Articolo dell’ingegnere Natale Ennio Pedullà in cui, dopo un excursus sulla Calabria, ci parla dell’anfiteatro di Siderno Marina
E’ con grande onore potervi contattare dalle colonne del giornale “la Riviera”. Vorrei brevemente ricordare a ciascuno di noi da dove veniamo. Fummo locroidei della Magna Grecia, fummo, ancor di più, abitanti della “ magica Grecia” che va da capo Bruzzano a Monasterace, attuali, luogo dove, la culla della civiltà mediterranea diede a tutto il mondo i presupposti di esistenza con le leggi scritte prima che ognuno sulla terra lo facesse, con Zaleuco; istruimmo Platone, con il nostro Timeo, che venne qui da Atene ben 14 volte ad apprendere dal maestro dei maestri “ le cose della natura” a detta dello storico più attendibile Strabone e ciò 2500 anni orsono circa. Locri epizephyri aveva 7 km. Di perimetro murario quando Roma aveva 11km, costruimmo porti (i nostri avi ) strade, acquedotti e teatri ove le rappresentazioni erano attive e le genti partecipanti , al fine di scacciare, esorcizzare il male , annullare le disgrazie dei drammi portati sulla scena da Eschilo, Aristofane, Euripide ed altri ancora , per non viverli direttamente nella vita vissuta, li superavano, insieme in quelle rappresentazioni che erano attive e partecipative dagli astanti e mai passive, dato l’alto grado di coinvolgimento , potete mai credere , voi care lettrici e cari lettori che nei loro agorà , avessero mai dato le spalle al mare ? Ve lo immaginate il teatro greco–romano di Locri rivolto verso i monti anziché’ verso il mare? Immaginereste che la sacralità simbolica dei loro manufatti e delle loro costruzioni sarebbe stata sacrificata mai per qualcosa o per qualcuno? No, proprio no, essi erano troppo intelligenti ed evoluti e sceglievano i luoghi in base alla funzionalità assoluta e soprattutto rispettavano la natura che con la sua sapienza stabiliva la nascita, la vita e la convivenza delle specie vegetali, alberi, alberelli, cespugli, che nell’eco-equilibrio, assicurava, assicura, ed assicurerà la vita ad essi, alla terra e a noi poveri umani ed al regno degli animali (insetti, api, uccelli ecc.) . Ora, faccio appello alla vostra intelligenza e pongo la domanda, e ‘giusto che:
- L’anfiteatro in costruzione nella villa di Siderno sia tale da aver causato l’estirpazione di piante, arbusti, cespugli, fiori, dal luogo dove madre natura li volle mettere e/o mantenere? Non era forse meglio posizionare tale manufatto in un luogo come quello che insiste, libero da vegetazione pregiata, alla fine del lungomare lato nord (gioiosa) ove l’impatto era minore paesaggisticamente e funzionalmente e dove portare pubblico, poiché’ nel centro del lungomare sempre ve n’e’?
- Non recita, il sistema con cui è stata finanziata quest’ opera in oggetto, che occorre spendere e realizzare opere di rinverdimento, “green” per evitare la desertificazione dei luoghi? E, questa opera, con il suo “cubato di cemento armato”, lo fa il deserto, credetemi, ed anche nel cuore dei nostri avi, a cui, a mio avviso, occorre ancora e sempre portare rispetto.
- Certo non poteva essere che rivolta a monte la spalliera di tre gradini semicircolare perché’, lo so, al contrario il cemento armato avrebbe disturbato le secolari, storiche, iconiche, strabilianti, mirabolanti (per i bambini di un tempo) magiche magnolie. Allora, architetti, ingegneri, progettisti, amministratori pro-tempore, dovevate dire no! A tale, lasciatemi dire, obbrobrio, deontologicamente parlando, ma si sa tutto “fa brodo” per far qualcosa. E invece no! Dove e’ il vostro amore, dove e ‘il vostro onore, dove è il senso del bello, dell’utile veramente, dell’organizzato e voluto senso sociale?
- Dove è l’intelligenza, il buon gusto, ditemelo voi cittadini, ma di più dove è la v.i.a. (valutazione di impatto ambientale), dove è l’inventario dei beni vegetali prima ed eventualmente dopo l’intervento di pseudo riqualificazione? Ma ciò non esiste. La professionalità vera è del tutto un fatto accessorio, e vige “l’aum –aum “.
- Resta una valutazione tecnica del manufatto, che lascio ai tecnici valutatori come Fabienne Belvedere che mette in evidenza carenze progettuali ed accertati aumenti di costo del tutto arbitrari ed al solito sottaciuti da tutti (potevamo farcelo mancare tale elemento di fallimento parziale progettuale? Certo che no: ditemi se questo non è “avviso di omertà).
Detto quanto sopra , invito tutti i cittadini a far valere la propria intelligenza ed il buon senso firmando una petizione, e se non bastasse , valutare una opportuna azione giudiziaria per la rimozione , cioè demolizione dell’opera fino ad oggi eseguita (possibilissima) e rifacimento in altra area o meglio destinare i fondi al rifacimento del lungomare in modo che le mareggiate non lo danneggino e lasciare ai locresi cio’ che hanno dimostrato di saper fare in questi anni, come il teatro di moschetta da 3000 posti esposto verso il mare , da considerarsi vero attuale nostro agorà. Dico nostro perché’ è nostro, al di là dei campanilismi oggi anacronistici. Infatti, lasciamo che il teatro lo facciano loro che hanno dimostrato in questi anni di saperlo fare e dedichiamoci in Siderno ad altre attività in coordinamento e sviluppiamo le nostre peculiarità differenziandoci, come incrementare le strutture sportive di cui abbiamo bisogno (ad es. Tiro con l’arco, vela, surf, atletica leggera, tennis, club housing di vario genere, ecc.).
Abbiamo bisogno di lasciare delle cose buone ai nostri figli, nipoti, a quelli che verranno, ma ci vuole visione e professionalità. In conclusione, propongo di adottare un regolamento che preveda per ogni metro cubo di cemento messo in opera, sia nell’edilizia pubblica che in quella privata, si pianti un albero e questo sia legge ineludibile assoluta, per Siderno, ma anche per l’Italia, per l’Europa, il mondo; se vogliamo eliminare il deserto non esiste altra via che questa, se no l’ossigeno ci mancherà, l’acqua ci mancherà, la vita ci mancherà ….vi prego sopravviviamo.