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sabato, Febbraio 22, 2025
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Quando il falso diventa “Storia”

La notizia è di alcuni giorni fa in seguito alla distribuzione per il Premio Letterario ”Città di Siderno”. Il premio è stato distribuito e donato a moltissimi, ma c’è un premio letterario che più tra tutti è fondamentale: la sezione speciale “Premio dei ragazzi”. Il premio è stato assegnato a Pietro Criaco con “L’idea che ci univa”. Si legge: “Un romanzo che narra una vicenda di popolo ambientata in terra di Calabria  che ha come epicentro Africo e l’eterna lotta per i diritti della gente.”

Rocco Palamara

Il fatto è che questo libro è falso come una moneta di tre euro in quanto i fatti narrati sono stati distolti a piacimento da fatti veri che però l’autore non ha avuto il fegato nè l’onestà intellettuale, come a suo tempo ho già contestato con un articolo che qui di seguito reimposto perché, dico: “Lasciate in pace almeno i ragazzi”! (ai quali va detta solo la verità) :AFRICO – SCIACALLI E AVVOLTOI NELLA LETTERATURA (Dopo esserci dovuti difendere dagli ndranghetisti tocca difenderci anche da questi imbroglioni) 

Per la sua importante storia di lotte tra gli anni ’50 e ’70 Africo, in provincia di Reggio è, in termini letterari, come un grande territorio di caccia per leoni e leopardi (qualcuno) e tanti avvoltoi e sciacalli che scrivono di tutto e di più, svicolando però dall’argomento ‘ndrangheta contestuale nelle stesse vicende del paese. Di quest’ultimo tipo di narrazione è il libro “L’idea che ci univa” di Pietro Criaco: tra gli intellettuali “impegnati” de noi altri che disinformano invece che informare. L’autore (da non confondere con Gioacchino Criaco) ripercorre metodicamente fatti realmente accaduti, per poi plasmarli a piacimento in chiave piagnosa e moralista, come nel suo stile. La rivolta di Africo per il diritto allo studio e per l’occupazione del 1972, sulla quale è imperniato il racconto, fu una bella lotta di cui tutto sommato si conserva un buon ricordo: Interi quattro giorni di occupazione del paese con blocchi stradale e ferroviario e sabotaggi dei treni in transito in tutta la Locride. Settantuno denunciati, tredici arrestati, cinquanta e più feriti, di cui uno con entrambe le braccia spezzate col calcio dei fucili, da parte dei rivoltosi; e sedici feriti tra poliziotti e carabinieri, tra cui due commissari e un capitano. Per sedarla dovettero arrivare truppe sin da Catania e da Salerno, ma per Criaco fu essenzialmente un fatto di gente che grida e che fugge nella parte della vittima.

Ergendosi ad arbitro, sulla stessa rivolta distribuisce ruoli e meriti a casaccio tanto che a dirigerla figura un consigliere regionale di Siderno, che nessuno ha visto.  Per il resto non c’è fatto o fatterello del paese che lui non prende e ficca a forza nel suo libro-sacco manipolandolo o stravolgendolo del tutto; salvo poi davanti a fatti di ‘ndrangheta fare lima sorda e scena muta. I fatti sono doppiamente falsati proprio perché verosimili eppure travisati nello spirito. Sulla falsariga dei veri accadimenti il Criaco moralista fa miracoli…: 

• Ad Africo c’era il “brutto” vizio di girare armati di pistola? Ed ecco che suo fratello ne trova una, e che fa? Pensa e ti ripensa e va a gettarla a mare.

• C’erano le vecchie baracche “svedesi” che andavano spesso a fuoco? Allora lo stesso suo fratello eroe si getta tra le fiamme e salva un…nemico! 

• La famosa tarantella in piazza del libro “Africo” di Corrado Stajano? C’è anche quella… ma in chiave di “fratellanza” e non – come fu – di sfida ai mafiosi: che poi per vendicarsi ci presero a fucilate. Tra i feriti anche suo fratello ma questo, che è vero, non lo dice!

Per Criaco l’argomento “’ndrangheta” è spinosissimo. Si apre e si chiude nell’ episodio in cui un brutto ceffo tira un paio di sganascioni al protagonista (Pietro/Paolo) che molto significativamente se la fa anche sotto; mentre del fatto che proprio ad Africo ci fu chi si oppose davvero e con forza alla mafia, pagando con morti, feriti e persecuzioni giudiziarie, non c’è traccia! Nel mondo bello e ipocrita di Criaco troviamo persino una sorta di omaggio al “nemico” nell’episodio (completamente inventato) del carabiniere “pentito” che si dimette per aver manganellato i manifestanti. Ma non una parola di ricordo su chi tra i nostri è stato anche ucciso.

Altra invenzione pura di Criaco Pietro è quella delle mai avvenute manifestazioni davanti al carcere di Locri per far scarcerati gli arrestati della rivolta (già liberati come precondizione per la fine della stessa). Il bello (o brutto?) è che l’autore prende spunto da una grande e vera manifestazione precedente (30 aprile 1971 prima manifestazione antimafia in Italia) per la liberazione dei fratelli Palamara, anarchici della stessa Africo, incarcerati per essersi difesi dagli ‘ndranghetisti. 

Evento epocale, ma ignorato nel libro poco serio di Criaco.

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