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lunedì, Novembre 25, 2024
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Quartuccio: lo sviluppo di questa terra passa dalla Cultura

Intervista a tutto campo con il Consigliere metropolitano delegato alla Cultura, Filippo Quartuccio, giovane esponente della giunta. Con lui abbiamo toccato tutti gli argomenti di un territorio che dovrebbe vivere di cultura, sia dal punto di vista economico che sociale. Dai Bronzi di Riace fino alle pagine dei nostri scrittori.

 Cinquant’anni di Bronzi di Riace en plein air. Consigliere metropolitano delegato alla Cultura Filippo Quartuccio, tracciamo un bilancio del cinquantenario? Cosa si è fatto, cosa si poteva fare di più, cosa si poteva fare meglio? Dopo le celebrazioni, sul territorio e in termini d’effettiva promozione del Reggino e della Calabria, cosa resta?

È difficile raccontare sinteticamente cosa è stato, ma ci provo. Abbiamo scommesso tanto sul 50esimo anniversario dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, sia in termini di risorse economiche che umane. La mission era quella di animare il territorio e i suoi beni culturali con le diverse espressioni artistiche. Si, i beni culturali/archeologici che molto spesso neanche noi conosciamo. Abbiamo addirittura fatto un avviso pubblico in questo senso, perché crediamo tanto nel connubio attività culturali e di spettacolo/beni culturali. Sinergie, squadra, sacrifici, ma anche tanti risultati. A proposito di risultati. Siamo stati a Roma nei palazzi che contano per incontrare quelli che “contano”. A parte qualche uscita pubblica di circostanza, non mi pare che da Roma abbiano “dato una mano” fino ad ora per questa grande ricorrenza. Non mi interessano i colori politici. Mi interessa, però, se esponenti di governo non danno la giusta attenzione al nostro territorio per aiutarlo a celebrare nel modo che merita le due grandi Statue. Lavorare di più sul contesto internazionale resta un obiettivo che perseguiremo. Sul territorio cosa resta? Lo stupore dei turisti che ancora oggi ci scrivono complimentandosi con noi per la qualità dell’offerta proposta, la grande professionalità degli artisti coinvolti provenienti anche da Europa e Sud America e la solidità dei rapporti con le amministrazioni comunali che, diciamolo, sono state decisamente preziose per la realizzazione degli eventi. Siamo molto soddisfatti di quanto fatto soprattutto per la straordinaria partecipazione di pubblico a tutti gli eventi».

A proposito: i Bronzi stanno bene lì dove stanno, al MarRc, vero? Ma lei cosa farebbe, se il nuovo Governo dovesse tirar fuori dalla naftalina il “solito” progetto dei Bronzi-globetrotter in giro per il pianeta?

I Bronzi di Riace stanno benissimo al Museo archeologico nazionale e sono valorizzati da un direttore operativo e lungimirante che ha la fortuna di avere dei collaboratori molto preparati. Se il nuovo governo dovesse decidere di farli “viaggiare” sono certo che tutta la città (e non solo!) si mobiliterà per evitare che questo accada. Li difenderemo con le unghie e con i denti. Ed io sarò in prima linea».

 Grazie al cielo (anche nella Locride) non tutto è ‘ndrangheta, benché rispetto alla Calabria qualcuno ami una narrazione di questo tipo. Negli anni scorsi, il nostro giornale aveva proposto “La strada degli scrittori”, per aiutare a conoscere di più e meglio gli scrittori della Locride e la loro produzione. Quanto potrebbe un percorso di questo tipo a uscire fuori dagli stereotipi che sempre filtrano la descrizione della Jonica reggina?

La narrazione della ‘ndrangheta serve a soffocare le occasioni di sviluppo di una Terra. Basta, basta davvero con questa narrazione perché siamo stufi. La Locride esprime un potenziale straordinario e, da ultimo, lo ha dimostrato facendo rete su un progetto che noi abbiamo condiviso e sposato. Continueremo a sostenere convintamente il sogno di “Locride Capitale Italiana della Cultura 2025”. Gli scrittori calabresi? Diversi mesi fa abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con il Centro internazionale scrittori che va esattamente in questa direzione: approfondire la storia e le opere dei nostri grandi scrittori. Qualsiasi idea che si pone quest’obiettivo è assolutamente meritevole d’essere approfondita».

Straordinarie le proiezioni della valorizzazione dei beni culturali materiali e immateriali, cui la Città metropolitana di Reggio Calabria sta procedendo. Nel merito, a che punto siamo? Con quali strumenti e in quali tempi si proverà ad abbandonare il luogo comune secondo il quale il patrimonio della tradizione nel Reggino è costituito quasi esclusivamente dalle pur importantissime processione della Madonna della Consolazione (a Reggio) e Varia (a Palmi)?

«Il Patrimonio della Tradizione è ciò che siamo. Il nostro Popolo è ricco di tradizioni. Sul patrimonio immateriale, in linea con le attività poste in essere dai contesti nazionali e internazionali, abbiamo voluto scommettere. Il nostro compito è quello di tenere tutto assieme, materiale e immateriale perché è solo tramite una straordinaria azione di promozione congiunta che attrarremo sempre più turismo e riusciremo a dare il giusto valore agli elementi identitari di cui disponiamo».

 Nei mesi scorsi, ha ricevuto un’ulteriore e significativa delega: Politiche internazionali, comunitarie e del Mediterraneo. Ma anche il suo lavoro prende necessariamente le mosse da un dato. A parte gli interscambi dell’Università “Mediterranea” o qualche tentativo di un passato non molto recente (pensiamo all’epoca di Fabrizio Capua da assessore regionale competente in materia), langue parecchio il dialogo col NordAfrica e, in genere, con un bacino mediterraneo che diventa ogni giorno più strategico sullo ‘scacchiere’ mondiale…

«Il Mediterraneo è la nostra porta principale. Ci sono delle attività in campo che, nei prossimi mesi, potrebbero vedere la luce. Certo è che la nostra posizione geografica ci consente di guardare con grande interesse all’area del Mediterraneo. Dobbiamo cercare di essere promotori di buone prassi tra i popoli. Siamo già un popolo di persone generose e accoglienti. La scommessa è riuscire a trasformare le nostre grandi qualità umane in occasioni di sviluppo economico, culturale e sociale per i nostri territori».

Mario Meliadò

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