Abbiamo intervistato Maria Carmela Gioffrè insegnante di lettere, di Bagnara Calabra, affetta da sclerosi multipla, licenziata a marzo dell’anno scorso per “Inidoneità fisica” all’insegnamento. Dopo aver accolto un anno fa il suo amaro sfogo, l’abbiamo ricontattata per conoscere se, nel frattempo, avesse vinto la sua battaglia di ritornare in cattedra tra i suoi alunni. Ecco cosa ci ha risposto…
Maria Carmela ci siamo lasciate l’anno scorso, con amarezza, vista la situazione in cui ti trovavi. Cosa era successo?
É accaduto che dopo due anni di pandemia durante i quali ho lavorato in modalità agile in didattica a distanza, nell’anno scolastico 2021/2022 è arrivato nella scuola in cui insegno, l’Istituto Comprensivo Foscolo a Bagnara Calabra, un dirigente in reggenza che ha deciso (in seguito alla mia richiesta di sorveglianza sanitaria speciale, al fatto che come nell’a.s. scorso sono stata dichiarata fragile per tutto il periodo di emergenza e alla lettura dei mio fascicolo personale) di collocarmi sin dal 14 settembre in malattia d’ufficio, impedendomi in concreto di lavorare in modalità agile, e contemporaneamente di inviarmi alla commissione medica di verifica, per valutare la mia idoneità alla professione docente. La motivazione ufficiale della richiesta è stato l’ipotetico timore che il mio lavoro potesse costituire un rischio biologico per me. Preciso che, quando ho superato il concorso a cattedra nel 2001, ero già in carrozzina e che le mie condizioni di salute, che mai nella mia carriera professionale hanno rappresentando un ostacolo ma un’opportunità, sono rimaste nel complesso sostanzialmente invariate da quando, nel 2004, ho cominciato a lavorare in questa scuola e che il dirigente di allora non mi aveva mai vista al lavoro. Nel gennaio 2022 vengo sottoposta a visita alla CMV di Catanzaro e due mesi dopo ricevo il verbale della commissione medica recante il giudizio: ‘’Non idonea in modo permanente ed assoluto per le condizioni fisiche’’, quindi il decreto di risoluzione del rapporto di lavoro, motivato dal giudizio di inidoneità assoluta espresso dalla commissione medica di verifica di Catanzaro. Dopo i primi momenti comprensibili di sconforto, comincio a rendere pubblica la mia storia. Vengo poi contattata telefonicamente dalla commissione medica che mi comunica che era stato commesso un errore tecnico nel verbale e il giudizio viene trasformato in idoneità relativa, mi viene controindicata la sorveglianza attiva sugli alunni e consentite le mansioni equivalenti alla docenza, quindi funzioni di coordinamento progetti, laboratori e supporto alla didattica. Indicazioni confermate dall’esito del ricorso al dipartimento interforze di Roma che prevede una nuova visita in commissione medica di verifica a Catanzaro nell’aprile 2023. Nel frattempo, vengo costretta a firmare un contratto diverso dal contratto collettivo nazionale che avevo firmato ai tempi della mia assunzione in ruolo, un contratto denominato ‘altri compiti’ che prevede un numero di ore raddoppiato rispetto al precedente e spesso rappresenta un demansionamento del docente che diventa di fatto personale ATA, in buona parte dei casi si viene costretti a svolgere attività di segreteria senza averne le competenze e mortificando anni di studio, di aggiornamento e di esperienza maturata nella didattica con gli alunni.
Dopo varie vicissitudini, finalmente, a settembre ritornerai in cattedra. Quali sono stati i passi importanti che ti hanno portato a questo risultato?
L’ultimo verbale di inidoneità aveva stabilito una successiva visita che di fatto si è svolta il 3 maggio 2023. Oltre allo studio legale che mi ha seguito in modo particolare in questa vicenda, un ruolo decisivo è stato svolto da due figure professionali: il medico del lavoro che mi ha assistita e il mio attuale dirigente scolastico. La dottoressa medico del lavoro è stata fondamentale nella difesa dei miei diritti di docente e nella richiesta di restituzione dell’idoneità all’insegnamento che mi era stata indebitamente tolta; Il nuovo dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Foscolo , è stato altrettanto fondamentale in quanto ha immediatamente riconosciuto il mio ruolo di docente e pur non potendomi di fatto assegnare le classi mi ha consentito di svolgere progetti di utilizzazione e supporto alla didattica con gli alunni trovando nuove modalità di insegnamento apprendimento, nel rispetto dell’esito della commissione medica di verifica. Il 30 maggio ho finalmente ricevuto il verbale contenente l’esito della nuova visita e mi è stata finalmente restituita l’idoneità all’insegnamento. E a settembre finalmente ritornerò in cattedra tra i ragazzi.
Chi ti ha aiutato in questo percorso?
Oltre a mio marito, alla mia famiglia e ai miei amici più cari che mi hanno sostenuto continuamente in questi due anni infernali, tante persone mi hanno aiutato e sostenuto: i tantissimi alunni, ed ex alunni che mi sono stati vicini come solo loro sanno fare, tanti genitori, colleghi ed ex colleghi, moltissimi concittadini che spontaneamente mi hanno manifestato la loro solidarietà e mi hanno spronato a non mollare, tantissime persone che sui social e nei modi più diversi mi hanno manifestato la loro vicinanza e il loro supporto. Tanti amici giornalisti che hanno voluto raccontare la mia vicenda e rendere pubblico tutto quello che ho vissuto. Tra le persone a me più care un ringraziamento specialissimo va alla mia insegnante di canto, con la quale ho intrapreso da due anni un percorso di studio bellissimo ed affascinante, che mi ha letteralmente salvato la vita e sostenuto come solo la musica sa fare anche nei momenti più difficili.
Cosa ti ha ferito di più in tutta questa storia?
Tante cose. In primo luogo, il fatto di essermi ritrovata all’improvviso per motivi esclusivamente fisici e non relativi alla mia professionalità di insegnante ad essere estromessa dalla vita attiva, dall’insegnamento e dal contatto quotidiano con i ragazzi. Un esilio dal mondo del lavoro, una discriminazione insopportabile, arrivata per di più dopo due anni difficili di pandemia come una sentenza implacabile e inappellabile. Il fatto che questa decisione sia stata presa su di me, al posto mio, senza un dialogo, senza interlocuzione o confronto, come se io fossi una persona incapace di intendere e di decidere della propria vita e del proprio destino e senza che minimamente venissero prese in considerazione le mie intenzioni. La presenza di provvedimenti, leggi e circolari che consentono a dirigenti e commissioni mediche di decidere del destino lavorativo di altre persone avendo come unico metro di misura le condizioni fisiche e non considerando l’interezza della professione docente né avendo la possibilità di constatare nella realtà come viene di fatto esercitata l’attività di insegnamento.
Puoi affermare che questa pagina sia veramente archiviata o rischi di ricadere in una soluzione analoga?
Spero vivamente che cose di questo genere non accadano più non solo a me, ma a tanti altri colleghi con problematiche analoghe alle mie. Nei miei 20 anni di insegnamento mi sono sempre sentita e sono stata trattata da tutti, dirigenti, colleghi, alunni, genitori e personale della scuola, solo ed esclusivamente come un’insegnante. Senza altre etichette. Ho scoperto, invece, con questa terribile esperienza che cose del genere sono accadute e continuano ad accadere a colleghi con problematiche fisiche o patologie di vario genere, i quali spesso vengono inviati in commissione medica da dirigenti spesso attenti soltanto a evitare responsabilità legali e burocratiche dovute alle condizioni di fragilità dei docenti stessi. Nonostante l’articolo 3 della Costituzione e tutte le leggi in difesa dei diritti delle persone con disabilità, esiste tutto un sistema perverso di cui fanno parte anche le commissioni mediche di verifica che troppo spesso intervengono pesantemente sulla vita lavorativa di tante persone che non avevano mai pensato di lasciare l’insegnamento. Come docenti collocati temporaneamente fuori ruolo si viene dunque costretti a firmare un contratto che raddoppia da 18 a 36 il monte ore lavorativo e di fatto demansiona pesantemente, mortifica le professionalità e le competenze faticosamente conquistate con anni di studio e di lavoro. L’anno scorso sono entrata a far parte di un coordinamento nazionale di docenti collocati fuori ruolo e in questo modo ho scoperto una realtà spaventosa di discriminazioni, umiliazioni, mobbing e mille ostacoli frapposti ad un’utilizzazione dei docenti che non intacchi lo status professionale. Continuerò a lottare insieme ai miei colleghi considerati ancora inidonei, perché si arrivi ad un’integrazione del contratto collettivo nazionale che ponga fine a questi trattamenti discriminatori e indegni di una società civile e perché si preveda, data la grandissima varietà di situazioni personali, anche la possibilità di un ‘accomodamento ragionevole che tenga conto delle intenzioni e delle professionalità del docente che si trova in condizioni di fragilità.
Perché con la sclerosi multipla non dovresti insegnare?
È una bella domanda, dal momento che il concorso a cattedra in seguito al quale sono diventata insegnante, non prevedeva che una persona con disabilità non potesse parteciparvi e io stessa sono entrata di ruolo grazie alla riserva di posti prevista per persone con disabilità e categorie protette. Inoltre, viene spesso controindicata, nei verbali delle commissioni mediche di verifica, la sorveglianza attiva sugli alunni, come se quest’ultima implicasse quasi una sorta di contenimento fisico degli allievi, niente di più lontano dalla realtà dell’insegnamento: la gestione della classe è una questione principalmente relazionale, di rapporti interpersonali, di strategie di comunicazione e di interiorizzazione di regole di comportamento. Troppi dirigenti vivono come un problema di cui liberarsi la presenza di insegnanti con disabilità e ritengono che i problemi motori o altre problematiche di salute impediscano ad un insegnante di esercitare la sua attività di insegnamento propriamente detta, mentre in realtà non vi è alcuna relazione tra le due cose, anzi questo pregiudizio sta alla base di pesantissime discriminazioni e demansionamenti che tantissimi docenti con disabilità continuano a subire. Certo, c’è la responsabilità e la sorveglianza che l’insegnante deve esercitare sulla classe nel momento in cui si trova con i ragazzi, ma questa responsabilità, che personalmente ho sempre esercitato senza problemi, è condivisa con tutto il personale della scuola e nella pratica quotidiana spesso gli insegnanti vengono supportati da figure professionali come quelle del collaboratore scolastico. E in ogni caso ci sono tante esigenze nella scuola e tante necessità di insegnamento individualizzato, anche a singoli allievi con esigenze specifiche che potrebbero soltanto giovarsi del supporto di un docente che non può per varie motivazioni più insegnare nelle classi.
Vuoi lanciare un messaggio a chi si trova nella tua stessa situazione?
Se si tratta di una situazione non scelta ma subita, non bisogna arrendersi e continuare a lottare perché venga garantito il proprio diritto al lavoro. È necessario farsi affiancare da una figura professionale, come il medico del lavoro e, in questo, le organizzazioni sindacali dovrebbero essere più informate e vicine alle diverse situazioni che i lavoratori con disabilità o fragilità vivono. Mai pensare di non valere più. Mai permettere ad altri di decidere del proprio destino.
Perché ti piace fare l’insegnante?
Essere insegnanti è un lavoro molto difficile e complesso oggi più che mai. Mia madre era insegnante elementare, ed ho respirato fin da bambina la sua dedizione e il suo amore per gli alunni. Sicuramente questo è stato fondamentale. Ho scelto di essere insegnante perché amo il contatto quotidiano con i ragazzi, dialogare con loro, accompagnarli per un tratto di strada, aiutarli a scoprire le proprie risorse e le proprie qualità. È un’età difficile e bellissima al tempo stesso.