Ilario Ammendolia ci parla del PNRR, di come impatterà sugli italiani e, nello specifico, dei vantaggi (pochi o inesistenti) che porterà al Sud.
Credo che il PNRR creerà un debito per tutti gli italiani ma i vantaggi per i meridionali saranno pochi.
È inutile cercare i responsabili dal momento che sin dalla sua nascita lo “Stato” italiano si fonda su uno “sviluppo” distorto imposto dalle sue classi dirigenti che hanno reso impossibile un qualsiasi tentativo di programmazione dell’economia italiana.
Programmazione non è una parolaccia ma una necessità. Un timido tentativo fu fatto dai ministri La Malfa e Pieracini circa 60 anni fa ma entrambi furono fermati da un blocco di potere che andava dalla grande stampa “nordista” alla grande finanza e che hanno imposto una crescita ammalata e distorta, che ha certamente sacrificato il Sud, creando però problemi enormi ai cittadini del Nord.
Faccio un esempio : in regioni come la Lombardia o il Veneto i terreni agricoli vengono aggrediti ogni giorno da uno sviluppo che pretende la costruzione di nuove case, nuovi servizi, nuove aree commerciali mentre al Sud un meraviglioso patrimonio edilizio edificato in ambienti di rara bellezza sta andando alla malora e molti terreni agricoli, un tempo produttivi, restano incolti.
Non sarebbe logico incoraggiare gli imprenditori ad investire al Sud pur senza la pretesa di ingabbiare la dinamica del mercato? Perché intossicare l’Emilia o la Lombardia con nuovi allevamenti quando sarebbe possibile spostare una parte al Sud ?
La politica non può continuare ad essere insulto, pettegolezzo e spasmodica ricerca di un capo in grado di bucare lo schermo. La Politica deve governare l’Italia salvaguardando gli interessi del Nord e del Sud, dei ricchi e dei poveri, dei nuovi arrivati e dei vecchi residenti, degli atei e dei credenti, insomma dei 60 milioni di italiani che devono sentirsi cittadini, a pieno titolo, di un solo Paese.
Oggi non è così.
Non è così perché lo Stato è espressione di un blocco di potere che sostanzialmente esclude il Sud.
Un blocco di potere che utilizza i “partiti”, possiede giornali e televisioni (che sono soprattutto al Nord) , finanzia l’industria secondo propri criteri , fa agonizzare L’ILVA di Taranto che avvelena la città , rende la vita difficile a quegli imprenditori sani che non si allineano alla loro strategia. Soprattutto seleziona e controlla il ceto politico che al Sud è regredito allo stato larvale condizionato com’è dal “centro” attraverso i media, le procure, i prefetti, le mafie e il denaro.
Oggi per rendere irreversibili gli equilibri esistenti si pretende l’autonomia differenziata che non è una semplice legge ma la spada di Brenno che viene lanciata contro la gente del Sud e, in seconda battuta, contro tutti i cittadini italiani. Soprattutto contro i più deboli.
Delegare i poteri (e le risorse) alle Regioni del Nord e a quelle del Sud significa liberare le volpi tra le libere galline. Un disastro per il Mezzogiorno e per l’Italia.
I meridionali devono reagire ma l’errore più grave che si potrebbe fare è quello di barattare una legge infame in cambio di soldi, lasciando intatto il meccanismo che è all’origine dello sviluppo distorto.
L’attacco mortale che il ministro Calderoli,( già teorico dei matrimoni celtici e dei sacri riti del “dio Po'” contro la “terronia”) sta portando contro il Sud e contro l’unità d’Italia non può essere bloccato chiudendosi in difesa dell’esistente . È necessario che i democratici e il “mondo del lavoro” del Nord e del Sud riescano a scardinare gli attuali equilibri su cui si regge lo Stato nel nostro Paese e per dirla in maniera più chiara è di fondamentale importanza che il Mezzogiorno esca dalla condizione di colonia ed entri a pieno titolo nello Stato italiano. Ciò non vuol dire nominare qualche meridionale ministro o prefetto ma ripristinare e far funzionare le regole della democrazia parlamentare e rimettere la Politica in condizioni di svolgere il proprio ruolo senza sentire sul collo le briglie dei “padroni del vapore”.