I giovani non intendono rimanere passivi rispetto a situazioni che coinvolgono la loro esistenza, sulle quali decidono, invece, gli adulti. I ragazzi di Siderno hanno ricordato la protesta mia e di altri coetanei, però eravamo un po’ più grandi, per analogo motivo. Volevamo un nuovo liceo. Ecco, le generazioni successive il nuovo liceo l’hanno ottenuto. Anche grazie alla protesta di quei ragazzi degli anni Settanta inoltrati.
Mario Alberti
Pesco una notizia in giro, in un lunedì autunnale di maggio. I ragazzi della scuola media, come si chiamava una volta, percorrono le vie di Siderno in corteo. Ma perché? Beh, mi verrebbe da attribuire tantissime motivazioni affinché degli adolescenti debbano protestare, ma cerco di fermarmi ai fatti. Ovvero a ciò che leggo, pescando dentro la notizia. I ragazzi si aspettavano un nuovo edificio, ma questo non è arrivato. O meglio, il vecchio non è stato demolito per poter essere ricostruito utilizzando degli appositi finanziamenti. Non mi soffermo molto sulle motivazioni, ma sui modi. Est modus in rebus. Ed è un modo bello. Nulla luccicante di più della protesta dei giovani. Vuol dire che i giovani non intendono rimanere passivi rispetto a situazioni che coinvolgono la loro esistenza, sulle quali decidono, invece, gli adulti. I ragazzi di Siderno hanno ricordato la protesta mia e di altri coetanei, però eravamo un po’ più grandi, per analogo motivo. Volevamo un nuovo liceo. Ecco, le generazioni successive il nuovo liceo l’hanno ottenuto. Anche grazie alla protesta di quei ragazzi degli anni Settanta inoltrati. Qui mi si apre una riflessione. Chi protesta per un disservizio, che corrisponde quasi sempre ad un diritto, non deve avere l’urgenza di vedere il risultato. Ogni azione di rivendicazione deve essere accompagnata dalla certezza che il risultato verrà anche dopo tanti anni. E altri occhi lo vedranno. Non è forse questo lo spirito che anima ogni azione a favore della collettività? Andare oltre le contingenze per preparare un futuro a chi verrà dopo. Naturalmente mi auguro che i ragazzini della scuola breve, come chiamo spesso la secondaria di primo grado, ovvero la scuola media, vedranno prima i risultati.
Ma se ciò non accadrà e altri ne avranno beneficio, sappiano di essere stati catalizzatori di civiltà, dii partecipazione, di senso civico.
Termino con un sentito inchino di fronte alle ragazze ed ai ragazzi della scuola Pascoli Alvaro per aver portato il sole, ovviamente dell’avvenire, in un giorno di anacronistica pioggia di tarda primavera.