Metti un 10 agosto incredibilmente fresco, un luogo poetico ed evocativo come il Giardino dei limoni del Circolo Meli, a Melito Porto Salvo, metti la magistrale leggerezza di parole che costruiscono e raccontano, ed ecco la somma perfetta della serata di premiazione del contest di scrittura creativa “Manuale esistenziale per un pensatore di sopravvivenza”, promosso da Città del Sole Edizioni e Circolo Culturale Meli, nell’ambito della manifestazione “Percorsi letterari – I luoghi, il tempo, le parole”.
Obiettivo alquanto altisonante quello richiesto esplicitamente dal bando del concorso: realizzare un “necessaire” esistenziale per un pensatore di sopravvivenza, redatto nelle forme più disparate (biglietti di auguri, liste della spesa, vademecum, bugiardini) purché contenute in un’unica pagina word (viva la sintesi!) e adeguatamente cosparso di ironia, q.b., sberleffo, con moderazione, sarcasmo, senza esagerare, e ovviamente, leggerezza, (Calvino docet). Nelle intenzioni dei due ideatori del contest, di cui non sveleremo mai il nome, ma che hanno comunque giurato di smettere di scrivere bandi di concorsi letterari strani, era evidente e chiara una linea surreale e di nonsense che avrebbe scoraggiato i più. Abituati come siamo a soloneggiare dalle pagine social, a emettere lapidarie sentenze tuttologhe corredate da altrettanti pareri non richiesti, tale richiesta di leggera pesantezza era quasi un invito alla diserzione, ed invece, un manipolo di coraggiosi pensatori, probabilmente inconsapevoli, non solo si è cimentato nell’agone letterario ma addirittura, ha partecipato alla premiazione, animando una piacevole serata di incontri e confronti e dimostrando di aver compreso pienamente quello che era il sottotesto evidente contenuto nel bando: un invito alla libertà di espressione nella sua forma più pura, interpretata secondo le proprie corde espressive e restituita ai presenti sotto forma di condivisione di suggestioni poetiche, idee, pensieri, parole. Perché la cultura è una cosa seria, serissima, ma la si può fare anche prendendosi un po’ in giro; con leggerezza, appunto. E lo si è capito leggendo, “Cinque gnocchi per Feuerbach” di Mara Rechichi, “Il pensatore pensa e la pensatrice calva” di Tiziana Bianca Calabrò, e “Ma se penso, a cosa penso” di Antonella Attinà, tre elaborati molto diversi tra loro, accomunati da un equilibrio perfetto tra il nonsense e il surreale che hanno ricevuto, ex aequo, il primo premio, a insindacabile giudizio della giuria; in estrema sintesi cosa succede se il Logos, camminando con un tablet in mano per lo smart working, uno smartphone per gli amici nell’altra, e, in mancanza di una terza mano, uno smartwatch per la famiglia al polso, decide di pranzare con Feuerbach e cinque gnocchi…
Maria Zema