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lunedì, Settembre 16, 2024
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Qoelet: Il problema della morte e del limite

l Qoelet, un libro biblico di difficile interpretazione, famoso per il suo ritornello “vanità delle vanità”, esplora la natura fugace e vana dell’esistenza umana. L’autore, che si finge Salomone, indaga su tutti gli aspetti della vita: ricchezza, piacere, sapienza, morte. Conclude che tutto è “soffio, vento”, privo di valore duraturo. Nonostante la brevità della vita, il Qoelet consiglia di godere dei piaceri semplici, come il cibo e la compagnia, e di vivere con saggezza, temendo Dio. Il testo offre una visione disillusa ma realistica della vita, invitando ad accettare la propria mortalità e a vivere al meglio il tempo a disposizione.

Bruno Chinè

II Qoelet è un libro sacro di difficile interpretazione, forse per questo, a volte, è stato confuso col vanitas vanitatum; è noto per il suo ritornello vanità delle vanità, tutto è vanità tranne l’adorare Dio. La responsabilità di usare il vanitas vanitatum come testo del Qoelet è di San Girolamo che, nella sua ciclopica fatica di traduzione della Bibbia in latino, ha dovuto risolvere diversi problemi per tenere il testo ebraico in sintonia col pensiero cristiano. Nel testo di Qoelet al posto delle parole vanità delle vanità c’è scritto, “tutto è soffio, vento”. E non è la stessa cosa, anzi cambia tutto; vanitas esprime un concetto morale, soffio, e vento indicano invece un quid impalpabile, fugace, ma terreno, concreto. E per Qoelet tutto nella vita è appunto, fugace e impalpabile. Ma chi è Qoelet? Letteralmente il termine ebraico significa: colui che presiede un’assemblea.  Nel nostro testo si definisce: re d’Israele, ma è solo una finzione; assume la maschera di Salomone con la quale ricerca ed esplora tutto ciò che accade sotto il cielo. E’ un esploratore attento e sereno di tutto ciò che avviene nella vita; il tutto viene fatto con sguardo saggio, le cose vengono chiamate col loro nome anche quando questo è duro; si tratta di un’occupazione gravosa, che non finisce mai che Dio ha dato agli uomini, perché vi si affatichino. Dice Quolet indossando la maschera di Salamone: ”Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento.  Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare. Pensavo e dicevo fra me: ecco io sono cresciuto e avanzato in sapienza più di quanti regnarono prima di me a Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza. Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia e ho capito che anche questo è correre dietro al vento. Infatti, molta sapienza, molti affanni; chi accresce il sapere, aumenta il dolore.”  La maschera di re gli consente di provare tutte le gioie della vita, accumula beni terreni più di ogni re precedente, schiavi e schiave, diventa il più ricco e potente, non si nega nessun piacere, considera tutta a fatica delle sue mani che ha sostenuto per realizzarle, ma la conclusione è la stessa: tutto è soffio, un correre dietro il vento. Considera la saggezza, la follia e la stoltezza; certo il saggio ha la luce negli occhi e lo stolto vive nel buio, ma alla fine il saggio e lo stolto avranno la stessa fine. Quando prende atto che saggio e lo stolto sono assoggettati allo stesso destino odia la vita; non può accettare che le ricchezze, frutto di lavoro ed intelligenza possano essere sciupate da uno stolto. Quale profitto riceve l’uomo dalla sua fatica e dalle sue preoccupazioni con cui si affanna sotto il sole? tutto questo affannarsi notte e giorno è solo soffio, vento. Dante che certamente conosceva il Qoelet, parlando della potenza terrena di Federico II di Svevia la chiama: vento di Soave. Quale immagine esprime la fugacità delle cose meglio del vento? Quolet  afferma che c’è un tempo per ogni cosa: un tempo per vivere, un tempo per morire, un tempo per amare, un tempo per odiare……Iddio ha fatto ogni cosa bella, a suo tempo, senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie. Si rende conto allora che per gli uomini non c’è nulla di meglio che godere e procacciarsi la felicità durante la loro vita e che un uomo mangi, beva col suo lavoro, anche questo è dono di Dio. Riconosce che qualunque cosa Dio fa dura per sempre; Dio agisce così perché lo si tema. Quello che accade è già stato, quello che sarà è già accaduto. La parte più dura del testo è quella che afferma: per quanto riguarda i figli dell’uomo mi sono detto che Dio vuole metterli alla prova e mostrare che essi di per sé sono bestie, Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa: come muoiono queste così muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie perché tutto è soffio, tutto deriva dalla polvere; conclude: “mi sono accorto che nulla c’è di meglio per l’uomo che godere delle sue opere, perché questa è la parte che gli spetta; e chi potrà condurlo a vedere ciò che accadrà dopo di lui?  Passa in rassegna tutte le forme d’oppressione che si fanno sotto il sole; le lacrime degli oppressi e la mancanza di chi li consoli; allora ho proclamato felici i morti, ma più felici dei morti e dei viventi quelli che non sono mai nati. Questo concetto di Quolet coincide con quanto il Satiro Sirone rivela a re Mida che lo interroga sulla condizione migliore per l’uomo: risponde il satiro: non essere mai nato. Meglio un boccone ottenuto onestamene che un banchetto frutto di fatica e correndo dietro al vento. C’è poi l’uomo solo, senza eredi che si affatica anch’esso per procurare ricchezza ed anche questo è un rincorrere il vento. Poi una raccomandazione accorata di Quolet: temere Dio. Chi teme Dio è saggio e si sta all’ombra della saggezza come si sta all’ombra del danaro. Questo riferimento al denaro è un indizio che Quolet è stato redatto nel terzo secolo circa a. C. perché prima di quella data gli Ebrei praticavano solo il baratto.  Con la comparsa del denaro cresce la sete dell’uomo per accumulare ricchezza. Non manca una staffilata contro le donne: “Trovo che amara più della morte è la donna: essa è tutta lacci, una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge, ma chi fallisce ne resta preso. Attraverso la ricerca sono arrivato a una conclusione certa: “non ho trovato un solo uomo tra mille, ma una donna tra mille non l’ho trovata”. Dinanzi a quasi tutti i casi della vita che sono solo un rincorrere il vento, cosa deve fare l’uomo? “Non ha altra felicità sotto il sole che mangiare e bere e stare allegro. Sia questa la sua compagnia, durante i giorni di vita che Dio gli concede sotto il sole. Poi i limiti del sapere umano: se l’uomo si affatica giorno e notte senza prendere sonno non può scoprire tutta l’opera di Dio e tutto quello che si fa sotto il sole. Non mancano le raccomandazioni agli uomini per farli vivere meglio. Infelici i paesi i cui governanti gozzovigliano da mattina a sera e fortunati quelli che hanno amministratori che mangiano al tempo dovuto, e non per gozzovigliare. Non criticare il tuo Re e non dir male dei potenti nemmeno nella tua stanza da letto; un uccellino potrebbe diffonderne la voce. Come l’uomo ignora come avviene la formazione d’un bambino nel grembo d’una madre così ignora l’opera di Dio che ha creato tutto. Loda poi i sensi: “Dolce è la luce e bello per gli occhi vedere il sole. Invita i giovani a godere durante la loro giovinezza perché questa è anch’essa vento; scaccia poi il dolore e la malattia- Che cosa Qoelet raccomanda all’uomo: “sù mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere. In ogni tempo siano candide le tue vesti ed il profumo non manchi sul tuo capo; godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con forza perché non ci sarà né attività né calcolo nè sapienza nel regno dei morti dove stai per andare. Con la vecchiaia cambia tuto: si attenuerà il rumore della mola, e il cinguettio degli uccelli, si avrà paura delle alture e si proverà terrore nel cammino, la locusta si trascinerà a stento ed il cappero non avrà più effetto, l’uomo se ne va nella dimora eterna, la polvere torna alla terra da dove è venuta ed il soffio vitale torna a Dio che lo ha dato. Oltre a essere saggio Quelet insegnò al popolo la scienza; ascoltò, meditò e compose un gran numero di massime. Quolet, dopo avere osservato i casi de mondo e meditato tanto conclude: temi Dio ed osserva i suoi comandamenti perché qui sta tutto l’uomo. Infatti Dio citerà in giudizio ogni azione, anche tutto ciò che è occulto, bene o male.

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