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Paolo Albera, e il rettore della Cattolica di Milano Padre Agostino Gemelli, carteggio da cui si evince che, come era già accaduto anni prima per Padre Pio, Padre Agostino Gemelli, aveva bollato “il Caso Evolo” alla stessa maniera di quello del frate di Pietrelcina.

Un caso di pura isteria” scriveva Padre Agostino Gemelli alla Chiesa locale, consigliando alla Curia Arcivescovile calabrese di “isolare la ragazza che parlava con la madonna”, e di “ridurla al silenzio”. Poi in realtà Natuzza venne rinchiusa nel manicomio criminale di Reggio Calabria. Un racconto avvincente, che ripropone anche immagini inedite delle stigmate della donna di Paravati in varie fasi della sua vita, testimonianze fotografiche strettamente legate al giorno del Venerdì Santo di ogni anno. Molte anche le “voci” e le “testimonianze” di vecchi filmati, che gli autori del docufilm, hanno recuperato negli archivi di RAI TECHE, la più suggestiva quella del grande antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, che intervistato da Enzo Biagi vent’anni fa spiegava quanto il “fenomeno Natuzza Evolo fosse più che mai autentico e reale.

Tra le testimonianze scelte per dar corpo allo speciale, in particolare, quella del medico chirurgo che ha seguito Natuzza Evolo per lunghi anni durante la Settimana Santa, “quando Natuzza viveva i segni della passione di Gesù”, Franco Petrolo; quella di Ruggero Pegna, famoso promoter musicale, che racconta di essere stato da lei miracolato dopo una terribile diagnosi di tumore e che per i medici del Gaslini di Genova era assolutamente inguaribile; quella del fisico nucleare Valerio Marinelli che ha analizzato le sue emografie per quasi 50 anni scrivendo su di lei 12 libri diversi; quella del primo padre postulatore Enzo Gabrieli che per 14 lunghi anni ha seguito il caso per conto della Santa Sede, dopo l’avvio del processo di beatificazione; quello dei due sacerdoti che più le sono stati accanto nel corso di questi ultimi 40 anni, don Pasquale Varone e don Michele Cordiano, e infine la riflessione dello scrittore e giornalista di Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Roberto Italo Zanini.

Un grande “mistero ancora irrisolto”, e che a cento anni dalla nascita di Natuzza Evolo -questo il messaggio finale del film di Pino Nano e Maurizio Pizzuto- hanno trasformato la storia di questa contadina calabrese in “una vera e propria leggenda popolare”.

Sarà ora la Chiesa di Papa Francesco, nei prossimi anni, ad analizzare i “frutti di Paravati” e a decidere sulla santità o meno di Natuzza Evolo, anche se per la gente che l’ha incontrata e conosciuta- questo il messaggio finale dello speciale televisivo di RAI Documentari- “Natuzza è già Santa”.

 

NOTE DEGLI AUTORI

Per raccontare Natuzza Evolo e la sua storia -sottolineano Pino Nano e Maurizio Pizzuto- avremmo potuto alzare i toni della narrazione facendo leva sull’emozione popolare di fronte alle immagini delle stigmate alle mani e ai piedi che Natuzza aveva durante la Settimana Santa, ma abbiamo invece preferito il racconto personale e pacato di chi con lei ha trascorso gran parte della sua esperienza mistica, alla luce di documenti storici e di una ricostruzione attenta e rigorosa del fenomeno. Natuzza, per noi che l’abbiamo seguita per oltre 30 anni, rimane ancora un grande mistero tutto da decodificare e da interpretare, e questo ci auguriamo che si colga a pieno nel nostro docufilm”.

NOTE DI REGIA

Ripercorrere attraverso immagini d’archivio, un montaggio dinamico e ricco di tagli, analisi e sintesi, la storia di una delle figure più sacre e controverse del mondo cattolico moderno. La biografia, i presunti doni spirituali, la beatificazione e le controversie insorte, il tutto raccontato attraverso i luoghi, le persone e i fatti avvenuti intorno alla santa. Vivere quegli spazi e sentire quei rumori, raccontare quei punti di vista e quelle prospettive, cercare quella magia, quel sacro che forse permane nei suoi percorsi quotidiani e soprattutto negli occhi delle persone che ancora oggi a Paravati difendono quella loro intoccabile, e mai messa in discussione, fortezza del credo.

NOTE DI PRODUZIONE

Questo non è un racconto religioso. Questo è l’incipit di una riflessione che va oltre le barriere della fede; una narrazione che avvolge il pubblico in un viaggio emozionante, offrendo spunti di riflessione su temi fondamentali che riguardano l’umanità nel suo insieme. Risuoneranno nella mente degli spettatori tematiche universali come l’amore, l’empatia e la compassione, la ricerca di significato e il confronto con il mistero dell’esistenza, incoraggiando il pubblico a esplorare il proprio senso di significato, ad approfondire i valori fondamentali e a riflettere sul proprio percorso. Attraverso la potenza evocativa delle immagini e delle parole di chi l’ha conosciuta, cercheremo di far rivivere al pubblico le emozioni che animano questi luoghi e queste persone. Vogliamo suscitare l’ammirazione e la riflessione, mostrando come una donna semplice possa toccare le vite di molti e riunire una comunità. Vogliamo porre degli interrogativi profondi. Sarà un’esperienza, un viaggio cinematografico indimenticabile che coinvolgerà la ragione e il cuore dello spettatore. Attraverso un intreccio di immagini, suoni e narrazione di fatti reali, speriamo di far emergere la profonda umanità di Natuzza, le sue sfide e le contraddizioni che avvolgono la sua figura, di generare una riflessione sulla eredità di Natuzza e sul suo impatto duraturo nella vita delle persone e di una comunità.

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