Pizzo a tappeto e fiumi di droga nella provincia. L’operazione “Condor” svela i legami fra le ‘ndrine di Platì e la mafia siciliana. Dieci le misure cautelari.
È un asse lungo e ramificato quello tra Calabria e Sicilia, tra la Locride e Palma di Montechiaro, un “cartello” finalizzato ad ottenere enormi guadagni con il traffico di stupefacenti, saltato fuori grazie all’operazione antimafia dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento e del Ros di Palermo che hanno eseguito 10 misure cautelari (cinque in carcere, 4 ai domiciliari e un obbligo di dimora). L’operazione avrebbe scoperchiato un sistema ben articolato che avrebbe consentito agli affiliati ingenti guadagni attraverso una rete capillare di estorsioni e droga.
I provvedimenti, al momento indirizzati tutti ai siciliani, sono stati disposti dal gip del tribunale di Palermo su richiesta delle Dda nell’ambito dell’operazione denominata “Condor”. Gli indiziati dovranno rispondere a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione e associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Nel corso delle indagini, sarebbero emersi rapporti tra i vertici della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro con la ‘ndrina calabrese dei Barbaro di Platì. L’inchiesta “Condor” trae le mosse dall’oprazione “Xydi” che appena un anno fa, aveva svelato interessi e dinamiche all’interno del mandamento mafioso di Canicattì. Allora il Ros strinse il cerchio sull’ultima rete di fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro.