Mario Alberti
Il progetto si chiama “Bella Storia”, ed altro non è che un percorso triennale di crescita personale e culturale dedicato a 50 giovani provenienti dalla Calabria e dalla Campania, promosso e finanziato da Fondazione Unipolis e realizzato da un partenariato di cooperative sociali.
In sintesi, si offrono ai giovani selezionati tre anni di percorso con un’offerta di valore centrata sulla persona, ovvero loro stessi, i giovani, le belle storie, attraverso un contributo economico annuale, una palestra di competenze, il mentoring, le attività di community engagement.
Sono previsti anche, nel triennio, alcuni camp, dove i ragazzi che partecipano al progetto Bella Storia, passano insieme alcuni giorni facendo delle attività finalizzate alla loro crescita.
Ma io che ci faccio qui?
Semplice.
Sono uno dei mentor che seguirà i ragazzi per i tre anni del progetto.
Il progetto Bella storia, giusto per dare dei riferimenti formali più precisi, è realizzato con il patrocinio di Agenzia Nazionale per i Giovani, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e Forum Disuguaglianze Diversità. È partner istituzionale la Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura. Partner strategici sono l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il Forum Disuguaglianze Diversità e Secondo Welfare. Tra i partner operativi ci sono l’Ashoka Italia, Dedalus Cooperativa Sociale, Itinerari Paralleli, Junior Achievement Italia, Kiwi società cooperativa, Sineglossa.
La cooperativa Kyosei, la mia cooperativa, insieme alla cooperativa Dedalus di Napoli, effettua le attività di mentoring.
Ma il mentor che fa?
Intanto fa la cosa che racchiude dentro di sé complessità e semplicità.
Una cosa che fai soltanto se sei.
E oltre a saperla fare, occorre saper essere.
Il mentor ascolta.
Accompagna.
Cresce.
E si, perché sostenendo le storie dei giovani si cresce, mentre si fa crescere.
Ma quali sono le storie, belle, dei giovani?
Semplice. Le nostre.
Cambiano le epoche. Sicuramente
Cambiano gli strumenti, ma non cambiano le attese, le aspirazioni, le tensioni, gli amori e i dispiaceri.
Ed a chi pensa che i giovani siano passivi, poco partecipi alla vita di un luogo direi di porsi, con la massima semplicità, una domanda.
Come il mondo degli adulti favorisce la partecipazione dei giovani.
E dalle sincere risposte ripartire.
Bella Storia è un’opportunità dalla quale tutti usciranno diversi.
Ma proprio tutti. È una teoria di cambiamento, e qui quasi scomodo Rogers.
Uno spazio fuori dagli spazi.
Un tempo di crescita sospeso e proteso.
Mentre scrivo le mie confuse righe, giovani e meno giovani giocano, saltano, parlano.
Un piccolo pezzo di società auspicabile, antidoto alla distopia che come un fungo velenoso approfitta dell’umidità dell’anima.
E per il momento, da Giffoni Bella Storia Festival è tutto.