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Non tutti tornarono a casa

Bruno Gemelli ci parla dell’eccidio di Acquapessa dell’8 settembre 1943.

Bruno Gemelli

Corrado Stajano scrisse, sul Corriere della Sera del 3 aprile 2016, un pezzo per ricordare l’eccidio di Acquappesa dell’8 settembre 1943. In un passo si leggeva: «Il generale Chatrian subirà conseguenze per il suo agire disumano, al di fuori di ogni disciplina militare che esige anch’essa il buon senso? Resterà tranquillamente nei quadri dell’esercito e farà anche carriera politica: nel dicembre 1944 diventerà uomo di governo democristiano, sottosegretario alla Guerra e poi alla Difesa in sei ministeri, parlamentare, presidente di commissione. Nelle inchieste e nei processi che verranno celebrati sulla strage la Magistratura militare starà bene attenta a non coinvolgerlo mai».

Chatrian chi? Luigi Chatrian (Aosta, 1891 – Roma, 1967) è stato un generale che ha legato il suo nome a una pagina nera della storia d’Italia: dopo la firma dell’armistizio di Cassibile e con gli Alleati già in Calabria, Chatrian, comandante, dal 22 marzo 1943, della 227ª Divisione con sede a Castrovillari, ordinò la fucilazione immediata di cinque soldati italiani che si erano sbandati, accusandoli di diserzione. La fucilazione avvenne ad Acquappesa nella notte fra l’8 e il 9 settembre 1943.

Nel dopoguerra Chatrian è stato deputato all’Assemblea Costituente e poi deputato alla Camera nella I legislatura repubblicana con la Democrazia Cristiana. Successivamente è stato Sottosegretario di Stato alla Guerra nel III Governo Bonomi, nel Governo Parri, nel I e nel II Governo De Gasperi, e Sottosegretario di Stato alla Difesa nel III e nel IV Governo De Gasperi.

I cinque fucilati furono: Salvatore De Giorgio di Cittanova (classe 1908), Francesco Rovere di Polistena (classe 1908), Francesco Trimarchi di Cinquefrondi (classe 1908), Saverio Forgione di San Eufemia d’Aspromonte (classe 1912) e Michele Burelli di Sinopoli (classe 1908). Tutti, appunto, appartenenti al 76° Battaglione di Fanteria Costiera che decisero di abbandonare la postazione di Acquappesa, sul Tirreno cosentino, dove erano stati assegnati. Insieme ad altri quattordici commilitoni scapparono dalla caserma per far ritorno a casa.

Una diserzione in massa dettata non dalla codardia ma dalla volontà di rivedere le loro famiglie e di non combattere più una guerra in cui non avevano mai creduto. Era il 4 settembre del 1943 e gli anglo-americani avevano già occupato Reggio Calabria, Scilla e Bagnara (operazione “Baytown”). La risalita della Calabria era stata pressocché incontrastata con i tedeschi che, al netto di qualche scaramuccia, premevano per raggiungere la linea Gustav ripiegando alla svelta.

Il generale Chatrian, a cose fattte, si giustificò affermando di non aver riconosciuto alla radio la voce del maresciallo Badoglio e di avere avuto notizia della famosa “Memoria 44 op” solo l’11 settembre.

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