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PD: disfatta e rinascita, analisi del nuovo libro di Drosi

Giusy Mauro analizza il nuovo libro di Michele Drosi sulla disfatta e la rinascita del Partito Democratico in seguito alle elezioni del 25 settembre 2022.

Giusy Mauro

All’indomani della “drammatica” disfatta del Partito Democratico alle elezioni del 25 settembre 2022, che ha visto trionfare il Centro Destra e registrare, in Italia, l’elezione del primo Presidente del Consiglio donna, il socialista, riformista e garantista Michele Drosi, registrato il triste dato uscito da questa tornata elettorale, ha “riavvolto il nastro” e ripensando alla gloriosa storia della Sinistra italiana ha analizzato il percorso intrapreso dal PD in questi anni. Lo fa, nel suo ultimo libro dal titolo, quanto mai esplicativo: La Disfatta e la Rinascita. Per un nuovo Partito Democratico, socialista, riformista, garantista”, edito da Città del Sole. Michele Drosi parte da una riflessione sul momento storico in cui viviamo, quello che attraversa una stagione – lunga stagione –  che ci vede “immersi in una globalizzazione economica e finanziaria nella quale la tendenza dominante è stata il neoliberismo”, adesso, viene evidenziato, è tempo che si sviluppi un’azione globale, non incentrata sul puro profitto, ma che sia comunitaria sul piano sanitario, sociale e ambientale nella quale il riformismo socialista, democratico e liberale possa essere, dopo l’esaurimento del socialismo classista, antagonista e autoreferenziale, punto di riferimento culturale e ideologico. Da quest’assunto, Drosi, immagina si possa partire per costruire un nuovo Partito Democratico che sia: socialista, riformista e garantista, più attrattivo e convincente; che presenti un programma serio e puntuale, in grado di esaltare i nostri princìpi umanitari di fronte alle punte di razzismo mai sopite e ai populismi di ogni sorta.

Le critiche mosse da Drosi, seguono quella che definisce come una “una campagna elettorale che non aveva punti di riferimento percepibili, se non una difesa rituale dell’antifascismo, pensando di esserne l’alfiere indiscusso e dopo essere riuscito a far vincere il partito più a Destra d’Italia”;  “mai come questa volta -scrive Drosi- il voto al PD è stato un gesto rassegnato, cupo, lugubre”. “In Italia la storia della Sinistra è stata spesso complessa e contraddittoria, ma un periodo che appare un tramonto come questo non lo ha mai vissuto. È difficile rintracciarlo tra le pieghe del passato. Gli ultimi sondaggi collocano il PD dietro al M5S di Giuseppe Conte. Considerando che, a pochi mesi dal risultato elettorale e dopo l’insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, quasi a tempo di record con tanto di fiducia, non si è ancora formata alcuna coalizione che possa contrastare il percorso di questo governo, il PD ha perso pure il ruolo di secondo polo”. Drosi, da riformista qual è ha riscontrato all’interno del Pd una dialettica e un politicismo che, a suo dire, guardano solo all’occupazione di spazi interni al potere.

L’autore muove una critica ben precisa al PD, definendolo come: “una forza politica che, senza ideologia e senza classi di riferimento, dimostra un unico tratto identitario: le primarie viste come strumento di plebiscitarismo che incorona il capo per praticare una vocazione maggioritaria dal significato fumoso”. “Tutto questo – secondo Michele Drosi – determina che la sinistra politica sembra schiantarsi con la prospettiva di una nuova divisione in blocchi militari ed economici (quello occidentale e quello Euroasiatico) che il dramma dell’invasione russa dell’Ucraina sta generando, mentre il sogno europeista rischia di dissolversi definitivamente tra populismi autoritari e il ritorno a politiche economiche monetariste della Bce, con l’autoreferenzialità della Germania che decide aiuti di Stato per la questione energetica al di fuori del necessario consenso dell’Unione Europea”. Tutto questo accade mentre si registra nel nostro Paese l’assenza di una vera forza di Sinistra in grado di affrontare le drammatiche contraddizioni sociali del nostro tempo, contestando il mantra del postmoderno, che assegna alle logiche del mercato il primato. Una riflessone che Drosi fa alla luce dei “fermenti” registrati nella Sinistra europea e internazionale che vedono alla guida di paesi come Spagna e Portogallo: Pedro Sanchez e Antonio Costa, con governi e partiti dai forti connotati socialisti.  È necessario, secondo l’autore, che la sinistra italiana diventi socialista e riformista, per poter praticare politiche di redistribuzione non solo della ricchezza, ma anche del potere tra i ceti più deboli della società contemporanea”. Il punto fondamentale della disamina che Drosi mette in campo è, non solo chi deve guidare il partito, ma cosa “dev’essere quel partito”; troppe, risultano essere le ambiguità e gli errori che lo rendono irriconoscibile.

È necessario lavorare per “definire una nuova idea di socialismo; questo significa combattere le disuguaglianze ridando valore al lavoro e alla cosa pubblica, qualità all’economia e alla vita”.  Drosi si conferma un osservatore attento e intelligente delle vicende politiche, convinto che la politica sia circolazione delle idee e non mercato delle tessere. “Toccare il fondo -scrive Nicola Carè Deputato del Partito Democratico nell’introduzione-  e stare all’opposizione ci servirà per voltare pagina, ne sono convinto. Il declino del Pd mi spaventa: è un pericolo per la tenuta dell’intero sistema politico. Ovunque ci chiedono di migliorare il PD, stando nel territorio, tornando nei luoghi dove la gente vive, lavora, studia. Mettiamo al centro i contenuti. Alle persone non importa il nostro destino, ma dovrebbe interessare a noi il loro e come vogliamo garantirglielo. Il bel libro scritto da Michele Drosi (…) è un importante e stimolante contributo, ricco di intelligenza e di passione, per andare nella giusta direzione. Rimbocchiamoci le maniche, non c’è più tempo”.

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