Secondo le indagini condotte dagli inquirenti la ‘ndrangheta di Mammola controllava tutto: condizionava l’imprenditoria e le attività nel settore boschivo con il metodo delle estorsioni e si finanziava anche mediante la produzione e il traffico di sostanze stupefacenti.
Al vertice del clan sembra vi sia Rodolfo Scali, già coinvolto in passato nelle indagini “Prima Luce”, “Crimine” e “Minotauro”. Ad affiancare Scali nella conduzione del sodalizio e nell’attuazione del programma criminoso vi erano il cognato Damiano Abbate, con il ruolo di Capo Società, e Callà Isodoro Cosimo, con il ruolo di Crimine. Dello stesso sodalizio sono ritenuti partecipi Nicodemo Deciso, Nicodemo Fiorenzi, Raffaele Romeo, Spanò Domenico, Ferdinando Cimino, mentre il referente del gruppo in Lussemburgo, è ritenuto Nicodemo Fiorenzi, che doveva comunque riferire e concordare con i vertici della locale di Mammola ogni decisione.
Tra i reati contestati agli arrestati vi sono diverse condotte di natura estorsiva, che vedono come vittima: una ditta esecutrice di lavori pubblici sul tratto stradale ricadente tra Mammola e Cinquefrondi della Strada Grande Comunicazione Jonio/Tirreno; una ditta che si era aggiudicata l’appalto per i lavori di messa in sicurezza della Scuola Media di Mammola. In altre circostanze è stato censito come agli indagati si siano rivolte persone interessate ad ottenere, mediante violenza o minaccia, somme non corrisposte per prestazioni lavorative. Ulteriori reati oggetto di contestazione agli indagati, sono l’acquisto e la detenzione abusiva di armi ed il traffico di stupefacenti. All’indagato Francesco Antonio Staltari, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, viene contestato, invece, il reato di tentato omicidio, in quanto la sera del 26 agosto 2016, sul lungomare di Siderno, all’uscita del lido “Kalahari” avrebbe esploso tre colpi d’arma da fuoco, da distanza ravvicinata, nei confronti del titolare Antonio Pasqualino, colpendolo di rimbalzo. L’attentato alla vita di Pasqualino, che prima degli spari veniva colpito alla testa con una bottiglia da parte di un complice di Staltari, era finalizzata, secondo quanto emerso dalle indagini, a vendicare l’aggressione subita da Mirko Staltari, figlio dell’arrestato.
Tra gli indagati e destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari figura, infine, Domenico Sità, sovrintendente della Polizia di Stato, attualmente in servizio presso il Commissariato di Polizia di Siderno, al cui carico viene ipotizzato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver fornito, in passato a Rodolfo Scali, e più di recente a un soggetto indagato dalla Procura distrettuale antimafia di Torino notizie riservate, anche in cambio di alcuni regali.
Fonte: corriere della calabria