Mario Bolognari, studioso di antropologia culturale, ha deciso di accendere le luci dei riflettori su alcuni dei punti nodali della costruzione del mito contemporaneo della “Perla dello Ionio”, ovvero Taormina e lo ha fatto in un libro edito da Città del Sole edizioni, “I ragazzi di von Gloeden”.
Salvo Fallica
Vi sono vicende destinate ad assumere i contorni della leggenda, non vi è dubbio che Taormina e la storia della sua affermazione come luogo internazionale del turismo, hanno qualcosa a che fare con leggende e miti. Mario Bolognari, studioso di antropologia culturale, ha deciso di accendere le luci dei riflettori su alcuni dei punti nodali della costruzione del mito contemporaneo della “Perla dello Ionio”, e lo ha fatto in un libro edito da Città del Sole edizioni, “I ragazzi di von Gloeden”. Dal sottotitolo emblematico: “Poetiche omosessuali e rappresentazioni dell’ erotismo siciliano tra Ottocento e Novecento”. Bolognari docente all’Università di Messina, che per i suoi studi di antropologia ha lavorato in diversi continenti, in Canada, in Venezuela, in Etiopia, questa volta si è dedicato alla “sua” Taormina. Il che implica già una complessità maggiore nel rapporto tra soggettività ed oggettività, pensate poi se l’antropologo di questa comunità ne è stato anche uno storico sindaco di centrosinistra per due legislature (e lo è ancora oggi, ndd). Della città conosce tutto e tutti (vi vive con la sua famiglia), e riallacciandosi agli studi di Marc Augé riprende il concetto di una auto-etnologia non solo possibile, ma addirittura necessaria. Insomma, Bolognari è un “etnografo indigeno” che vuol criticamente fare emergere gli stereotipi alla radice della rappresentazione mitica di Taormina. Luoghi comuni su un luogo “bello”, ”selvaggio”, ”esotico”, che sono validi anche per la Sicilia e che hanno le loro scaturigini nei grandi viaggiatori fra Settecento ed Ottocento che inseguendo una isola antica, classica, romantica e idealizzata, finivano per fermarsi alla contemplazione di bellezze del passato senza riuscire a cogliere l’ essenza del presente con tutte le sue contraddizioni. A Taormina lo stereotipo raggiunge il suo apice, la bellezza di questo luogo fra cielo e mare diviene metafisica, astorica, proprio come le foto di van Gloeden, che fanno il giro del mondo. E, come spiega Bolognari, la stessa comunità locale finisce per conformarsi agli stereotipi, trasformandosi da piccolo borgo abitato da pescatori, contadini e pastori in località turistica internazionale. Ed aggiunge che non vi era solo il contesto della Magna Grecia rivisitata, ma anche l’offerta “di un prodotto di natura sessuale, sia etero sia omosessuale, che la comunità locale, al pari di altre località italiane, doveva offrire”. L’ antropologo analizza i ritratti di fanciulli nudi di von Gloeden, che di recente hanno creato polemiche, dopo molti decenni, perché ripresi su internet, e spiega: “L’incanto del paesaggio, l’austerità dei monumenti, la sensazione di silenzio che le sue fotografie emanavano, rendevano il prodotto turistico Taormina valutabile con parametri transnazionali. Le fotografie esibiscono anche elementi stravaganti che dovevano sollecitare la curiosità del potenziale turista”, dallo “sguardo selvaggio di certi modelli” all’ “esibizione inusitata dei genitali dei ragazzi (…)”. Le due parti delle foto, quella transazionale e quella esotica, “hanno costituito un moderno ed efficace mezzo di promozione del prodotto turistico-locale. Gloeden non ha creato il turismo taorminese, ma lo ha ben propagandato”. Non vi è stata alcuna mitica età dell’ oro, ma una “ambigua complicità tra locali e stranieri”, una interazione fra colonizzatori e indigeni, un fenomeno sociale complesso e strano che Bolognari ricostruisce nel suo libro, interpretandolo, lasciando spazio alla vita, con i suoi limiti, le sue contraddizioni, i suoi parossismi.
Come ha notato nella prefazione il cantautore-regista-filosofo Franco Battiato, Bolognari ricostruisce con “un notevole apparato bibliografico, di ricerche sul campo” un caso clamoroso. Per l’antropologo-detective Bolognari non vi è nulla che va nascosto, nemmeno nella sua Taormina, e come in un giallo svela e racconta trame cadute nell’oblio, personaggi, curiosità, aneddoti, anche simpatici, in una intelaiatura da operazione e verità, senza moralismi.