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sabato, Novembre 23, 2024
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Pirruccio a Condarcuri: “Trovo la tua critica fuori luogo”

Vito Pirruccio, ex dirigente scolastico e Presidente dell’associazione Museo della scuola I care, risponde a Rosario Vladimir Condarcuri riguardo all’articolo dal titolo: “Siderno, il Minigolf, gli alberi, e la Brattea aurea una diversa memoria?”, nel quale veniva sollecitata una sua risposta.

Carissimo Rosario,

mi chiami in causa e mi chiedi espressa risposta in merito all’incontro sulla “Bràttea di Siderno” organizzato dal Gruppo Consiliare del PD. Ti rispondo da uomo di scuola e da persona impegnata, con i miei Amici di “I Care!”, ad animare culturalmente la Locride. Ti rispondo, quindi, non da “forestiero” come mi definisci, ma da “indigeno” se vuoi “acquisito”, non fosse altro, perché ho speso 40 anni della mia vita professionale in questo territorio. Ma, voglio ricordartelo, carissimo Rosario, chiunque si occupa di scuola e di cultura non solo non si sente, ma non sarà mai “forestiero”. Spiace che un operatore culturale come te che ha una trentennale attività meritoria alle spalle e una lunghissima frequentazione di donne e uomini di cultura utilizzi con leggerezza il termine “forestiero” che offende chi lo pronuncia, non l’incolpevole destinatario. Ma voglio tralasciare questo svarione, perché so benissimo che ti è scappato di bocca e non lo pensi. Inoltre, posso rispondere dell’incontro sulla “Bràttea di Siderno”, ma di ville, mandorli e botanica varia lascio a te il gusto della critica “paesana”, per non correre il rischio di mischiare il cavolo a merenda.

Mi chiedi se la memoria vale solo per la Bràttea? Scusami, alla banalità della tua domanda ti rispondo subito con un secco no! Ma, spero tu ne convenga, avendo accolto il mio articolo sul giornale da te diretto, non è stato banale porre all’attenzione dell’opinione pubblica della Locride il richiamo a “un pezzo di memoria” che non appartiene solo a Siderno, ma alla Storia con la “S” maiuscola (Anche se la Bràttea è stata ritrovata a Siderno nel 1886, nota agli addetti ai lavori come “Bràttea di Siderno” e custodita ed esposta, senza clamore, da più di un decennio all’interno della collezione del Museo di Locri). Non è stato banale, perché, nonostante sia stata studiata con dovizia di particolari dagli studiosi da te citati (Io aggiungo al tuo elenco il compianto professore Enzo D’Agostino, l’indimenticabile Monsignor Vincenzo Nadile e da altri studiosi cari alla memoria di noi tutti), al grande pubblico continua a rimanere, purtroppo, anonima. Certo non siamo né io né tu nelle condizioni di superare il muro della disattenzione, ma “noi” abbiamo il dovere, se amiamo veramente questa terra, che pezzi di Storia come quello che racchiude la Bràttea (in altri luoghi avrebbero alzato altari, altro che convegni!) non rimangano negli scrigni del pensiero degli studiosi, ma siano patrimonio di tutti e, in particolare, patrimonio della comunità che li detiene. Ti chiedi per quali motivi, nonostante l’interesse vivo di studiosi di valore, la stragrande maggioranza della popolazione della Locride continua ad ignorare l’esistenza di un reperto di valore storico immenso? Per un semplice motivo che, immagino, avrai certamente colto all’inizio dell’intervento di Giusy Massara, la segretaria del PD ed esponente della maggioranza di Governo della Città di Siderno: il problema sta nella cultura di nicchia importante per la qualità del prodotto, ma che rimane spesso appannaggio degli “addetti ai lavori”. La cultura nella fase della produzione si serve necessariamente dell’élite, ma se non diventa “patrimonio collettivo”, se non si fa comunità, rimane un tesoro nascosto come lo è stato per 138 anni la “Bràttea di Siderno”.

Trovo, pertanto, nello specifico, la tua critica all’incontro promosso dal PD di Siderno francamente fuori luogo, specie se lo mischi con aspetti della vita amministrativa della città sicuramente importanti, ma sui quali sarei scorretto se entrassi in fabula non avendo né competenze né diritto di cittadinanza.

Mi chiedi, inoltre, “perché non sono stati chiamati relatori paesani”. L’invitato, anche non forestiero, per delicatezza non risponde mai a una domanda del genere. L’invitato, mi è stato insegnato, si accomoda al tavolo degli amici (In questo caso, ti ricordo, sono miei compagni) e non chiede “garanzie di presenza”. Si sente onorato già solo di stare insieme ad altri amici che, nel caso in questione, sono, come tu stesso lo rilevi, stimatissimi professionisti e di altissima qualità culturale. E, poi, che domanda? Certo che Siderno vanta donne e uomini di cultura in grado di stare con merito non solo all’incontro tipo quello promosso dal Gruppo Consiliare del PD, ma a qualsiasi “banco della cultura”! Direi di più, quel tavolo gli starebbe sicuramente stretto e uno come me potrebbe benissimo togliere il disturbo se venisse percepito, come fai tu, come “forestiero” invasore/invadente.

Caro Rosario, io comprendo le chiamate piangenti che hai ricevuto in “ricordo di quelle 10 buche …” e rispetto il tuo e loro ricordo. Come direttore di una testata, ormai, “storica” ne avrai ricevuto telefonate per le miriadi di buche che intralciano il cammino e il traffico quotidiano degli amministrati! Immagino, ad esempio, quante ne avrai ricevute, in passato, per quella “storica pista ciclabile” i cui stralci andrebbero conservati come pezzi da museo, tipo quello berlinese! Ma, a parte questa fugace licenza polemica, sugli accostamenti con fatti amministrativi paesani tienimi in disparte. Considerami “forestiero”, non te ne serverò rancore. Ma su problemi culturali e scolastici, se non reco disturbo alle tue orecchie e a quelle di qualche piangente, lasciami il diritto di dire la mia! Pur non essendo in grado di aggiungere nulla a quanto già di vostra conoscenza, mi sento di assicurarvi di non togliere nulla al vostro scibile.

Cordialmente,

Vito Pirruccio

 

 

 

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