Su La Repubblica, edizione di Roma, del 17 marzo scorso è apparsa la notizia a firma di Paolo Boccaccia: “In vendita la casa-studio dell’archistar Paolo Portoghesi a Calcata“, con sottotitolo che colpisce per il riferimento alla Locride: “Il grande architetto trasformò un rudere in un edificio dall’aria medievale, nel quale si entra da un ponte levatoio. All’ingresso le canne di un organo. Il collaboratore: “Lì sono stati progettati il nuovo quartiere di Roma Parco Talenti ma anche la Moschea di Strasburgo e la Cittadella scolastica della Locride”.
Vito Pirruccio
Son passati 21 anni da quando l’allora Provincia di Reggio Calabria decise di indire un concorso di progettazione internazionale che, nelle intenzioni degli amministratori del tempo, doveva comprendere il Liceo Classico, l’Istituto d’Arte, l’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e per la Ristorazione e l’IPSIA.
L’idea di un campus rispondeva sia ad una migliore e razionale offerta formativa e sia intravedeva gli sviluppi organizzativi che avrebbero portato a una gestione raggruppata degli istituti in questione. Il progetto, nato con lungimirante ambizione e mediante il coinvolgimento degli EE.LL. interessati, alla fine, restò sulla carta.
Intanto con il cambio dell’ente ideatore da Provincia a Città Metropolitana, ma, soprattutto, a seguito della crisi demografica galoppante e degli interventi ripetuti di riorganizzazione della rete scolastica, attenti a salvaguardare l’esistente a scapito di un piano reale di edilizia scolastica e di bisogni formativi, ci troviamo con poli scolastici disseminati sul territorio dalla difficile gestione e dotati di ambienti formativi non adeguatamente in linea con gli obiettivi fissati dagli stessi finanziamenti europei. Soprattutto una disseminazione di istituti sul territorio con evidenti difficoltà a resistere all’incalzare del calo demografico e alla conseguente riduzione delle iscrizioni.
Accantonata l’idea delle “Cittadelle Scolastiche delle Scuole Superiori” (Quella della Locride non era la sola idea messa in campo, ma era stata preceduta, per esempio, dalla “Cittadella scolastica” progettata nella zona “Giardini” tra Gioiosa Jonica-Marina di Gioiosa Jonica e subito accantonata/boicottata) sono continuate, anche se in misura minore rispetto passato, le conduzioni in affitto dei locali scolastici ospitanti scuole superiori. Soprattutto, si è continuato con la ristrutturazione di edifici che non avevano in nuce futuro e rischiano, ora, di non avere alcuna funzione per mancanza di utenza. Leggo, a tal proposito, di progetti per rimettere in sesto indirizzi di studio (Mi riferisco, prima di tutto, all’Istituto Tecnico per il Turismo di Marina di Gioiosa Jonica e mi piange il cuore se penso al lavoro magistrale svolto dai compianti presidi prof. Carmelo Filocamo e Antonio Cavallo), ormai, colpevolmente svuotati sia dal punto di vista didattico-organizzativo e sia di utenza. Si tratta sicuramente di buoni propositi, se si vuole, anche, lodevoli, ma che difficilmente potranno avere le ricadute auspicate. Magari si realizzasse il miracolo!
La strada delle “cittadelle scolastiche”, mai seriamente presa in considerazione dalla stragrande maggioranza dei nostri amministratori, neanche per le scuole del primo ciclo, infanzia inclusa, oltre ad ottimizzare la spesa in termini di gestione, avrebbe assicurato un’azione di manutenzione più incisiva e ordinata. E avrebbe creato i presupposti per costruire ambienti di approfondimento in linea con la didattica moderna. Si pensi un attimo a quante acrobazie si stanno facendo per utilizzare al meglio i fondi PNRR per l’edilizia scolastica e dotare le strutture esistenti di palestre e mense scolastiche. Alla fine, avremo certamente più spazi, ma con adattamenti logistici e strutturali che, in molti contesti, continueranno ad avere difficoltà di utilizzazione piena. Intanto, si spende una valanga di soldi per rincorrere quell’efficienza minata all’origine.