Il sindaco di Camini ha frainteso l’articolo, uscito la scorsa settimana sul nostro settimanale, dal titolo: “Locride arretrata, perché arretrati sono i suoi amministratori”, attribuendo erroneamente alla ministra Mara Carfagna la frase. Ma le parole, l’amarezza di un sindaco che deve combattere ogni giorno con mille difficoltà ci hanno spinto a pubblicare integralmente questo sfogo che anche se nato da una incomprensione, risulta vero.
Illustre Onorevole,
ha letto il suo intervento in merito ai fondi del Recovery Fund nel quale, nell’esortare la predisposizione di progetti necessari per consentire l’utilizzo di quanto previsto nel PNRR, sembrerebbe emergere che “Parafrasando una celebre battuta presente nel film “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola, la Locride è arretrata perché arretrati sono i suoi amministratori che, o incapaci o cialtroni, non hanno nessuna giustificazione”.
La frase virgolettata, che ho avuto modo di legge nella Testata alla quale la presente è inviata per l’opportuna conoscenza, è grave e offensiva quando profferita da un Ministro della Repubblica Italiana. Grave perché, fosse vera, fa comprendere la scarsa conoscenza che Lei ha del mezzogiorno, delle sue difficoltà, delle sue peculiarità, ma anche delle sue risorse, della sua passione, della sua dedizione.
Combattere in un territorio come il nostro non è facile, forse lo è da Roma ma mi creda quando le dico che qui è un’altra cosa. Lei parla di fondi che dovranno essere investiti e che certamente hanno il compito di trasformare il Paese in qualcosa di diverso da quello in cui oggi viviamo. Mi perdoni la franchezza ma il fatto stesso che servano dei fondi per cambiare il Paese dovrebbe farci chiedere perché c’è la necessità di cambiarlo, chi lo ha gestito sino ad ora e come lo ha gestito.
Lei è Parlamentare da diversi anni, non noto cambiamenti significativi della vita politica italiana, non ho carpito gesta tali da incidere sulla vita dei nostri cittadini e sul cambiamento della nostra terra. Se non erro Lei è stata al Governo anche con vari esponenti che vedevano (e vedono) nella Calabria qualcosa di irrecuperabile, di non gestibile, alla quale attribuire solo fenomeni mafiosi e mai esaltandone le doti, la natura, il lavoro. Venga Lei a governare in una terra così e poi magari ne riparliamo. Facile attribuire ai sindaci specifiche responsabilità, che certamente ci sono e vanno corrette, ma che non sono i soli motivi per i quali la nostra terra si trova in tale condizione.
Anche la politica, di cui Lei fa parte, ha contribuito massacrando il Sud. Qui non ci sono grandi industrie, non ci sono investitori, scarsa è la presenza dello Stato nelle sue sfaccettature. Gli sforzi che facciamo quotidianamente li facciamo per rendere migliore la vita delle persone che amministriamo.
Io le scrivo da un piccolo Comune della Locride e le posso assicurare che, nonostante le dimensioni, i problemi da affrontare sono gli stessi dei grandi enti metropolitani. La differenza e che dobbiamo gestire bilanci miseri in una terra povera. Venga Lei a chiedere ad un anziano che è rimasto fedele alla propria terra, alle proprie origini, di pagare i tributi comunali a scadenza naturale ben cosci del fatto che, nella stragrande maggioranza dei casi, queste persone vivono con una pensione sociale da fame. Non sono stato certamente io o i miei colleghi a stabilire che, nel terzo millennio, ci sia ancora la stragrande maggioranza delle persone che vive al di sotto della soglia di povertà e, guarda caso, la maggior parte di queste persone risiede nel Sud Italia.
Gli investimenti dello Stato, le grandi industrie, le banche, da chi sono state finanziate e sostenute in questi anni di crisi? Dalla politica di cui Lei fa parte. Controlli le speculazioni che sono state fatte ai danni della gente del Sud, l’espropriazione di ogni bene, anche quello turistico che ormai si basa, quasi esclusivamente, sulle forze dei pochi commercianti che provano, con tutte le loro forze, a far sopravvivere la propria attività nei confronti di un Governo centrale che li tassa ben oltre il 40%.
Si informi sulle banche presenti al mezzogiorno d’Italia che, casualmente, hanno alimentato per anni il Nord per poi abbandonare queste terre, lasciando il mezzogiorno isolato anche per tale aspetto. Si informi sui nostri giovani che, non avendo alcuna possibilità di lavoro nella nostra terra, emigrano al Nord e, oramai, anche all’estero per potersi affermare lavorativamente e individualmente.
Troppo facile risulta emettere sentenze senza comprendere l’isolamento cinquantennale nel quale il mezzogiorno, e in particolare la Locride, sono stati volutamente lasciati.
Io sono il Sindaco di un piccolissimo comune della Locride e ritengo che in cinque anni di mandato, (sono stato riconfermato nella tornata del 03-04 ottobre u.s.) ho fatto molto per il mio territorio. Ho preso parte a tutti i finanziamenti che il governo Nazionale ha messo a disposizione, ho investito nel territorio per la sua messa in sicurezza in maniera puntuale, seria e minuziosa. Ho già investito le risorse per l’annualità in corso che potevano essere spese sino al termine dell’anno ma, con una visione seria delle cose da fare, sono riuscito a ridurre i tempi e mettere in opera tutte le somme messe a disposizione. Non dico di non aver commesso errori e che non servano aiuti o accorgimenti per far sì che io possa migliorare la gestione dell’ente ma, proprio perché terra difficile, sarebbe il caso che il Governo e Lei che rappresenta il Sud, comprenda le difficoltà e non giudichi i sindaci della Locride solo perché, come noto, le risorse saranno investite altrove e quindi dobbiamo trovare la giustificazione per l’ennesimo “scippo” ai danni del Mezzogiorno.
La invito a venire a trovarmi per discutere con me ed i miei colleghi delle difficoltà in cui giornalmente operiamo, per trovare insieme una soluzione alle problematiche sollevate dall’articolo in questione ma ritengo utile che lo si faccia insieme, non contro, questo non è, ad avviso di un Sindaco di un piccolo comune Calabrese, il modo giusto di operare.
Non siamo sempre il capo espiatorio dei mali dell’Italia, venga a trovarmi, le farò vedere che il mio Comune, a tanti altri, nonostante l’impegno, sono e rimangono sempre più isolati dal resto d’Italia non solo per le proprie lacune ma anche, e soprattutto, per la governance del nostro Paese degli ultimi 50 anni.
Noi le nostre colpe le riconosciamo, spereremmo che anche gli altri lo facciano con la stessa onestà intellettuale.
Sarei, ripeto, felice di ospitarla per farle vedere concretamente che non siamo tutti uguali e che le mancanze non sono sempre e solo dei Sindaci.
Cordialmente
Giuseppe Alfarano