«Il rapporto parentale non può essere considerato quale univoco indice di partecipazione all’associazione mafiosa»: ecco il motivo dell’assoluzione dei 6 indagati da parte del Tribunale di Locri
La sentenza del processo scaturito dall’operazione “Canadian ‘ndrangheta Connection” è chiara: 6 degli imputati coinvolti nell’operazione hanno ottenuto l’assoluzione perché «il rapporto parentale non potrà essere considerato quale univoco indice di partecipazione all’associazione».
Il procedimento ha preso avvio a causa dell’omicidio di Carmelo Muià, detto Mino, la sera del 18 gennaio 2018 a Siderno. Il caso è rimasto irrisolto, ma ha innescato una serie di indagini che hanno permesso di arrivare a importanti intercettazioni, anche sulle utenze telefoniche di alcuni parenti della vittima.
Il processo si è definito davanti al collegio penale di Locri, composto dal presidente Fulvio Accurso e dai magistrati Federico Casciola e Rosario Sobbrio. La procura antimafia reggina ha richiesto 7 condanne, ma il Tribunale si è pronunciato assegnando due condanne (ad Antonio Mamone per 3 anni e 6 mesi di reclusione, a Marilena Gravina per 1 anno e 6 mesi con pena sospesa) e sei assoluzioni “per non aver commesso il fatto”. I nomi degli assolti sono: Antonio Galea (cl. 62), Giuseppe Macrì, Armando Muià, Giuseppe Muià (cl. 44), Vincenzo Muià (cl. 72), e Vincenzo Muià (cl. 68).