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domenica, Settembre 8, 2024
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Nicholas Green: aveva una vita ne ha donate 7

Il Comune di Bivongi ha realizzato una nobile iniziativa per ricordare l’indimenticabile e tragica morte del piccolo Nicholas Green, ed il nobile gesto di altruismo e grande valore morale dei suoi genitori. 

Mario Murdolo

Prima di addentrarmi nella drammatica storia del piccolo Nicholas Green voglio parlarmi della nobile iniziativa realizzata dal Comune di Bivongi per ricordare l’ indimenticabile e tragica sua morte e il nobile gesto di altruismo e grande valore morale dei suoi genitori.  Ebbene, non era passato neanche un anno dal fatto che al Comune di Bivongi arriva da parte Dell’Asociazione Nazionale Dello Stato Civile e Anagrafe (ANUSCA),di cui facevo parte lavorando ai servizi demografici, l’invito a intitolare un qualcosa  (una via, una piazza, unavilla) al povero Nicholas Green. La decisione fu immediaata e si scelse di intitolare il Parco naturale a lui, Alla presenza di autorita’ quali il Procuratore della Repubblica Lombardo, Il Capitano dei Carabinieri di Roccella, oltre 500 volontari donatori della Lados e tante altre persone. Dopo ii saluti di rito la carissima amica Anna Maria Simonetti lesse, emozionatissima, il messaggio mandato  da Papà Green che si  scusava di non poter essere presente e che recitava cosi ‘in inglese – “Questo luogo deve essere un posto di gioco, di gioia per tutti i bambini.” Indine e’ stato il nostro Parroco Don Enzo a benedire e consacraew questo merviglioso Parco.Ora di seguito vi racconto la storia di Nicholas Green che da una parte ha un risvolto tragico e triste ma dall’all’altra com lui setto dice non e’ morto invano

Mi chiamo Nicholas Green sono nato a San Francisco – Stati Uniti, il 9 settembre 1987. e sono un bambino buono e generoso. a sette anni nel 1994 andai in vacanza in Italia con i miei genitori Reginald e Maggie, ed la mia sorellina Eleonor di 4 anni. Abbiamo visitato Firenze, Roma, e Pompei e poi  ci siamo diretti verso la Sicilia percorrendo la Salerno Reggio Calabria con un’auto di noleggio. Disgraziatamente la vettura sulla quale era la mia famiglia fu scambiata per l’auto di un ricco gioielliere e così un gruppo di rapinatori azzardarono un tentativo di rapina a mano armata nei pressi dell’uscita delle Serre, vicino Vibo Valentia. La rapina finì male e io rimasi gravemente ferito, venni ricoverato al centro neurologico del policlinico di Messina ma, nonostante i tentativi disperati ad ottobre del 1994 sono morto. Fu una tragedia assurda che però d’improvviso i miei genitori riuscirono a trasformare in una pagina di speranza attraverso un gesto di assoluta bontà e altruismo. Mamma e Papà, infatti nonostante il dolore immenso e la disperazione decisero di donare ad altre persone i miei organi: il mio cuore, il mio fegato, il mio pancreas, i miei reni e le mie cornee. E così la mia morte non è stata in utile ma ho potuto salvvare la vita  a 5 persone – 4 ragazzi e un signore  e ridare la vita ad altre due. La mia storia in brevissimo tempo fece il giro del mondo e la mia famiglia Green venne sommersa di tante lettere e messaggi di stima. Il loro gesto contribuì in modo decisivo a promuovere la cultura e la diffusione della donazione degli organi, per non parlare delle tante strade, ville, parchi, piazze e quant’altro intestate al mio ricordo. In questi giorni, avrei compiuto 30 anni e magari avrei avuto la gioia di avere una moglie e dei bei figli qui con me, ma nonostante il destino mi sia stato avverso, io vivo ancora non solo nelle 7 persone che ho salvato, ma anche nelle altre che ho contribuito a salvare, col mio esempio, nel cuore e nella mente di tutto il mondo e nel cuore disperato e distrutto di papà Reginald, mamma Maggie e la cara sorellina Eleonor.

 

 

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