Articolo a firma No Ponte – Calabria per la manifestazione del 18 maggio
Si è svolta oggi la conferenza stampa di lancio della manifestazione popolare contro il Ponte sullo Stretto di Messina convocata a Villa San Giovanni per sabato 18 maggio a partire dalle ore 9,30 (concentramento in Piazza Valsesia).
Durante l’incontro con la stampa i rappresentanti dei comitati No Ponte di Calabria e Sicilia hanno illustrato i dettagli organizzativi e logistici della manifestazione e presentato ancora una volta le ragioni del NO all’opera.
Al corteo di Villa San Giovanni è prevista la partecipazione di cittadini, associazioni, organizzazioni politico-sindacali di Calabria e Sicilia. Le adesioni fin qui pervenute testimoniano come la mobilitazione contro il Ponte non riguardi solo l’area dello Stretto ma l’intero mezzogiorno d’Italia, nel momento in cui l’autonomia differenziata traduce in legge le storiche diseguaglianze tra sud e nord della penisola.
Questo territorio non può essere ostaggio delle ambizioni propagandistiche di una classe dirigente senza scrupoli e scollegata dalle reali priorità della popolazione.
La sciatteria con cui la Stretto di Messina presieduta dall’inossidabile Ciucci – società riesumata dal ministro Salvini e fin qui costataci oltre 300 milioni di euro (di cui 4 solo quest’anno) per studi, ricerche e lacunose progettazioni – ha confezionato il progetto definitivo è la dimostrazione della leggerezza e della superficialità con cui il governo pensa di poter giocare con la vita delle persone.
Non ci sono solamente le crescenti perplessità di ingegneri e progettisti non pregiudizialmente contrari al Ponte ma consapevoli delle insuperabili criticità che ne accompagnerebbero oggi la realizzazione, ma decine di rilievi (68) sono stati mossi dalla stessa commissione scientifica della Stretto di Messina e centinaia di osservazioni e richieste di integrazioni (239) sono state elaborate dal Ministero dell’Ambiente. Tanto che la Stretto di Messina ha dovuto formulare istanza di sospensione dei termini per un periodo di 120 giorni per la presentazione della documentazione integrativa per il completamento e l’aggiornamento per la procedura di Valutazione di impatto Ambientale. Cosa che ha portato i sindaci delle aree interessate al progetto a chiedere al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la sospensione della conferenza dei servizi istruttoria sul collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Ai balletti sui numeri (pensiamo alle bufale sulle cifre dei posti di lavoro o al riferimento fasullo ai ponti di eguale lunghezza e funzionalità, attualmente inesistenti) si accompagnano storture difficilmente accettabili, come la minaccia di esproprio che grava su centinaia di famiglie villesi e messinesi pur in assenza di un progetto esecutivo! E tutto questo mentre emerge ogni giorno di più come gli unici ad arricchirsi finora siano stati quei conglomerati politico-affaristici beneficiati dall’iter del Ponte.
L’azzardo del governo ha comportato scelte politiche sciagurate che hanno determinato il dirottamento di risorse di cui avrebbe beneficiato l’intero territorio: circa 6 miliardi tra Fondo di Coesione e Sviluppo per Calabria e Sicilia e i Fondi di Perequazione Infrastrutturale: soldi (pubblici) che avrebbero permesso di mettere mano a una sanità pubblica sempre più in via di dismissione, al potenziamento dei collegamenti stradali e ferroviari, all’allestimento di una flotta navale efficace, economica e a basso impatto ambientale, a politiche del lavoro efficaci e inclusive, che prevengano l’emigrazione dei giovani, favorendone magari il rientro.
Ribadiamo l’insostenibilità di un’opera che non riveste alcuna utilità pubblica per calabresi e siciliani, a fronte di un traffico che nello Stretto è composto per l’80% di pendolari, i quali non troveranno alcun giovamento nell’utilizzare il Ponte, le cui rampe di accesso si troveranno a distanza di decine di chilometri da Reggio e Messina, a meno di non voler rendere ancora più lungo l’attraversamento dello Stretto. E cosa dire del calcolo dei costi del pedaggio, che equivarranno a quelli attualmente richiesti per imbarcarsi sulle navi traghetto?
Non è secondario poi ricordare la fragile bellezza dell’ecosistema dello Stretto, che sarebbe criminale compromettere in tempi in cui a livello planetario si discute di giustizia ambientale e inter-specie. Ambiente che non verrà compromesso solo a Villa San Giovanni e Messina, ma in un’area molto vasta che va da Montebello Ionico a Limbadi: territori interessati da cantieri, discariche e scavi.
È necessario mobilitarsi perché anche se il Ponte non lo faranno mai, potranno far partire i cantieri solo per produrre quel meccanismo speculativo per cui la grande opera produce soldi e guadagni (per pochissimi, come emerge ogni giorno di più) anche in assenza di avanzamenti infrastrutturali!
Per questo chiediamo la partecipazione più ampia possibile di tutti i cittadini e degli amministratori delle aree interessate al progetto per proteggere questo territorio, salvaguardarne il presente e il futuro, e chiediamo con forza la chiusura della società Stretto di Messina!
L’appuntamento è per il 18 maggio alle 9,30 in piazza Valsesia.