Le nuove norme prevedono che i debiti tributari, sgravati da sanzioni e interessi, vengano spalmati in soli cinque anni con 18 rate trimestrali. Tuttavia secondo la norma in sole due rate il contribuente dovrà corrispondere il 20% dell’intero ammontare.
“Provvedimenti sacrosanti che tendono a supportare le imprese schiacciate dalla crisi generata dalla pandemia e dagli aumenti generalizzati dovuti all’aumento dell’energia e dei carburanti che si ripercuotono sulle spese di gestione e su quelle sulle materie prime”. Ad affermarlo è Claudio Aloisio, Presidente Confesercenti Reggio Calabria che aggiunge: “Però, e c’è sempre un però nel nostro Paese, ci sono diverse criticità che, probabilmente, impediranno a molti imprenditori di aderire a queste agevolazioni o, pur aderendo, a non poter far fronte ai pagamenti stabiliti”.
“Infatti – prosegue il presidente di confersercenti – le nuove norme prevedono che i debiti tributari, sgravati da sanzioni e interessi, vengano spalmati in soli cinque anni con 18 rate trimestrali. Non solo. Specificano anche che le prime due rate rate, quella di luglio e quella di novembre 2023 siano equivalenti, ognuna, al 10% del debito. In pratica in sole due rate il contribuente dovrà corrispondere il 20% dell’intero ammontare”.
“Diviene ovvio – specifica Aloisio – che molte attività alle prese con decrementi dei fatturati e aumenti spropositati dei costi di gestione non riusciranno a far fronte a rate così alte. Come al solito, al di là delle promesse sbandierate in campagna elettorale, la realtà si presenta ben diversa da quanto era stato prospettato. La verità, a mio parere, è che non c’è stato il coraggio di intervenire in maniera più incisiva così da dare una reale possibilità alle imprese di uscire da una impasse certamente non voluta e di cui non hanno alcuna responsabilità”.
“Sarebbe bastato poco: fatte salve le norme messe in campo, si sarebbe potuto, tra l’altro, aumentare il periodo di rateazione a 10 anni invece che 5 evitando, inoltre, che le prime due rate fossero così gravose. Già questo – prosegue ancora – avrebbe cambiato radicalmente prospettive e possibilità senza che lo Stato ci rimettesse nulla. Ma la forza e la reale volontà di voltare pagina, mettere un punto sul passato e cambiare realmente il sistema fiscale sembra non ci siano state.
“La montagna ha partorito, non dico un topolino, ma niente di più che una pantegana – conclude – mentre ci sarebbe stato bisogno di un’animale ben più grosso e forte, il quale avrebbe potuto concretamente contribuire a trainare il sistema imprenditoriale fuori dalle secche di una crisi di cui, ancora, non si vede la fine”.