La questione giustizia e il tritacarne gli scioglimenti dei Consigli Comunali per infiltrazioni mafiose: il caso Giuseppe Idà di Rosarno
Aldo Polisena
La divisione dei poteri, legislativo e giudiziario, in uno Stato Democratico come l’Italia è una grande conquista. Ma c’è un detto popolare che dice ”La legge è uguale per tutti ma con i denari e l’amicizia si ‘ncula la giustizia.” E’ sotto gli occhi di tutti il cattivo funzionamento della Giustizia dove una semplice richiesta di indagine o un avviso di garanzia diventa una condanna definitiva. In un Paese dove la gente ha già perso la fiducia nella politica e nelle Istituzioni, la legge sullo scioglimento dei comuni, diventa un elemento di maggiore perdita di credibilità dello Stato. L’ultimo esempio e che ci deve portare ad una profonda riflessione e il caso dello scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale di Rosarno democraticamente eletto nel maggio 2016 e dove rimase “triturato” con l’accusa di voto di scambio il Sindaco Giuseppe Idà, oggi assolto con le sentenza che i fatti non sussistono”.
I fatti. L’operazione Faust scattò nel gennaio del 2021 e portò all’arresto di 49 persone e dell’ex Sindaco Giuseppe Idà con l’accusa di “scambio elettorale politico mafioso” che portò allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio Comunale. Il processo celebrato davanti al tribunale di Palmi vide alla sbarra diversi imputati, tra i quali esponenti del clan Pisano di Rosarno. L’ex Sindaco Idà finì agli arresti domiciliari e il divieto di dimora nel comune di Rosarno. L’ accusa rivolta a Idà era legata al fatto che, in qualità di candidato a Sindaco della lista CambiAmo Rosarno, avrebbe accettato la promessa di alcuni esponenti della cosca Pisano di procurargli dei voti. Per l’ex Sindaco venne richiesta una condanna a 13 anni di reclusione e oggi, a distanza di 4 anni, la sentenza del Tribunale Palmese lo assolve perché il fatto non sussiste. Chi conosceva il Dottor Idà avrebbe scommesso della sua innocenza e dell’operato corretto delle sue azioni, quindi la sua amarezza di allora e di oggi, ci stà tutta per “ essere stato catapultato in un mondo e in una realtà che non aveva mai previsto nella sua vita”.
La Calabria detiene il primato dei Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose sulla base di una legge considerata da tanti, “ferraginosa e sbagliata” e che consegna alla nostra Regione un triste primato il quale restringe gli spazi di Democrazia e priva i cittadini del diritto di vedere gli Amministrati che ha votato al lavoro per il proprio Comune. La legge va cambiata perchè provoca dei danni gravi alla Comunità con la perdita di fiducia nei confronti degli Amministratori. Le responsabilità andrebbero accertate in maniera certa e bisognerebbe allontanare solo gli amministratori collusi e affiancare il Sindaco di un commissario che possa sovraintendere agli atti amministrativi e verificare eventuali illegalità.