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domenica, Novembre 24, 2024
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Prefiche o partecipazione?

Francesco Martino ci parla delle prefiche, figure risalenti all’antica Grecia che oggi infestano le nostre società e nel loro piangere i morti, spesso dimenticano i vivi.

Le prefiche erano le donne pagate, nel mondo greco, per piangere e urlare nelle case dei morti durante il ricevimento.

Questo rito è ancora vivo nelle nostre culture ed è vissuto intensamente.

Passo, spesso, davanti alla struttura dove si ricevono le persone, che vogliono partecipare al dolore dei famigliari, in quanto si trova sulla strada che mi porta in centro.

Non ho niente da obiettare, ma si vede come cambiano i tempi, una volta si piangeva nella casa del defunto, dove spesso si diceva che era presente la sua “anima”, adesso si trasferisce questo passaggio dalla vita alla morte in un luogo neutro.

Anche davanti alla chiesa, dove si svolge il funerale, vi è una presenza notevole.

L’affollamento, che si trova nella strada, mi ha sempre sorpreso in quanto in altre occasioni non si vede tanta partecipazione.

Non sono uno credente, ma rispetto il dolore altrui.

Per mia natura sono abituato a partecipare alle ’iniziative civiche, di mobilitazione e di presenza attiva a eventi politici.

Ritengo che questo sia importante, che non si possa lasciare la politica solo a chi spesso lo fa per interessi personali e spesso mi viene da dire che questo è un paese per morti.

Si partecipa all’evento luttuoso per “rispetto” del morto e dei suoi parenti, non si può mancare, verrebbe vissuto come scarsa considerazione e anche perché si spera spesso che alla propria morte  gli altri siano presenti al funerale.

Ma preferirei che anche i cittadini assolvano una funzione importante, quello di occuparsi della vita delle persone in vita, dei problemi del comune, che sono i nostri, salute, ambiente, territorio  ben curato.

Piangere i morti, non dovrebbe far dimenticare i vivi,  la vita pubblica, gli interessi di tutti.

Invece, vedo in giro tante prefiche che si lagnano di tutto, urlano al cielo, chiacchierando e lasciando che i nostri paesi muoiono per inedia.

La frase “tanto non si può far niente” assolve tutti e si lascia la gestione pubblica ad alcuni che lo fanno solo per i propri interessi.

Ogni tanto sarebbe opportuno, che senza essere pagati, come le prefiche di una volta, ci si ritrovi in luoghi più adatti e parlassimo e ci confrontassimo sul nostro modo di vivere i problemi comuni.

Ci guadagneremmo tutti e non finiremmo di assomigliare alle prefiche di una volta, urla al vento e battute inutili sul web, ove infinite recriminazioni servono come sfogatoio alla propria impotenza e inettitudine.

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