La Locride è un barile, di quelli che contengono beni preziosi, ma destinato a prendere solo calci. Ma la Locride, fino al giro passato, aveva un unico grande progetto, piano piano stava diventando una grande location cinematografica. Il nuovo corso regionale ha cancellato tutto. Un calcio a freddo. Senza spiegare niente a nessuno. Che così si fa con le terre che non hanno difensori. Che alla fine si diventa barili se si è disposti a prendere calci. È, questa, la Straordinaria Calabria che interpreta la vita come una sagra paesana. La Calabria che continua a scegliere le proprie dirigenze fra i “vecchi amici”, invece di trovare la salvezza fra le intelligenze costrette a scappare, dei figli di nessuno.
Cosenza lancia, Reggio ribatte, di tanto in tanto la palla si ferma a Vibo per un tocco veloce. Catanzaro non vede un pallone da anni. Crotone se ne sta in panchina. E la Locride non è, neppure, convocata. I locridei sono i sudici dei sudici, il ragazzo in errore a cui di tanto in tanto si fa una carezza, gli si dice un bravo, così, tanto per dire. Una Locride fuori da tutto, dentro una Calabria che continua a essere terra di campanili e la forza, invece di spalmarsi, si concentra nel succedersi del baricentro politico. Chi vince, politicamente, si porta a casa quasi tutto, in una successione eterna da polis greca. La Calabria non è una regione, solo un insieme di città stato. E c’è stato il tempo di Catanzaro, quello di Reggio, di Crotone. Ognuno ha avuto un tempo. Solo la Locride non lo ha mai avuto, salvo a risalire i millenni. La Locride è un barile, di quelli che contengono beni preziosi, ma destinato a prendere solo calci. Basta guardare a ciò che accade per capire che la Locride sia fuori da ogni progetto, lontana dagli investimenti dinamici, quelli che coinvolgono i territori, i loro abitanti. È soggetto passivo di investimenti statici, quelli che tirano su qualche opera senza consentire, sviluppare, moti virtuosi. Stavolta che ha addirittura eletto due consiglieri regionali, viene trattata come se non ne avesse nessuno, come se il risultato rappresentasse una sfida, un osare che va punito. Solo i ciechi non vedono che non c’è altra possibilità se non quella di marciare uniti, di stare insieme e progettare collettivamente, di difendere come una sola città il meglio di qualunque delle anime locridee. E la Locride, fino al giro passato, aveva un unico grande progetto, costruito col contributo di tanti nell’arco di un decennio: la terra del cinema. Piano piano stava diventando una grande location cinematografica. L’apice del percorso si stava realizzando con la designazione di capitale calabrese della fiction. Gerace era stata scelta come luogo della lunghissima serialità. Il progetto Minoli. Il nuovo corso regionale ha cancellato tutto. Un calcio a freddo. Senza spiegare niente a nessuno. Che così si fa con le terre che non hanno difensori. Che alla fine si diventa barili se si è disposti a prendere calci. E, a giro, barili diventano le città che si credono di primeggiare sulle altre e corrono in solitaria invece di cooperare alla salvezza comune. È, questa, la Straordinaria Calabria che interpreta la vita come una sagra paesana, che sfida il futuro puntando sulle passerelle, pregando l’immagine e accantonando la sostanza. La Calabria che continua a scegliere le proprie dirigenze fra i “vecchi amici”, invece di trovare la salvezza fra le intelligenze costrette a scappare, dei figli di nessuno.