Sono trascorsi 10 anni dall’assassinio di Mary Cirillo, la ragazza di 31 anni, barbaramente uccisa dal marito, a Monasterace. La madre, Rosetta Origlia, che nel frattempo ha cresciuto i suoi quattro figli, ci ha lasciato un commovente ricordo della figlia.
I fatti
Sono trascorsi 10 anni da quel 18 agosto 2014, quando, a Monasterace, Mary Cirillo, una ragazza di 31 anni, veniva barbaramente uccisa dal marito. Una tragedia che sconvolse l’intera comunità per la ferocia con cui Giuseppe Pilato agì contro la moglie, madre dei suoi quattro figli.
Nel pomeriggio di quella estate, Mary venne uccisa dal marito con due colpi di pistola. In casa con loro c’era anche il figlio più piccolo della coppia, che all’epoca aveva due anni. Il cadavere della donna, in una pozza di sangue, venne ritrovato dalla figlia di appena dieci anni. Secondo quanto è emerso dalle indagini, il movente dell’omicidio, sarebbe stata la gelosia dell’uomo, a causa della quale erano frequenti le liti con la moglie. Giuseppe Pilato, infatti, era ossessionato che la moglie potesse tradirlo, per questo la seguiva, le controllava il telefono, una volta si è nascosto sotto il letto o aveva raggiunto la sua abitazione a piedi, dal suo negozio di giocattoli, pensando di sorprendere la moglie a letto con un altro. Non ha mai scoperto nulla. Qual pomeriggio, durante l’ennesima lite, l’uomo si recò a prendere la pistola in un armadietto allocato presso lo sgabuzzino. Mary, forse ,si era resa conto del tutto e stava provando a lasciare l’appartamento, a scappare. Pilato si piazzò davanti alla porta e d’impeto sparò due colpi in rapida successione. Dopo averla uccisa, si mise in macchina e si recò a Guardavalle Marina, dove lasciò il mezzo presso la stazione ferroviaria, senza premurarsi di prendere i documenti, soldi e sigarette, che rimasero sul sedile anteriore, così come successivamente vennero rinvenuti dai Carabinieri. Da qui iniziò la sua latitanza: per cinque giorni si rese irreperibile, per poi costituirsi ai carabinieri il 23 agosto successivo. Dopo la condanna all’ergastolo in primo grado e alla condanna a 26 anni nel primo processo d’appello, la pena per l’assassino è stata rideterminata a 17 anni e 4 mesi di reclusione.
L’Intervista
Sono trascorsi 10 anni da quel giorno. Qual è l’ultimo ricordo che ha di sua figlia?
L’ultimo ricordo che ho di Mary risale al 18 agosto 2014. Era a casa mia e, verso le 14, mi disse: “Vado a casa”, portando con sé il suo bimbo più piccolo di due anni e mezzo. Mi abbracciò e aggiunse: “Ci vediamo più tardi e magari stasera usciamo insieme.” Da quel momento i miei occhi non incontrarono più i suoi. Questo è l’ultimo ricordo che ho di mia figlia.
Ha mai pensato che quell’uomo sarebbe arrivato ad ucciderla?
Sì, negli ultimi mesi il mio sesto senso di madre mi portava a pensare che forse lui sarebbe arrivato a farle del male. Tuttavia, mia figlia continuava a tranquillizzarmi, dicendomi che lei era la madre dei suoi figli e che lui non avrebbe mai potuto farle così tanto male.
Come si convive con un dolore di questa portata?
La perdita di un figlio è uno dei dolori più devastanti che un genitore possa affrontare. Convivere con il dolore non significa dimenticare, ma imparare a vivere con esso. Quello che mi dà un po’ di sollievo è vedere e crescere i suoi figli, ricordando Mary ogni giorno e in ogni istante. La vicinanza della mia famiglia ha senz’altro contribuito a rendere il dolore più gestibile, ma nonostante tutto, a distanza di 10 anni, ho imparato a convivere con questo enorme vuoto. Anche se il tempo non cancella il dolore, mi ha insegnato a trasformarlo in amore per ciò che di lei continua a vivere nei suoi figli e nei ricordi che porto con me.
Da quel giorno com’ è cambiata la sua quotidianità?
Dopo la morte di mia figlia, la mia quotidianità è cambiata completamente. Mi sono trovata a dover affrontare non solo il dolore della sua perdita, ma anche la responsabilità di crescere i suoi quattro figli. Ogni giorno è stato una sfida, ma anche un’opportunità per dare loro tutto l’amore e il sostegno che Mary avrebbe voluto per loro. Crescerli è stato un modo per mantenere vivo il suo spirito e per trovare una nuova ragione di vita, nonostante il dolore.
Cosa vuole dire alle donne che stanno vivendo la stessa situazione vissuta da sua figlia?
Alle donne che subiscono violenza fisica e psicologica voglio dire: non siete sole. Nessuno ha il diritto di farvi del male, né fisicamente né emotivamente. La violenza non è mai giustificabile e non dovete sentirvi colpevoli per quello che state vivendo. Chiedete aiuto, anche se è difficile. Parlate con qualcuno di cui vi fidate: un’amica, un familiare, un medico o un’associazione specializzata. Esistono centri antiviolenza e linee di supporto pronti ad ascoltarvi, a credere nella vostra storia e a offrirvi protezione e sostegno. Il coraggio di uscire da una situazione di violenza non significa dover affrontare tutto da sole. Ogni piccolo passo verso la libertà e la serenità è importante. La vostra vita vale, e meritate rispetto, amore e sicurezza. Non abbiate paura di ricominciare: c’è una vita migliore che vi aspetta, ed è possibile ritrovarla, passo dopo passo. Siete più forti di quanto crediate.
I suoi nipoti, all’improvviso sono rimasti orfani, com’è riuscita a gestire il vuoto lasciato dalla perdita della loro madre? E in che modo ha spiegato loro l’accaduto?
So bene che, nonostante il grande amore che provavo e provo per loro, non potrò mai essere al livello della loro mamma. Una carezza, un abbraccio dato da una madre hanno un significato unico, un calore che solo lei poteva dare. Ho cercato di fare del mio meglio, dando loro tutto l’amore e il sostegno possibile, ma sono consapevole che il vuoto lasciato da una mamma è incolmabile. Ogni giorno mi sono impegnata per essere un punto di riferimento per loro, ma il mio amore è stato sempre accompagnato dal ricordo di Mary e dalla consapevolezza di quanto lei sarebbe stata insostituibile. L’accaduto è stato spiegato dalle psicologhe e dagli assistenti sociali che sono intervenuti nell’immediato. Io, insieme alla mia famiglia, non abbiamo fatto altro che stargli vicino, cercando di offrire loro il sostegno di cui avevano bisogno in un momento così doloroso. Abbiamo cercato di essere una presenza costante, pronta ad ascoltarli, a confortarli e a guidarli, ma sempre consapevoli che nessuna parola o gesto avrebbe potuto colmare il vuoto lasciato dalla perdita della loro mamma. L’amore e la vicinanza della famiglia sono stati fondamentali, ma il cammino del lutto è sempre un percorso personale e complesso.
Che madre era?
Mary purtroppo non ha avuto molto tempo per essere una mamma, ma nel poco tempo che ha trascorso con i suoi figli li ha riempiti di amore, affetto e presenza. Ascoltavano tanta musica insieme e lei diceva sempre che la musica fa bene all’anima. Preparava pizze fatte in casa e tantissimi dolci, creando momenti di felicità e condivisione che resteranno nei cuori dei suoi bambini. Era senz’altro una madre che, come tutte le mamme del mondo, avrebbe commesso degli errori, ma una cosa è certa: avrebbe fatto di tutto per rendere felici i suoi quattro gioielli, come li chiamava lei. Ogni suo gesto, ogni momento passato insieme, era un atto di amore incondizionato, e i suoi figli sono cresciuti circondati dalla sua dedizione e dal suo affetto.
Che ragazza era Mary? Cosa amava di più della vita e che progetti aveva per il suo futuro?
Mary è stata una ragazza dolce e rispettosa e crescendo ha mantenuto intatta quella sua dolcezza e il rispetto per la famiglia e per il prossimo. Amava i suoi figli al di sopra di tutto e il suo desiderio più grande era quello di vivere serenamente e crescere i suoi bambini in un ambiente di tranquillità. Aveva anche un sogno nel cassetto: andare a Berlino. Un sogno che rappresentava per lei un’opportunità di crescita, di scoperta, di libertà. Anche se, purtroppo, non ha avuto la possibilità di realizzarlo.
Cosa le manca di più di sua figlia?
La cosa che mi manca di più di mia figlia è senz’altro la sua dolcezza, che la contraddistingueva. Ma non c’è una sola cosa di lei che non mi manchi. Mi mancano le sue chiamate, il suo affetto, i suoi abbracci e le sue parole sempre gentili. Mi mancano i suoi gesti e i suoi modi sempre pronti ad aiutare il prossimo. Mi mancano i suoi sorrisi, mi manca vederla, poterla toccare, sentire l’odore della sua pelle e il vedere la sua presenza quando entrava a casa mia. Ogni piccolo dettaglio di lei, ogni sua sfumatura, mi manca immensamente, e il vuoto che ha lasciato è incolmabile
C’è qualcosa che avrebbe voluto dire a sua figlia, ma non ha fatto in tempo?
Quello che non ho fatto in tempo a dire a mia figlia è senza dubbio il fatto che l’ho amata dal primo momento in cui l’ho stretta tra le mie braccia. La amo tutt’ora, anche se non posso più stringerla e la amerò fino all’ultimo mio respiro. Il mio amore per lei non finirà mai e ogni battito del mio cuore sarà un ricordo del legame profondo che ci unisce, che va oltre il tempo e la distanza.
Non credo esista dolore più profondo di quello di perdere un figlio, deve essere un qualcosa che ti logora dentro senza lasciarti tregua. Rosetta è una donna che porta dentro questo tipo di dolore, ormai da 10 anni, ma continua ad andare avanti trasmettendo tutto l’amore che non può più dare a sua figlia ai suoi quattro nipoti. Una grande forza d’animo contraddistingue questa grande donna che continua a ricordare la figlia e ad urlare “No alla violenza sulle donne”.